Stipendi, fino a 1.200 euro in meno con la riforma delle imposte locali: chi rischia e perché

Simone Micocci

1 Aprile 2022 - 11:48

La riforma delle imposte locali, con il passaggio dalle addizionali alla sovrimposta, potrà comportare un taglio dello stipendio netto. Da 40 a 1.200 euro in meno l’anno, ecco chi rischia di più.

Stipendi, fino a 1.200 euro in meno con la riforma delle imposte locali: chi rischia e perché

La riforma delle buste paga non è ancora finita e per molti stipendi potrebbe essere all’orizzonte un ulteriore taglio che, nel peggiore dei casi, potrà essere di 1.200 euro l’anno.

La colpa è della riforma che andrà a interessare addizionali regionali e comunali, ossia quelle imposte che si applicano sul reddito imponibile ai fini Irpef in una percentuale che, così come per le aliquote Irpef nazionali, varia a seconda della fascia di reddito del contribuente. Nel dettaglio, la legge delega fiscale ha previsto un passaggio dalle addizionali Irpef alla cosiddetta sovrimposta - aliquota locale che invece si applica al gettito del tributo erariale - con alcune realtà locali che dovranno necessariamente aumentare le aliquote se vogliono garantirsi lo stesso gettito.

Le prime previsioni non sono positive in quanto per un’ampia fetta di contribuenti ci potrebbe essere un ulteriore “taglio” dello stipendio netto.

Dalle addizionali alle sovrimposte: cosa significa

Ma cosa prevede questo passaggio? Nel dettaglio, il governo viene delegato a introdurre sovrimposte regionali o comunali all’Irpef, in sostituzione delle attuali addizionali. Le sovrimposte altro non sono che aliquote locali che si applicano al gettito del tributo erariale, mentre le addizionali corrispondono a delle aliquote locali da applicare alla base imponibile erariale.

Un passaggio che comporterà dei cambiamenti: ad esempio, con la sovrimposta non sarà più possibile fissare delle soglie di esenzione, né tantomeno delle aliquote differenziate per alcune fasce di reddito. Sarà il governo, infatti, ad avere l’ultima parola sul fronte della progressività dell’Irpef, con regioni e comuni che nel fissare l’aliquota di base, o di equilibrio, della sovrimposta non potranno discostarsi da quelli che sono i limiti stabiliti a livello nazionale.

Tuttavia, nonostante l’intenzione del legislatore sia stata quella di tutelare le realtà locali garantendo più o meno lo stesso gettito, questa comporterà comunque delle conseguenze sia per gli enti locali che per i contribuenti. Il passaggio alla sovrimposta, infatti, prevede che - al fine di garantire una parità di gettito complessivo - questa risulti proporzionalmente più elevata, rispetto all’aliquota precedente, nelle realtà più ricche rispetto a quelle con livelli di reddito più bassi.

Nel dettaglio, l’aliquota base della sovrimposta - calcolata sulla base del rapporto tra il gettito complessivo dell’addizionale comunale all’Irpef e il gettito Irpef - sarà del 3,1% per i comuni e 7,5% per le regioni. Garantirà un’invarianza del gettito nazionale, ma non a tutte le realtà locali permetterà di rientrare in quello che è il gettito attuale.

Specialmente per tutelare quelle penalizzate dalla nuova aliquota, viene garantito uno spazio di manovra, prevedendo un’aliquota di equilibrio che permetterà loro di garantirsi lo stesso gettito previsto con le addizionali. Viene fissato un range entro cui queste potranno muoversi, ma ci saranno regioni e comuni, soprattutto quelli più poveri, che per garantirsi lo stesso gettito dovranno prevedere un’aliquota quanto più vicina al limite massimo fissato. Il tutto a scapito dei contribuenti.

Dalle addizionali alle sovrimposte: quanto si perde sullo stipendio

Vi abbiamo già spiegato il motivo per cui la riforma fiscale danneggia i redditi fino a 30 mila euro. Ebbene, a quanto pare non è finita in quanto il passaggio dalle addizionali Irpef alle sovrimposte comporterà un ulteriore aggravio sullo stipendio.

Tant’è che verrebbe da chiedersi dov’è il risparmio tanto vantato dal governo nel presentare la riforma fiscale.

In questo caso, però, a pagare maggiormente per la riforma delle addizionali Irpef sono i redditi più alti. Nel dettaglio, secondo le stime di ItaliaOggi, la stangata sarà per i redditi già sopra i 55 mila euro, in quanto:

  • sotto i 30 mila euro l’aggravio massimo potrà essere di 40 euro l’anno, una fascia compresa tra il 20 e il 30 per cento di contribuenti;
  • sopra questa fascia l’effetto sovrimposta sarà sempre più tangibile, e tra i 40 e i 55 mila euro ci sarà un maggiore esborso che può toccare i 200 euro l’anno;
  • tra i 55 mila e i 75 mila, invece, il taglio annuo può arrivare a toccare i 400 euro;
  • ancora peggio per chi guadagna più di 75 mila euro l’anno, con una “penalizzazione” di circa 1.200 euro annui.

Trattandosi d’imposte locali, ovviamente, il taglio dipenderà da dove ci si trova. Visto quanto detto in precedenza, a essere maggiormente penalizzati potrebbero essere coloro che si trovano nelle realtà locali più povere, ma attenzione perché non è da escludere che anche quelle più ricche possano decidere di attuare un’aliquota di equilibrio quanto più vicina al massimo previsto così da poter persino aumentare il loro gettito.

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