Casi in forte aumento in Sudamerica e le autorità hanno dichiarato l’emergenza sanitaria. Vediamo di che malattia si tratta e se dobbiamo preoccuparci.
Cresce la preoccupazione in Perù dopo un aumento dei casi della sindrome di Guillain-Barré tanto che le autorità nazionali hanno dichiarato l’emergenza sanitaria. Da ora e per i prossimi 3 mesi si metterà in pratica un piano d’azione basato su sorveglianza epidemiologica, indagine e controllo dell’aumento dei casi e cure adeguate a chi è affetto dalla patologia.
A tutto questo ci si è arrivati dopo che i decessi legati alla malattia sono arrivati a 4 e dopo che da inizio anno i casi nel paese sono arrivati a 182. Vediamo cos’è la sindrome di Guillain-Barré e se c’è da preoccuparsi anche in Europa.
Sindrome di Guillain-Barré: cos’è e sintomi
La sindrome di Guillain-Barré è una malattia rara di origine immunitaria che colpisce il sistema nervoso. In genere si registrano 1-2 casi ogni 100mila abitanti, soprattutto persone di sesso maschile, ma nell’ultimo periodo in Perù c’è stato un aumento preoccupante. La malattia attacca i nervi periferici, quelli che connettono il cervello al midollo e con il resto del corpo. Il sistema immunitario, non si sa per quale motivo, inizia ad attaccare i nervi provocando problemi soprattutto muscolari.
I sintomi sono una debolezza agli arti inferiori che poi progressivamente sale verso quelli superiori, ma anche altri muscoli possono essere interessati come ad esempio quelli del viso. Tutto questo può quindi portare a difficoltà respiratorie, deglutizione e linguaggio, alterazioni della frequenza cardiaca, pressione sanguigna e temperatura corporea. Nelle prime 2-4 settimane dalla comparsa dei sintomi si entra in una fase abbastanza stazionaria, poi dalla sesta settimana in poi inizia il recupero che può durare anche diversi anni.
La differenza con il covid-19
Nonostante sia stata dichiarata emergenza sanitaria, la sindrome di Guillain-Barré è una malattia del tutto diversa dal covid-19, anche se potrebbe avere correlazioni con essa. Va detto innanzitutto che non si tratta di una malattia contagiosa ma è una malattia autoimmune che attacca il sistema nervoso. Quindi non c’è pericolo di ampia diffusione così come non c’è pericolo che possa diventare una pandemia.
Ciò che preoccupa potrebbe essere una correlazione con il virus del covid-19. Si tratta di una malattia nuova ancora poco conosciuta e per questo si stanno facendo delle ipotesi su cosa possa generare lo sviluppo della sindrome. È stato accertato che più della metà dei casi ha avuto i primi sintomi dopo alcuni giorni o settimane da un’infezione respiratoria o all’apparato gastrointestinale, forse anche covid-19.
Come si cura
Trattandosi di una malattia nuova non esistono ancora cure specifiche. Il pericolo per chi presenta i sintomi sono la paralisi facciale e l’insufficienza respiratoria che può portare alla morte. In questi casi diventa fondamentale la respirazione assistita e l’alimentazione per via venosa. L’unica cura farmacologica è quella antidolorifica e anticoagulante per impedire la formazione di trombi.
Trattandosi di malattia autoimmune si sta tentando di curare il problema con due tecniche: la prima è la plasmaferesi che separa il plasma con la parte cellulare del sangue che poi viene reintrodotta nel corpo senza gli anticorpi che attaccano il sistema nervoso. La seconda prevede la somministrazione di immunoglobuline con anticorpi sani che hanno lo scopo di fermare quelli danneggiati.
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