Dall’8 giugno gli italiani sono liberi dagli impegni con il Fisco: servono, infatti, 158 giorni di lavoro nel 2023, per pagare tutte le tasse e tributi dovuti.
Mercoledì 7 giugno è l’ultimo giorno in cui si lavora per pagare le tasse, dal giorno successivo quello che si guadagna è dedicato a noi stessi. L’8 giugno, quindi, si festeggia il cosiddetto “tax freedom day”, ovvero il giorno in cui ci si libera dagli impegni fiscali. Anche se poi non è esattamente così.
Cerchiamo di capire cosa rappresenta il tax freedom day, perché cambia ogni anno il giorno in cui cade e cosa significa esattamente per i lavoratori visto che si tratta di un ragionamento puramente teorico.
Dall’8 giugno basta tasse
L’ultimo giorno in cui si lavora per pagare le tasse è mercoledì 7 giugno, giorno in cui tutti i contribuenti finiscono di pagare imposte e tributi necessari a finanziare la spesa pubblica e a pagare le imposte dirette dovute.
Dall’8 giugno e fino al 31 dicembre, quindi, quello che si guadagna è dedicato solo a noi stessi e non alle tasse. Perché per il 2023 servivano, appunto, 158 giorni di lavoro per adempiere ai propri doveri fiscali, giorni che si esauriscono, appunto, il 7 giugno.
Rispetto al 2022 il tax freedom day c’è un giorno prima, segno che quest’anno, le tasse da pagare sono state minori.
Ma come si giunge a questi calcoli di “liberazione fiscale”?
A calcolare il tax freedom day è la Cgia che attraverso stime che partono dal Pil nazionale del 2023 lo suddividono per i giorni dell’anno e ottengono un dato medio giornaliero. Da questo dato si recuperano, poi, le previsioni di gettito fiscale di coloro che percepiscono un reddito rapportandole, poi, al Pil giornaliero. In questo modo si arriva al risultato che nel 2023 sono necessari 158 giorni di lavoro per sopperire ai propri impegni con il Fisco.
Impegni, come detto, che si esauriscono con il 7 giugno, lasciando “liberi” i lavoratori a partire dall’8 giugno.
L’anno in cui sono stati necessari meno giorni per raggiungere il giorno della liberazione fiscale (parliamo di dati che partono dal 1995) è stato il 2005, anno in cui sono serviti solo 142 giorni per adempiere i doveri con il Fisco. In quell’anno il tax freedom day si raggiunse il 23 maggio.
L’anno in cui, invece, la liberazione dalle tasse si è raggiunta più in ritardo è stato il 2022, lo scorso anno, quando la pressione fiscale ha raggiunto percentuali altissime.
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Una liberazione solo teorica
Ovviamente si tratta di una liberazione solo teorica visto che i lavoratori non hanno lavorato i primi 158 giorni dell’anno solo per pagare le tasse. Con gli stipendi percepiti, infatti, hanno anche vissuto e pagato beni alimentari, intrattenimento, mutui, affitti e quant’altro.
Ma quello che fa riflettere è che servono quasi 6 mesi dello stipendio di un anno per far fronte agli impegni fiscali annuali che ogni contribuente ha. E pensare che per quasi metà anno si lavora solo per pagare tasse, balzelli, tributi, imposte, ritenute, ecc...è davvero demoralizzante.
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