Per il secondo trimestre del 2020, Starbucks prevede un crollo del 50% delle vendite nei suoi punti vendita cinesi: primo colpevole il coronavirus
Starbucks prevede un calo delle vendite pari al 50% in Cina a causa del coronavirus. La compagnia dipinge un quadro nero per quel che riguarda il secondo trimestre del 2020, pronto a far registrare una fortissima debolezza, malgrado la riapertura dei negozi sul territorio arresti il vero e proprio crollo di febbraio.
La chiusura obbligata nelle zone calde della Cina è costata un -78% rispetto l’anno precedente e un forte calo del traffico clienti anche tra i punti ancora aperti, come hanno osservato il CEO Kevin Johnson e il direttore finanziario Patrick Grismer.
L’interruzione ha costretto Starbucks ad adeguare in modo significativo le prospettive del secondo trimestre. Prima dell’emergenza coronavirus, la società prevedeva vendite in crescita media del 3%.
Ora stima un calo del 50%, per un colpo alle proprie casse che oscilla tra i 400 e i 430 milioni di dollari rispetto alle aspettative iniziali.
Starbucks: calo vendite del 50% in Cina a causa del coronavirus
Il colosso del caffè ha chiuso circa l’80% delle suoi punti cinesi a febbraio, per poi procedere alla riapertura grossomodo nel corso delle ultime settimane.
Oggi oltre il 90% dei negozi Starbucks in Cina è aperto al pubblico, ma le cose non sono affatto tornate alla normalità. I punti vendita aperti fanno ancora orari ridotti e limitano i posti a sedere, al fine di mantenere i clienti a distanza l’uno dall’altro.
Alcuni garantiscono solo la consegna, e anche se la società prevede che il 95% dei negozi sarà aperto entro la fine del secondo trimestre, il servizio continuerà a essere limitato.
La compagnia sta poi prendendo altre misure per ridurre la diffusione del virus: i dipendenti indossano mascherine e vengono sottoposti quotidianamente a controlli della temperatura. Inoltre, evitano di avere contatti con i clienti e mantengono le distanze consigliate.
Eppure, le comunicazioni dai vertici annunciano “conseguenze comunque limitate”, con segnali di ripresa che si mostrano incoraggianti:
“Abbiamo fiducia nella forza del marchio Starbucks e nella redditività a lungo termine. Il potenziale di crescita della nostra attività in Cina resta forte”.
Con l’avanzare del virus, l’azienda comincia anche ad apportare modifiche alle proprie modalità di business in Nord America. Da poco ha annunciato la sospensione dell’uso di tazze personali nei suoi negozi.
Di solito i dipendenti mettono a disposizione tazze invece dei bicchieri di carta solo su richiesta esplicita degli utenti. La società sta inoltre apportando miglioramenti alle procedure di pulizia dei suoi punti vendita nordamericani.
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