La strategia di Trump verso le Elezioni USA 2020

Mariarosaria Rizzuti

26 Maggio 2020 - 17:36

Sostegno alle proteste anti-lockdown, cospirazione Obamagate e «America First» contro la Cina: questi alcuni dei punti della strategia di Donald Trump verso le Elezioni 2020.

La strategia di Trump verso le Elezioni USA 2020

Nemmeno la pandemia sta riuscendo a stravolgere i piani di Donald Trump, che è già all’opera con la sua strategia elettorale in vista delle Elezioni 2020.

Mentre il suo avversario democratico Joe Biden, ex vicepresidente, resta in isolamento domiciliare nel suo seminterrato, Trump ha di recente fatto visita a un impianto di produzione Ford nello stato del Michigan, con lo scopo di sorvegliarne le sue attività.
Anche questa volta, proprio come la scorsa campagna 2016, il presidente punta sulla classe operaia.

I punti salienti della strategia elettorale di Trump verso le Elezioni USA 2020

Sostenere le proteste è la strategia di Donald Trump per evitare che le Elezioni 2020 diventino un referendum sulla sua gestione della pandemia. Nella precedente competizione contro la democratica Hillary Clinton nel 2016, Trump aveva ottenuto la vittoria anche grazie agli operai dello stato del Michigan.

Riuscì a convincerli a votare lui facendo leva sulle loro maggiori preoccupazioni legate sopratutto ai licenziamenti per via del trasferimento degli stabilimenti industriali di Ford in Cina. E anche in questa tornata elettorale, Trump sta accusando i democratici di ostacolare la ripresa economica post COVID-19.

Biden, dall’altra parte, rafforza gli attacchi contro le precedenti promesse di Trump non ancora mantenute, sostenendo che “volterà le spalle alle famiglie lavoratrici del Michigan”. Ma nessun timore per l’attuale presidente, che continua a incentivare gli operai della Ford:

“Gli americani che vogliono e hanno bisogno di tornare al lavoro dovrebbero essere sostenuti”,

ha tuonato Trump.

Quando il popolo americano sollecitava l’amministrazione Trump ad attuare procedure per contenere i contagi, a questo grido si era unito anche il governatore del Michigan, Gretchen Whitmer e il suo intervento non fece altro che alimentare le speculazioni sulla sua futura scelta di sostenere Biden. Considerate le indiscrezioni già emerse, cruciali dal punto di vista elettorale, la strategia pensata da Trump appare al momento la soluzione migliore.

La stessa strategia è utilizzata anche contro gli altri governatori democratici americani. Ecco le accuse anti-lockdown che Trump ha mosso al governatore della Pennsylvania, Tom Wolf: “Hai aree della Pennsylvania che a malapena sono state colpite dal virus e vuoi tenerle chiuse”. Altrettanto è accaduto nello stato del Wisconsin, dove le proteste anti-lockdown di Trump hanno spinto i repubblicani a chiedere al governatore Tony Evers la liberazione dei residenti dall’isolamento domiciliare.

Trump punta tutto sullacospirazione “Obamagate”

Durante la campagna elettorale 2016, Trump sosteneva che Clinton avesse «truccato» le elezioni contro di lui. La stessa convinzione lo agita anche oggi, accusando il suo predecessore Barack Obama di aver progettato campagne per attentare la sua presidenza.

Nel 2017, ad esempio, Michael Thomas Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale, è stato accusato di interazioni sospette con il diplomatico russo Sergey Kislyak, sotto la presunta cospirazione con Obama per pilotare delle indagini russe.

Le ipotesi di cospirazione contro il leader della Casa Bianca rientrano nella strategia per la sua rielezione 2020 e, a tal proposito, lancia l’hashtag #Obamagate per accusare anche il candidato avversario Biden di complotto.

Attualmente la cospirazione Obamagate sembra essere smentita, anche se pare che Biden abbia confermato di aver partecipato nel gennaio 2017 ad un incontro con il presidente Obama e altri funzionari per compromettere le indagini su Flynn.

L’ex vicepresidente, però, ha definito questo situazione soltanto “un diversivo, che consente a Trump di sviare da questioni urgenti come la pandemia”.

“American First” contro la Cina

Nel 2016, Trump ha affermato che il libero scambio con la Cina ha causato gravi danni al settore industriale del centro-ovest americano. Perciò, durante la sua presidenza, il leader liberale ha intrapreso una vera e propria guerra commerciale con la Cina, risolta poi attraverso un accordo con all’interno degli obblighi da rispettare da parte del governo cinese.

La Cina, però, a causa della pandemia scoppiata per prima proprio nel paese asiatico, inevitabilmente non è riuscita a far fronte agli impegni presi, offrendo a Trump la possibilità dimostrare la superiorità dell’America First.

L’accordo con la Cina, seppur al momento sia ancora incompiuto, servirebbe a riparare il deficit di 378,6 miliardi di dollari degli Stati Uniti del 2018 e ad assicurarsi la proprietà delle imprese che necessitano di trasferimenti, in cambio di manufatti esteri che entrino nel suo mercato.

Le pressioni del leader americano sono dovute anche al ritardo nell’acquisto di energia degli Stati Uniti per un valore di 2,2 miliardi di dollari, a fronte di soli 320 milioni di dollari pagati per il mese di marzo. Trump ha ipotizzato che Pechino favorirebbe l’elezione di Biden e, di conseguenza, il Dipartimento del Commercio ha annunciato di voler impedire a Huawei e ai suoi fornitori l’utilizzo di macchinari e software di fabbricazione americana.

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