Imprese e paradisi fiscali: se evadono le tasse stop agli aiuti statali

Rosaria Imparato

15 Luglio 2020 - 11:07

Stop aiuti statali alle imprese se evadono le tasse, ovvero se portano i loro affari nei paradisi fiscali: lo afferma la Commissione Europea in una raccomandazione agli Stati membri.

Imprese e paradisi fiscali: se evadono le tasse stop agli aiuti statali

Imprese e paradisi fiscali, dalla Commissione Europea arrivano precise indicazioni: stop agli aiuti statali se le aziende si macchiano di evasione.

Si tratta di una raccomandazione data dalla Commissione Europea agli Stati membri, e nel mirino non ci sono solo le aziende che spostano i propri affari nei paradisi fiscali per pagare meno tasse, ma anche le società condannate per reati gravi, come mafia, corruzione, terrorismo, riciclaggio, lavoro minorile, o in violazione degli obblighi relativi al pagamento di imposte o contributi previdenziali.

La crisi portata dal Covid non ha precedenti, spiega il Commissario alla concorrenza Margrethe Vestager, e non è accettabile che le imprese che beneficiano degli aiuti pubblici -elargiti dagli Stati membri- e poi eludano le tasse.

Imprese e paradisi fiscali: se evadono le tasse stop agli aiuti statali

La Commissione Europea prende posizione contro l’evasione fiscale: stop agli aiuti alle aziende i cui affari sono legati ai paradisi fiscali, ovvero una lista di 12 Paesi le cui giurisdizioni non sono cooperative a fini fiscali secondo l’UE.

L’elenco viene regolarmente aggiornato, attualmente comprende Samoa Americane, Isole Fiji, Guam, Oman, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini Americane, Vanuatu, Isole Cayman, Palau, Seychelles e Panama.

Come anticipato, la raccomandazione della Commissione Europea escluderebbe dalla possibilità di ricevere aiuti anche le società condannate per gravi reati, come frode fiscale, evasione, riciclaggio, mafia e corruzione.

La Commissione Europea con questa raccomandazione ha intenzione di:

“fornire agli Stati membri delle direttive su come offrire supporto finanziario ed evitare che i fondi pubblici vengano utilizzati impropriamente, [...] e rafforzare le salvaguardie contro gli abusi fiscali in tutte l’Unione, in linea con le leggi europee.”

Il risultato di una politica simile porterebbe anche a minori squilibri nel mercato unico tra gli Stati membri.

Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici, ha commentato:

“Equità e solidarietà sono i principi su cui si fonda la risposta comunitaria all’emergenza coronavirus. Ci troviamo ad affrontare questa crisi tutti insieme e ognuno deve pagare le tasse che gli spettano, in modo da sostenere e non sabotare il nostro sforzo comune per superare la crisi. [...] Dobbiamo proteggere i fondi pubblici, in modo che questi possano davvero aiutare i contribuenti onesti in tutta Europa.”

Imprese e paradisi fiscali, stop agli aiuti: le linee guida della Commissione Europea

Nella raccomandazione agli Stati membri la Commissione Europea ha stilato anche delle linee guida da seguire per evitare che gli aiuti pubblici vengano assegnati a imprese “impegnate in pratiche e sistemi di frode, evasione e elusione fiscale, di riciclaggio del denaro o di finanziamento del terrorismo”.

Queste linee guida comprendono una serie di requisiti e criteri che le aziende devono rispettare per poter chiedere il supporto finanziario:

  • gli Stati membri dovrebbero garantire che gli azionisti diretti, il proprietario finale e tutte le altre società sotto la stessa proprietà non siano fiscalmente residenti o costituite secondo le leggi di un paradiso fiscale;
  • deve essere irrilevante il numero di livelli di entità giuridiche o dispositivi giuridici che possono trovarsi tra l’impresa stabilita nello Stato membro che concede il sostegno finanziario e l’entità in un paradiso;
  • gli Stati membri potrebbero accettare le autocertificazioni dei richiedenti come prova della loro piena conformità ai requisiti per ricevere il sostegno finanziario, ma con la previsione di controlli seri in una fase successiva, come lo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari, lo scambio di informazioni su richiesta o l’accesso alle informazioni sui titolari effettivi.

Secondo la raccomandazione della Commissione Europea quindi gli Stati dovrebbe prevedere una serie di sanzioni proporzionate ma efficaci, a partire dal recupero dei fondi erogati e non spettanti, così da scoraggiare la diffusione di informazioni false.

Si tratta però di una raccomandazione, quindi parliamo di un documento non vincolante. Spetta sempre e comunque agli Stati membri decidere se concedere aiuti finanziari alle imprese e in che misura, rispettando però le norme dell’UE in linea con gli obiettivi di policy.

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