A breve gli Usa inizieranno a stabilire basi militari temporanee lungo la catena delle isole Nansei (Giappone) per schierare unità missilistiche in caso di “circostanze impreviste” a Taiwan.
La questione Taiwan si sta facendo sempre più complessa. Fin da quando nel febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina, si è iniziato a parlare di un momento “adatto” per la Cina di riprendere il possesso della fu Formosa.
Al momento della sua riconferma, il presidente Xi Jinping ha ribadito la promessa di realizzare la riunificazione entro il 2049, con la Cina che da sempre considera Taiwan come “un’isola ribelle” da riportare sotto il pieno controllo di Pechino.
Lo scoppio della guerra in Ucraina così è stato interpretato come il momento buono per sistemare questa faccenda una volta per tutte, con l’esercito cinese da tempo in stato di massima allerta tra massicce esercitazioni nel Mar di Taiwan e, per la prima volta, la messa in stato di operatività anche di testate nucleari.
Gli Stati Uniti sono una sorta di protettori di Taipei e, in caso di un attacco da parte della Cina, già hanno avvertito Pechino che interverrebbero militarmente in difesa del proprio alleato; ad agitare ulteriormente le acque in Oriente poi c’è il patto militare tra Russia e Corea del Nord, un’asse che ha messo in allarme anche Corea del Sud e Giappone, paesi da sempre vicini all’Occidente.
Il fatto che Donald Trump - nemico giurato più della Cina che della Russia - abbia in mente un piano di pace in Ucraina per arrivare a breve a un cessate il fuoco, ci fa capire come il prossimo presidente degli Stati Uniti voglia concentrare tutte le risorse militari in Asia e non in Europa.
Del resto gli Usa - i cui arsenali sono stati svuotati da continue forniture a Kiev - non possono permettersi di dividersi su tre fronti: Ucraina, Israele e Taiwan. Il disimpegno dal Vecchio Continente così andrebbe a liberare risorse fondamentali per affrontare l’unica potenza capace di intaccare il dominio politico ed economico di Washington: la Cina.
In questo scenario, la notizia di un nuovo accordo di cooperazione militare tra Stati Uniti e Giappone - nel contesto delle crescenti tensioni con Cina, Corea del Nord e Federazione Russa -, ci fa capire quanto sia alto il rischio di una guerra nel Pacifico.
leggi anche
L’esercito cinese si prepara alla guerra
Gli Stati Uniti schierano truppe vicino Taiwan
Nei prossimi mesi le forze armate statunitensi inizieranno a stabilire basi militari temporanee lungo la catena di isole Nansei - in Giappone - per schierare unità missilistiche in caso di “circostanze impreviste” a Taiwan.
Lo riferisce l’agenzia di stampa giapponese Kyodo Tsushin citando fonti informate, fornendo anche i dettagli di quest’accordo.
Da notare che questo arcipelago comprende tutte le isole situate nell’Oceano Pacifico a sud di 31 gradi di latitudine nord e appartenenti al Giappone (eccetto le Isole Bonin), tra cui Okinawa e molte altre.
Il Reggimento di difesa costiera statunitense, armato con sistemi di lancio di razzi altamente mobili, verrebbe schierato lungo la suddetta catena di isole, che comprende le prefetture di Kagoshima e Okinawa e si estende fino a Taiwan.
Il dispiegamento di questa formazione sarà incluso nel primo piano operativo congiunto tra Stati Uniti e Giappone per risolvere “contingenze” che coinvolgono la Cina e Taiwan, con la versione finale dell’intesa che sarà predisposta nel prossimo mese.
Per quanto riguarda l’esercito giapponese, si occuperà principalmente delle questioni di approvvigionamento, consegnando carburante, munizioni e altri rifornimenti necessari. Inoltre, le forze armate statunitensi schiereranno nelle Filippine le unità di potenza di fuoco a lungo raggio della Multimedia Task Force, progettate per operare nell’aria, nell’acqua, nello spazio, nel cyberspazio e nell’informazione, nonché sulla terra.
Lo scopo di tutte queste manovre sarebbe quello di essere pronti in caso di una “emergenza” a Taiwan, ovvero lo scoppio di una guerra derivante da un’invasione da parte della Cina. Se in Ucraina si vocifera che presto si potrebbe arrivare a un cessate il fuoco, in Oriente la situazione sembrerebbe diventare sempre più incandescente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA