Addio green pass e obbligo vaccinale, c’è una data

Emiliana Costa

19/02/2022

La corsa del virus in Italia continua a rallentare e arriva la proposta dell’ex presidente dell’Ema: «Via green pass e obbligo vaccinale per gli over 50». Ecco da quando.

Addio green pass e obbligo vaccinale, c’è una data

La corsa del virus in Italia continua a rallentare. Nel bollettino di ieri, 18 febbraio, sono stati registrati 53.662 nuovi casi di Covid-19. Le vittime sono state 314 morti. E intanto il dibattito sull’obbligo di green pass dopo la fine dello stato d’emergenza continua a tenere banco.

In un’intervista al Giornale, Guido Rasi, ex direttore dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), ha affermato: «Dobbiamo prima svuotare gli ospedali. Ma se il virus non circolasse più, non ha senso tenere l’obbligo del green pass, anche per gli over 50». Entriamo nel dettaglio.

Addio green pass e obbligo vaccinale? La posizione di Rasi

In un’intervista al Giornale, l’ex direttore dell’Ema Guido Rasi ha spiegato: «I tempi sono ragionevolmente maturi per alleggerire i divieti. Il decremento dei contagi è veloce ed è giusto sollevare progressivamente tutte le misure restrittive. Tra qualche settimana molte non avranno più una logica. Dobbiamo prima svuotare gli ospedali. Abbiamo ancora mille persone in terapia intensiva e 14mila ricoverati per Covid, di cui il 70% non è vaccinato. Ogni singola prima dose va nella direzione giusta: avere 7-8 mila posti letto evitabili è poco accettabile quando ci sono milioni di malati che ancora non si posso ricoverare».

Rasi ritiene, però, che l’Italia si trovi in una condizione migliore rispetto ad altri. E per questa ragione sarebbe il momento di approfittare degli effetti della campagna vaccinale: «Oltre al 91% della popolazione immunizzata over 12 vanno aggiunti almeno 7 milioni di italiani che si sono infettati con Omicron e sono immunizzati. I due eventi ci mettono nella condizione, in una o due settimane, di sollevare moltissime misure».

Secondo Rasi da metà marzo potrebbero essere aboliti green pass e obbligo vaccinale per gli over 50: «Sull’obbligo vaccinale se fosse stato introdotto tre o quattro mesi fa sarebbe stato fondamentale. Ora non convincerà la componente della popolazione contraria al vaccino per ideologia. Siamo dinnanzi a uno zoccolo duro, per fortuna minoritario, che sta già beneficiando della situazione positiva creata da chi ha fatto il proprio dovere di cittadino».

L’esperto dà anche una data ipotetica per l’alleggerimento delle misure: «Credo che fino al 10-15 marzo, finché non si svuotano i reparti, ogni vaccino fatto contribuisce a una riduzione del rischio di circolazione del virus. Ma se il virus non circolasse più non ha senso tenere l’obbligo del green pass, anche per gli over 50. Va archiviato sperando che non ce ne sia più bisogno».

Quarta dose e mascherine

L’immunologo dell’Università di Tor Vergata ha parlato anche di un’eventuale quarta dose nei prossimi mesi. «Non c’è nessuna fretta. Abbiamo quattro-sei mesi per decidere. In estate sarà più chiaro se servirà un richiamo annuale per tutti o per alcune categorie a rischio e con quale vaccino. Ci proteggerà dalla malattia ma non dall’infezione, cercare di frenare il contagio è un lavoro inutile per questo tipo di virus».

Per quanto riguarda l’obbligo di mascherina al chiuso, Rasi sostiene che ci siano dei luoghi in cui sia importante continuare a usarla e altri in cui se ne potrà fare a meno. «La mascherina come barriera fisica mantiene una grossa importanza nei trasporti e nei luoghi di assembramento. Gli italiani hanno buon senso e sanno bene dove usarla e dove no. Tra i giovani bisogna valutare seriamente se è ancora opportuno l’obbligo in classe. È indubbio che lì crea disagio soprattutto con la bella stagione e come barriera diventa meno indispensabile. Se i numeri continuano a calare così velocemente da metà marzo è ragionevole pensare di farla togliere a lezione».

L’ex presidente dell’Ema conclude parlando del post ondata. Cosa ci dobbiamo aspettare? «Fin da ora dobbiamo investire in misure strutturali, interventi non farmacologici. Bisogna adottare varie soluzioni per rendere gli ambienti salubri, adottare sistemi di ventilazione in ogni scuola. La prossima pandemia o l’eventuale nuova ondata, non dovrà trovarci impreparati e non dovrà bloccare l’economia e la vita sociale».

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