Una ricerca del Policlinico di Tor Vergata svela che dieci pazienti immunodepressi non hanno avuto una risposta anticorpale dopo la somministrazione del siero. Ma arrivano anche altre segnalazioni di persone sane che si sono trovate nella stessa situazione. Perché accade? C’è da preoccuparsi?
Vaccinati, sì. A volte anche con la seconda dose. Ma senza anticorpi contro il coronavirus. Oppure che ne hanno prodotti talmente pochi che svaniscono in un paio di mesi.
Una ricerca del Policlinico di Tor Vergata su dieci persone immunodepresse illustrata oggi dal Tempo racconta una strana storia a proposito dei vaccinati contro il coronavirus. E che riguarda anche pazienti sani. Mentre c’è chi invoca come rimedio la terza dose di vaccino.
La strana storia dei vaccinati contro il coronavirus senza anticorpi
In gergo tecnico si chiamano «Non responder». Si tratta di coloro che pur avendo ricevuto l’immunizzazione nei confronti di una malattia non presentano gli anticorpi, ovvero quelle proteine che si combinano con l’antigene che attacca l’organismo nel corso di una reazione immunitaria e che svolgono una funzione protettiva nei confronti del nostro organismo. Poi ci sono i «Partial responder», che invece ne presentano pochissimi, tanto da dubitare della risposta immunitaria.
Ci sono categorie di malati che sono normalmente partial o non responder. Si tratta degli immunodepressi, ovvero coloro che hanno, di solito per cause diverse (una malattia, ma anche una cura) hanno delle ridotte difese immunitarie. In questo tipo di pazienti non è strano che non si trovano gli anticorpi che un vaccino deve normalmente produrre. Ma nell’articolo si racconta anche di diverse persone sane che si sono trovate nella stessa situazione. Ovvero di avere sviluppato pochissimi o addirittura nessun anticorpo.
Alcuni di questi sono operatori sanitari. Ovvero una delle prime categorie ad essere vaccinata con Pfizer, ovvero un siero considerato tra i migliori. Ma anche due ricercatori, collaboratori universitari di un professore che insegna nel Nord dell’Italia, hanno ricevuto il vaccino e si sono sottoposti al test anticorpale ricevendo la risposta più strana: zero anticorpi contro il coronavirus. Nonostante la somministrazione.
La terza dose e la storia dei vaccinati senza anticorpi
Secondo l’articolo alcuni medici e infermieri hanno deciso di sottoporsi alla somministrazione della terza dose per tornare a sollecitare una risposta del sistema immunitario. E ci sono anche i risultati di due studi che arrivano a conclusioni opposte. Ma non del tutto. C’è quello dell’ospedale Niguarda di Milano: ha riguardato 2497 operatori che hanno ricevuto Pfizer-BioNTech: solo 4 di loro, pari all’1,6% del totale, sono risultati non responder. E si trattava di persone immunodepresse.
Un altro studio ha riguardato 250 dipendenti vaccinati dell’Ifo di Roma. E qui le risposte sono contrastanti. Perché è vero che una prima rilevazione fece risultare che il 99% dei soggetti indagati aveva sviluppato anticorpi. Ma in quel caso c’era una categoria di persone - gli obesi - che invece aveva sviluppato la metà degli anticorpi dei normopeso. Per questo anche per questa categoria si suggerisce la possibilità di una terza dose di vaccino.
Intanto il professor Massimo Andreoni, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico di Tor Vergata, proprio al Tempo spiega che le risposte del sistema immunitario possono essere diverse: «C’è chi ne ha sviluppati migliaia e chi qualche centinaio. Alcuni anche solo una decina e chi proprio zero. Il sistema immunitario però non risponde solo con la produzione degli anticorpi, ma anche con le cosiddette cellule-mediate, che agiscono direttamente aggredendo il virus. E che sono più importanti degli anticorpi. Quindi bisogna stare tranquilli: chi si vaccina non rimane mai completamente indifeso davanti al virus».
Anche Andreoni dice di aver ricevuto segnalazioni di persone che hanno sviluppato pochi o addirittura nessun anticorpo: «Quello che posso consigliare è di rivolgersi al proprio medico e a un centro di malattie infettive. Forse c’è un problema di sistema immunitario a monte. Tutto qui».
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