«Sindrome da fine scuola»: cos’è e come aiutare bambini e ragazzi a superarla

Teresa Maddonni

29 Maggio 2024 - 21:33

I consigli dei pediatri per affrontare la sindrome da fine anno scolastico che colpisce bambini e adolescenti. Tutto sui sintomi e cosa fare per attenuarli.

«Sindrome da fine scuola»: cos’è e come aiutare bambini e ragazzi a superarla

Con l’anno scolastico giunto ormai al termine si presenta anche la “sindrome da fine scuola” che colpisce gli studenti. Ma cos’è la “sindrome da fine scuola”? Come si possono aiutare bambini e ragazzi a superarla?

Niente di grave, non si tratta di una brutta malattia, ma la “sindrome da fine scuola”, riconosciuta dai pediatri italiani, è semplicemente l’eccessiva stanchezza, con sintomi precisi, che si presenta dopo mesi tra i banchi e che coincide con l’arrivo del caldo e più ore di luce nella giornata.

A parlare della “sindrome da fine scuola” è stata la dottoressa Elena Bozzola, consigliera della Società italiana di pediatria (Sip) e presidente dell’associazione Onlus “Il bambino e il suo pediatra” in una intervista rilasciata all’Adnkronos.

Come per il rientro a scuola a settembre, anche per la “sindrome da fine scuola” i pediatri danno consigli ai genitori per aiutare bambini e ragazzi ad affrontarla con serenità. Vediamolo nel dettaglio.

Cos’è la “sindrome da fine scuola”: i sintomi

Stanchezza, sonno e inappetenza: sono questi i sintomi della “sindrome da fine scuola” cui soffrirebbero i bambini. Anche gli studenti più grandi - pensiamo ai ragazzi e alle ragazze della secondaria di primo e secondo grado - non sono meno esposti alla “sindrome da fine scuola”, specie coloro che dovranno affrontare gli esami di Stato, quelli di terza media e la Maturità 2024.

Maggio è ancora il periodo degli ultimi compiti in classe, delle interrogazioni, della corsa al ripasso prima della prova finale. I bambini devono poi prepararsi alla recita di fine anno che ha un certo carico emotivo.

Come sottolinea Bozzola ad Adnkronos, i bambini e ragazzi cominciano ad accusare la stanchezza dovuta anche a fattori ambientali:

Comincia a fare più caldo, aumenta la luce, le giornate si allungano e questo influisce sul sonno. Sia piccoli che più grandi tendono a rimanere svegli, cambia il ciclo sonno-veglia e questo ha ripercussioni sul numero di ore di sonno “buono”. E se un bambino dorme meno o si risveglia più volte durante la notte ne risente tutta la giornata. È più irritabile, inappetente. Una inappetenza che è già fisiologica quando aumentano le temperature, si tende a mangiare un po’ di meno, ma anche a bere di meno.

Bambini e adolescenti, quindi, in questo periodo dell’anno scolastico sentono più sonno e meno fame con un calo fisiologico dovuto al cambio di stagione e alla stanchezza accumulata nei mesi precedenti.

“Sindrome da fine scuola”: i consigli per aiutare bambini e ragazzi a superarla

Per aiutare bambini e ragazzi a superare la “sindrome da fine scuola” i pediatri forniscono dei consigli molto semplici ai genitori e sono:

  • garantire un’alimentazione ricca di acqua, vitamine e sali minerali, quindi aumentare le porzioni di frutta e verdura e prevedere pasti più leggeri. L’idratazione è importante dal momento che con il caldo si perdono liquidi;
  • rispettare le abitudini dei bambini e favorire quindi, per esempio, il sonnellino pomeridiano senza alterare la routine perché vi sono più ore di luce;
  • gli adolescenti, specie coloro che devono affrontare l’esame di Stato, devono essere sostenuti nell’organizzazione dello studio al fine di poter incanalare tutte le energie nello sprint finale;
  • favorire l’attività sportiva e il gioco;
  • garantire a bambini e ragazzi almeno 8-9 ore di sonno.

Sempre Bozzola dà un ulteriore consiglio ai genitori e che ha a che fare con la salute mentale dei figli invitandoli a “non accrescere lo stress dei ragazzi con le loro ansie, con paragoni con fratelli e sorelle o con una esagerata attenzione al voto finale” concludendo che i ragazzi “devono essere aiutati a dare il massimo nella loro prima grande prova che non deve essere ricordata come ansia e paura, ma come un piccolo grande traguardo”.

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