Smart working: novità per i dipendenti con il nuovo Dpcm? Ecco cosa prevede

Teresa Maddonni

03/03/2021

Smart working: per i dipendenti sono confermate con il nuovo Dpcm Draghi le novità introdotte in materia di lavoro agile da precedenti disposizioni. Vediamo cosa prevede nel dettaglio il testo in vigore dal 6 marzo al 6 aprile.

Smart working: novità per i dipendenti con il nuovo Dpcm? Ecco cosa prevede

Smart working: le novità per i dipendenti con il nuovo Dpcm firmato da Draghi non ci sono dal momento che restano le regole previste dalle precedenti disposizioni.

Il nuovo Dpcm in vigore dal 6 marzo al 6 aprile stabilisce che lo smart working o lavoro agile per i dipendenti privati resta fortemente raccomandato.

Disposizioni a parte con il nuovo Dpcm riguardano al solito i dipendenti pubblici e anche in questo caso si raccomanda il ricorso allo smart working. Per i dipendenti pubblici in particolare restano le regole ad hoc individuate con il decreto del ministero per la Pubblica Amministrazione di dicembre.

Ricordiamo che le disposizioni sullo smart working, previsto in procedura semplificata, sono state prorogate fino al 30 aprile data in cui dovrebbe terminare, a oggi, lo stato di emergenza.

Vediamo quali sono le regole per lo smart working con il nuovo Dpcm.

Smart working: cosa prevede il nuovo DPCM

Il ricorso allo smart working è raccomandato per i dipendenti con il nuovo Dpcm Draghi come nelle precedenti disposizioni.

Per le attività professionali il medesimo raccomanda che:

  • esse siano attuate anche mediante modalità di lavoro agile, ove possano essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza;
  • siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti nonché gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva;
  • siano assunti protocolli di sicurezza anti-contagio e, laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro come principale misura di contenimento, con adozione di strumenti di protezione individuale;
  • siano incentivate le operazioni di sanificazione dei luoghi di lavoro, anche incentivando a tal fine forme di ammortizzatori sociali.

Il nuovo Dpcm prevede per lo smart working quanto segue:

“È fortemente raccomandato l’utilizzo della modalità di lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati, ai sensi dell’articolo 90 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nonché di quanto previsto dai protocolli di cui agli allegati 12 e 13 al presente decreto.”

Dunque è fortemente raccomandato il ricorso allo smart working in modalità semplificata. Nel nuovo Dpcm viene anche specificato che i datori di lavoro pubblici e privati devono scaglionare gli orari di ingresso e di uscita dei propri dipendenti. Si legge nel testo infatti:

“Le pubbliche amministrazioni dispongono una differenziazione dell’orario di ingresso e di uscita del personale, fatto salvo il personale sanitario e socio sanitario, nonché quello impegnato in attività connessa all’emergenza o in servizi pubblici essenziali. È raccomandata la differenziazione dell’orario di ingresso del personale anche da parte dei datori di lavoro privati.”

Smart working per i dipendenti pubblici nel nuovo DPCM

Non ci sono grandi novità per i dipendenti pubblici in materia di smart working con il nuovo Dpcm che conferma quanto disposto dal precedente.

Il nuovo testo in vigore richiama ancora una volta il decreto per lo smart working nella PA firmato dalla ex ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone lo scorso 19 ottobre 2020. Le misure sono state prorogate con successivo decreto e ora fino al 30 aprile.

Nel nuovo Dpcm firmato da Draghi si legge che:

“Le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, assicurano le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità e l’effettività del servizio erogato con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione, garantendo almeno la percentuale di cui all’articolo 263, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.”

Il riferimento è che comunque lo smart working nella PA sia almeno al 50%, ma in ogni caso portato alla maggiore percentuale possibile quindi anche al di sopra della soglia suddetta.

Il Dpcm che sarà in vigore fino al 6 aprile stabilisce al solito che ciascun dirigente con immediatezza:

  • organizzi il proprio ufficio assicurando, su base giornaliera, settimanale o plurisettimanale, lo svolgimento del lavoro agile nella percentuale più elevata possibile, e comunque in misura non inferiore a quella prevista dalla legge, del personale preposto alle attività che possono essere svolte secondo tale modalità, compatibilmente con le potenzialità organizzative e l’effettività del servizio erogato;
  • adotti, nei confronti dei dipendenti di cui all’articolo 21-bis, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, nonché, di norma, nei confronti dei lavoratori fragili ogni soluzione utile ad assicurare lo svolgimento di attività in modalità agile anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento come definite dai contratti collettivi vigenti e lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale.

Lo smart working per i dipendenti pubblici, contrariamente a quanto disposto dal decreto per il lavoro agile nella PA, deve essere portato al massimo ove possibile per tutti e principalmente per i lavoratori fragili. Per i lavoratori fragili restano quindi in vigore le regole stabilite dalla legge di conversione del decreto Agosto.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO