Spesa post coronavirus: come cambierà la domanda alimentare?

Anna Maria Ciardullo

22 Aprile 2020 - 19:00

La spesa post coronavirus non sarà più la stessa. Ecco come cambierà la domanda alimentare degli italiani.

Spesa post coronavirus: come cambierà la domanda alimentare?

Come sarà la spesa post coronavirus e come cambierà la domanda alimentare? Sulle nostre tavole dopo la pandemia vedremo sempre più piatti a base di pasta e riso e sempre meno vini e formaggi di qualità.

Questo è lo scenario dipinto dal rapporto sulle prospettive a breve termine della Commissione Europea, che ha analizzato il comportamento dei consumatori e i cambiamenti dovuti alle misure di contenimento messe in atto per rispondere alla pandemia.

A quanto pare, ciò a cui assisteremo sarà una sorta di ritorno alle origini e alla semplicità, alla produzione locale, una tendenza che vedrà protagonisti soprattutto gli acquisti legati alle necessità di base.

Spesa post coronavirus: cosa cambia?

In Italia, così come in numerosi altri Paesi del mondo, si è verificata una vera e propria corsa ai beni essenziali. L’intera spesa degli italiani si è adattata alla situazione e i consumatori hanno privilegiato l’acquisto di pasta, riso e prodotti in scatola.

L’aumento delle vendite di questi prodotti è stato trainato dal bisogno spasmodico di fare scorta, dettato dalla necessità di ridurre le uscire e spesso anche dal timore ingiustificato di non trovare più disponibili le merci a scaffale.

Le misure di contenimento dell’epidemia stanno modificando i comportamenti degli acquirenti, sempre più orientati a privilegiare prodotti di tipo “domestico” .

Oltre quelli già elencati, tra i più richiesti si aggiungono: farina, frutta e verdura, uova e il lievito, quest’ultimo andato letteralmente a ruba in Italia.

Sempre meno spazio avranno, invece, gli alimenti più tipici dei consumi fuori casa, come i tagli di carne pregiati, il vino e formaggi DOP e IGP, che già stanno soffrendo un calo della domanda.

L’andamento della domanda alimentare

Nel 2020 l’agricoltura in Europa dovrà fare i conti con una domanda alimentare sempre più orientata a soddisfare le necessità di base.

Piuttosto robusta è stata la richiesta di frutta non deperibile come mele e arance, mentre il picco di produzione stagionale e il calo delle esportazioni verso la Cina stanno facendo precipitare i prezzi del latte alla stalla.

La crisi potrebbe rappresentare una battuta d’arresto anche per l’olio d’oliva, in particolare della domanda nei Paesi del Nord Europa, che aveva registrato un segnale positivo costante negli ultimi anni.

Anche il prezzo del grano è stato travolto dal coronavirus. In questo caso, però, l’impatto della pandemia è risultato più che positivo, visto che le quotazioni della materia prima sono decollate.

In futuro, per soddisfare la spesa post coronavirus, potrebbe essere produttivo investire ulteriormente sull’agricoltura nazionale, in grado di offrire produzione di qualità e prodotti più freschi, quindi più duraturi, stringendo altresì rapporti di filiera virtuosi e accordi che valorizzino i punti forti del Made in Italy.

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