Sul GNL in Italia pesa lo scarso utilizzo delle infrastrutture di stoccaggio già realizzate, al tasso di appena il 59% annuo, e la conseguente sostenibilità economica degli investimenti.
È ignota, se non per banali ragioni di distribuzione del potere politico tra le diverse Amministrazioni nella gestione del PNRR che vede una enorme quantità di risorse finanziarie, la ragione per cui il governo Meloni abbia deciso di attribuire al Ministero dell’Ambiente anche le competenze in materia di Sicurezza Energetica (MASI), modificando così la precedente denominazione che con il governo Draghi faceva riferimento alla sola Transizione ecologica (MITE). Era stata questa un’ulteriore modifica, dopo quelle che avevano aggiunto all’Ambiente anche la tutela del Territorio e del Mare (MATTM).
Conseguentemente, il Piano nazionale per l’energia è stato reso più complesso per tener conto degli obiettivi di decarbonizzazione decisi a livello europeo, attraverso la predisposizione di un Piano Integrato per l’Energia ed il Clima con l’orizzonte al 2030.
Ci sono due aspetti che vanno preliminarmente esaminati, considerando le funzioni amministrative a livello ministeriale: l’errore fondamentale, a mio avviso, che risale alla istituzione del Ministero dell’Ambiente, consiste nell’aver scelto una formula mista, come amministrazione in cui pianificazione, gestione e controllo si intersecano continuamente con le competenze delle altre amministrazioni sia centrali che regionali e locali.
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