Si pensa a un sistema di incentivi per le case green che, però, non potranno in ogni caso interessare tutti. Vediamo a chi potrebbero spettare.
La direttiva case green sicuramente è un impegno molto grande per l’Italia visto che il suo patrimonio immobiliare risulta per la maggior parte antiquato. Per la riqualificazione e l’efficientamento energetico dovranno essere studiati nuovi strumenti dopo l’enorme flop registrato con il superbonus.
Quest’ultimo, sicuramente, poteva essere il modello giusto per migliorare l’efficienza energetica degli immobili in Italia, ma il grosso errore è stato quello di concederlo in maniera generalizzata, indipendentemente dal reddito e dalla tipologia di intervento e di abitazione.
Attualmente l’Italia conta circa 77milioni di edifici di cui circa la metà sono abitazioni con le prestazioni energetiche pessime.Circa il 36% dei gas serra emessi provengono dagli edifici e la direttiva case green mira proprio ad annullarli entro il 2050, data entro la quale è richiesto che tutti gli Stati aderenti raggiungano la neutralità climatica (entro il 2030 si dovrà ridurre l’emissione del 16% ed entro il 2035 del 22%).
Per più della metà delle riqualificazioni, però, si dovrà intervenire sugli edifici che hanno le prestazioni più basse (F e G).
Direttiva case green, traguardo difficile per l’Italia
Proprio per la composizione del suo patrimonio edilizio, per l’Italia centrare l’obiettivo della direttiva non sarà particolarmente facile. L’Ape è obbligatorio per vendere, affittare e ristrutturare le case dal 2009 e su 4,6 milioni di attestazioni rilasciate, il 54% riguarda edifici in classi energetiche F o G. Gli Ape, però, non rappresentano la totalità degli edifici ed è pensabile che le case più vecchie e meno efficienti, al momento, sono proprio prive di un attestato di prestazione energetica.
Questo fa comprendere a grandi linee quello che deve essere l’intervento di riqualificazione da parte dello Stato italiano.
Uno degli aiuti potrebbe venire dalle banche
Ad aiutare in tal senso potrebbero essere le banche mettendo a disposizione flussi di denaro erogato per la riqualificazione energetica.
Un primo aiuto, già in campo, è costituito dai mutui green, mutui concessi a tassi più vantaggiosi per chi utilizza l’importo per acquistare immobili in classe energetica in classe A o B.
Le banche, però, non sono in possesso delle giuste informazioni sui risparmi energetici per poter intervenire nel finanziare, magari, gli interventi di riqualificazione. Proprio per questo motivo si potrebbero offrire tassi diversi in base alla tipologia di interventi sulla fasa riga dei mutui green.
Sostegni solo per alcuni
Tutto questo, ovviamente non basta e serviranno incentivi fiscali per aiutare chi deve riqualificare il proprio immobile. Fino a ora sicuramente si è assistito all’erogazione di agevolazioni fiscali troppo generose e non mirate che hanno avuto effetti nefasti sulle finanze pubbliche (soprattutto il superbonus).
Proprio per evitare quello che è accaduto con il superbonus, si prevede di agire con sostegni mirati che vadano a dare priorità ai nuclei familiari con redditi più bassi. Ma non sono solo queste le discriminanti per gli incentivi statali.
Quello che si sta pensando, infatti, è di favorire non solo chi ha bisogno, ma anche chi è residente e chi ha un immobile nella classe energetica peggiore.
Le famiglie che saranno privilegiate nell’ottenere gli incentivi saranno quelle:
- con reddito più basso;
- nuclei familiari residenti nell’immobile (saranno privilegiate, quindi, le prime case a discapito delle seconde);
- abitazioni non efficienti energeticamente.
Molto probabilmente gli incentivi caratterizzati da sussidi diretti saranno mirati alle persone che rientrano, contemporaneamente, in tutti e tre questi requisiti e di fatto, quindi, i nuclei familiari con reddito basso che vivono in un immobile dalle basse prestazioni energetiche.
Anche per queste categorie, in ogni caso, ci sarà un ordine di precedenza, privilegiando gli edifici con prestazioni peggiori abitati per la maggior parte del tempo. In questo scenario a finire in fondo alla lista sarebbero, appunto, le seconde case.
© RIPRODUZIONE RISERVATA