Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, propone al governo Meloni di tagliare il cuneo fiscale per far aumentare gli stipendi: una misura da fare rinunciando agli sgravi per le assunzioni.
Tasse sul lavoro più basse e non sgravi per le assunzioni. È questa la ricetta, oltre che la richiesta, del presidente di Confindustria Carlo Bonomi. In occasione della presentazione del nuovo Affari&Finanza di Repubblica, il numero uno degli industriali rivolge un chiaro messaggio al governo, chiedendo di tagliare il cuneo fiscale, aiutando così le imprese e rendendo più alti gli stipendi dei lavoratori.
Il punto da cui parte Bonomi riguarda il costo del lavoro: il problema è, a suo giudizio, che in Italia si pagano “più tasse sul lavoro che sulle rendite finanziarie”. E da qui arriva alla sua idea: secondo il presidente di Confindustria non servono gli incentivi per gli imprenditori che assumono. D’altronde, spiega, “è il mio mestiere: io non devo essere premiato perché assumo”.
La richiesta degli industriali è, quindi, quella di tagliare le tasse sul lavoro. Una battaglia che Confindustria porta avanti da ormai due anni, come ricorda lo stesso Bonomi: il punto su cui chiede di intervenire è il taglio del cuneo fiscale, su cui si interviene quando c’è la legge di Bilancio, ma poi il processo si arresta lì.
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Bonomi spiega per quale motivo ritiene che il taglio del cuneo fiscale sia l’intervento più urgente in questo momento per aiutare i lavoratori italiani e anche le imprese. Il presidente di Confindustria paragona gli effetti di questa misura con il riordino delle aliquote Irpef previsto dalla riforma fiscale: una misura che porterebbe a un risparmio “da 300 euro per famiglia”.
Ben diverso, spiega, sarebbe il discorso con un vero taglio del cuneo fiscale. Secondo la proposta degli industriali si potrebbe arrivare a un risparmio di 1200 euro - semplicemente pagando meno tasse sul lavoro - per chi ha un reddito fino a 35mila euro.
La posizione di Confindustria sul salario minimo
Bonomi si sofferma anche sulla questione del salario minimo, spiegando di non avere problemi sul tema. Per un motivo: “Le proposte di legge depositate in Parlamento parlano di 9 euro lordi l’ora, i contratti collettivi nazionali del sistema Confindustria sono tutti superiori ai 9 euro”.
Il punto, secondo il presidente degli industriali, è che il tema dei salari bassi in Italia esiste, ma è altrove: “Sappiamo dove sono concentrati, servizi, commercio, finte cooperative. Vogliamo contrastarli? Noi siamo d’accordo”. E per farlo bisognerebbe incrociare le informazioni sui pagamenti e le ore effettivamente lavorate, il che permetterebbe di “rivelare subito chi non paga”.
Stipendi, l’appello al governo
Il discorso relativo a chi non paga o paga poco, secondo Bonomi, è stato già affrontato da Confindustria con i governi Conte e con il governo Draghi. Alla fine non è mai stato approfondito e ora gli industriali si rivolgono di nuovo al governo: “Metteteci nelle condizioni di fare quello che sappiamo fare”.
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