La successione ereditaria regola il trasferimento del patrimonio di un defunto agli eredi. Ecco come funziona, i tipi, le regole e i costi da affrontare.
La parola successione significa letteralmente «passaggio» e, nell’ambito giuridico, indica il trasferimento del patrimonio di una persona deceduta ai suoi eredi. La successione ereditaria non riguarda solo beni materiali come case, conti correnti o veicoli, ma anche eventuali debiti che il defunto potrebbe aver lasciato.
Quando una persona cara viene a mancare, non ci troviamo solo a fare i conti con la perdita ma anche con la gestione di ciò che lascia dietro di sé: chi erediterà i suoi beni? Come vengono divisi? Come evitare litigi che potrebbero finire in tribunale? Queste sono domande che spesso si trasformano in controversie legali, come dimostrano i tanti casi che affollano i nostri tribunali. Ma procediamo con ordine.
Cos’è la successione ereditaria?
La successione ereditaria è il processo giuridico attraverso cui il patrimonio di una persona deceduta viene trasferito ai suoi eredi. Questo trasferimento può avvenire per legge attraverso la successione legittima, o secondo le volontà espresse dal defunto in un testamento, nel rispetto della quota di legittima riservata agli eredi legittimari.
Il principio di base è semplice: il patrimonio del defunto non si perde ma viene trasmesso agli eredi.
Cosa si può ereditare?
Si ereditano tutti i beni e i diritti di valore economico (rapporti patrimoniali attivi) appartenenti al defunto ad esempio:
- beni immobili ( ad es. case, appartamenti, terreni);
- beni mobili (ad es. automobili, motocicli, gioielli, arredi);
- denaro (ad es. conti correnti bancari e postali);
- strumenti finanziari (ad es. titoli di stato, azioni);
- diritti di credito (ad es. prestiti concessi o canoni di locazione non riscossi).
Invece, i rapporti patrimoniali passivi sono i debiti e gli obblighi economici che il defunto aveva nei confronti di terzi: - debiti verso terzi ( ad es. mutui ipotecari su immobili, prestiti);
- imposte non versate allo Stato (ad es. IMU, IRPEF, IVA);
- spese funerarie.
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Diritto alla successione: cosa dice la legge
Le norme che disciplinano la successione sono contenute nel II libro del Codice Civile.
L’art. 456 c.c. stabilisce in quale momento si apre la successione:
“La successione si apre al momento della morte, nel luogo dell’ultimo domicilio del defunto.”
Quando si dice che «la successione si apre», significa che si verifica il momento in cui ha inizio il processo di trasferimento del patrimonio della persona defunta ai suoi eredi.
La chiamata all’eredità
La chiamata all’eredità o vocazione consiste nella nomina delle persone che dovranno succedere. Può essere compiuta dalla legge o fatta per testamento, in ogni caso se esistono eredi legittimari (es. coniuge, figli o ascendenti), è garantita loro una quota di legittima.
L’art. 462 c.c. stabilisce il principio generale secondo il quale:
“Sono capaci di succedere tutti coloro che sono nati o concepiti al tempo dell’apertura della successione.”
Possono succedere anche gli enti o altre persone giuridiche ma solo per testamento.
Indegnità a succedere
Ci sono situazioni in cui una persona può perde il diritto di ereditare come nel caso dell’indegnità. È ritenuto indegno chi ha compiuto gravi azioni contro il defunto, come chi abbia ucciso o tentato di uccidere il defunto, oppure chi abbia attentato alla sua libertà di fare testamento.
Quali tipi di successione esistono?
I tipi di successione previsti dalla legge sono due.
- Successione legittima si applica se non esiste alcun testamento. In tal caso, il patrimonio del defunto viene distribuito secondo l’ordine stabilito dalla legge che segue una rigida gerarchia basata sui legami di parentela. Questo può portare a una distribuzione che non rispecchia le reali volontà del defunto, ma che garantisce l’equità tra i parenti. Gli eredi legittimi sono, in ordine: il coniuge, i figli, e in loro assenza, i genitori, i fratelli e sorelle, fino ai parenti di 6° grado. Se non ci sono eredi, il patrimonio passa allo Stato.
- Successione testamentaria si applica se il dante causa ha lasciato un testamento valido, dove esprime la sua volontà, su come distribuire il proprio patrimonio. Il testamento oltre a dover rispettare una serie di requisiti formali non può violare la quota di legittima spettante agli eredi legittimari, cioè una parte del patrimonio che deve essere garantita a coniuge, figli o ascendenti.
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Tipi di accettazione dell’eredità
L’accettazione può essere pura e semplice e ciò comporta che l’erede accetta tutto il patrimonio del defunto, compresi eventuali debiti o passività art. 475 c.c. In questo caso, l’erede risponde con i propri beni personali per coprire i debiti del defunto.
Un altro tipo di accettazione è quella con beneficio d’inventario art. 484 c.c., una modalità che limita la responsabilità dell’erede ai soli beni ereditati, evitando che i debiti del defunto coinvolgano il proprio patrimonio personale.
È obbligatoria per i minori e incapaci ma può essere scelta di chiunque voglia proteggersi da eventuali debiti ereditari. In alternativa l’erede può decidere anche di rifiutare l’eredità, evitando di assumere sia i beni che i debiti del defunto art. 519 c.c. In sostanza, la rinuncia all’eredità consente di evitare responsabilità economiche legate ai debiti del defunto.
Come funziona la successione?
La successione ereditaria segue una serie di passaggi obbligatori, regolati dal Codice Civile e da normative fiscali specifiche.
Dichiarazione di successione
Il primo passaggio è la dichiarazione di successione, nella quale, gli eredi devono produrre un documento fiscale che elenca in dettaglio i beni lasciati dal defunto, come immobili, conti correnti e altri patrimoni D. lgs. n. 346/1990. La dichiarazione deve essere presentata all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dalla data del decesso. L’Agenzia Entrate ha predisposto una procedura telematica per l’invio della dichiarazione di successione ma è possibile farlo anche attraverso uno sportello del CAF.
Voltura catastale
Gli eredi sono tenuti ad aggiornare i dati catastali degli immobili ereditati permettendo l’aggiornamento degli atti conservati in catasto, sia del Catasto Terreni che del Catasto Fabbricati. Va compiuta entro 30 giorni dopo aver registrato la dichiarazione di successione.
Accettazione o rinuncia all’eredità
A questo punto gli eredi hanno fino a 10 anni per decidere se accettare l’eredità oppure rinunciarvi. In seguito in caso di più eredi avverrà la suddivisione del patrimonio che può richiedere molto più tempo, specialmente in caso di controversie o divisioni giudiziali.
Quali sono i costi della successione?
La successione ereditaria comporta una serie di costi, tra tasse e spese amministrative, che dipendono dal valore e dalla tipologia del patrimonio ereditato. Ecco le principali voci di spesa:
Imposta di successione
Questa imposta si applica sul valore netto dell’eredità D.Lgs. n. 346/1990 e viene calcolata in base al grado di parentela tra il defunto e gli eredi:
- 4% per coniuge e figli (con franchigia di 1 milione di euro a testa);
- 6% per fratelli e altri parenti fino al quarto grado;
- 8% per tutti gli altri;
Imposte ipotecarie e catastali
L’imposta ipotecaria si calcola sul 2% del valore degli immobili (importo minimo 200,00 euro) e l’imposta catastale si calcola sull’ 1% del valore degli immobili (importo minimo 200,00 euro).
Spese notarili e legali
Sono spese necessarie per atti come testamenti, accettazioni con beneficio d’inventario e altre procedure. I costi variano in base al valore del patrimonio e alla complessità delle operazioni.
Impugnare una successione è possibile? Ecco come fare
Impugnare una successione è possibile: il testamento può essere impugnato per vizi di forma o lesione della quota di legittima. In altri casi, il testamento può essere impugnato se il testatore non era in grado di intendere e volere al momento della redazione artt. 606 e 591 c.c. Ad esempio, se il testatore soffriva di una malattia mentale che ne comprometteva le capacità, il testamento può essere dichiarato nullo. Inoltre, il testamento può essere invalidato se è stato falsificato o alterato. Un altro caso di impugnazione può esserci in caso di lesione della quota di legittima. Infatti, gli eredi legittimari hanno diritto a una parte minima del patrimonio, chiamata quota di legittima.
Se il testamento comporta una riduzione oltre i limiti di legge, gli eredi possono chiedere la reintegrazione artt. 536-564 c.c. Lo stesso vale per le donazioni fatte dal defunto durante la sua vita se violano i diritti degli eredi legittimari. L’impugnazione della successione può essere avviata da chiunque abbia un interesse diretto e concreto a modificare o annullare la successione.
Come impugnare una successione
In primo luogo occorre valutare preliminarmente se sussistono validi motivi d’impugnazione. Ad esempio, nel caso di un testamento olografo, potrebbe essere necessaria una perizia calligrafica per dimostrare l’autenticità o meno del documento. Se è stata violata la quota di legittima, l’erede leso potrà avviare l’azione di riduzione (art. 553 c.c.); mediante tale azione vengono rese inefficaci le disposizioni testamentario che ledono la quota di legittima.
È importante sottolineare che, in materia di successione ereditaria occorre esperire il tentativo di mediazione obbligatoria (D. lgs. n. 28/2010) prima di iniziare il procedimento giudiziario. Infine, bisogna tener conto dei termini prescrizione che sono per:
- l’azione di nullità di un testamento non ha limiti di prescrizione, salvo che siano passati 10 anni dall’accettazione dell’eredità;
- l’azione di riduzione per lesione della legittima deve essere esercitata entro 10 anni dall’apertura della successione.
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