Quarta emissione retail di UniCredit del 2025 con cedola fissa e costante fino alla fine ma pagata tutta in unica soluzione
Nuova emissione obbligazionaria del 2025 per il noto Gruppo bancario milanese alle prese con una costante raccolta di risorse finanziarie sul mercato. Anche in questo caso si tratta di un’emissione retail, ossia volta al pubblico dei piccoli investitori, dato l’importo minimo di ingresso sul bond.
Nello specifico, il taglio minimo è di € 1.000 per il bond banca UniCredit con cedola 4,50% fissa e cumulative. Vediamo di comprendere il meccanismo di funzionamento e i punti di forza e di debolezza del prodotto in fase di lancio.
La scheda tecnica del corporate bond targato banca UniCredit
Il codice identificativo del bond è IT0005638371, in collocamento da lunedì 10 fino al prossimo mercoledì 26 marzo sul mercato MOT e Bond-X di Borsa Italiana. Il prezzo di emissione è alla pari, cioè al 100% del valore del debito nominale sottoscritto, mentre successivamente i corsi del titolo fluttueranno liberamente sul mercato.
La data di rimborso ufficiale, che è anche quella di durata massima, è marzo 2038, tra 13 anni, ma il titolo potrebbe durare anche meno. Al pari di altre emissioni più o meno similari, il titolo è del tipo callable. In altri termini l’emittente si è riservata la possibilità di rimborsare in anticipo il prestito, ogni anno e a sua discrezione.
L’ammontare di quest’ultimo è di soli 30 mln di €, esiguo potremmo dire, per cui va posta attenzione al possibile rischio di liquidità nel corso della sua vita di maturazione. Una considerazione che vale soprattutto per chi non è sicuro di portare a termine l’investimento, mentre poco cambia per il cassettista.
Il taglio minimo di sottoscrizione è di 1.000 €, cifra identica a quella necessaria per comprare titoli di Stato. Gli interessati potranno negoziarlo direttamente dal proprio conto titoli tramite home banking e a prescindere dalla banca dove hanno aperto il relativo conto. Andato in porto l’eseguito, andrà versato il nominale sottoscritto oltre alla commissione di compravendita al proprio intermediario finanziario.
Il payout del corporate bond targato banca UniCredit
L’obbligazione è denominata in euro e quindi non presenta rischi di cambio, ed ha una cedola nominale annua del 4,50%. Al netto della ritenuta fiscale del 26% sugli interessi, si tratta del 3,33%. Tuttavia, essa non è staccata ogni 365 giorni, al termine del periodo di maturazione, ma tutta in unica soluzione a scadenza o alla data di call.
In un certo senso è quasi lo stesso meccanismo di funzionamento dei buoni postali (BFP), dove gli interessi sono riconosciuti insieme al riscatto del titolo. C’è tuttavia una grande, profonda divergenza tra i 2 prodotti, oltre all’aspetto fiscale (aliquota al 12,50% sui buoni). Sui BFP la call la esercita il creditore, a sua discrezione, qui invece la callability la esercita il debitore, sempre a sua discrezione.
Facciamo degli esempi. Se il rimborso (call) avvenisse tra 4 anni, a marzo 2029, 1.000 € di nominale sottoscritto darebbero diritto a 180 € di interessi lordi maturati. Se dopo 8 anni, invece, a 360 € (8 anni x 45 €), mentre sarebbero 585 € se arrivassero tutti a naturale scadenza nel 2038 (13 anni x 45 €).
In tutti i casi insieme alla cedola arriverà anche il capitale nominale inizialmente sottoscritto.
Rendimento lordo, rendimento netto, rendimento reale ed effettivo
Abbiamo visto qual è il rendimento lordo e netto annuo del bond a seconda che si consideri o meno anche la ritenuta fiscale sugli interessi. Tuttavia, al pari di tutte le altre forme di investimento sul reddito fisso (e non) vanno fatte altre considerazioni.
La prima attiene al rendimento reale, che è quello che si ottiene una volta aver detratto anche l’inflazione media di periodo dall’acquisto al rimborso. Cioè dice quanto ha reso realmente il titolo al netto delle spese e dopo aver protetto il potere d’acquisto del capitale versato.
Pertanto lo si potrà calcolare e sapere solo al tempo del rimborso.
L’altra deriva invece dalla natura cumulative della cedola, che apre ad almeno un paio di considerazioni. La prima è che quel flusso cedolare non potrà essere speso o reinvestito nel frattempo, man mano che lo si produce. La seconda chiama in causa il rendimento medio effettivo del bond dato che il valore di una cedola pagata dopo X anni vale meno di una pagata al termine dell’anno. Ad esempio quello medio effettivo calcolato a marzo 2038 è di quasi il 3,61%. È progressivamente più alto, invece, man mano che si avvicina a noi la scadenza del prestito.
Taglio minimo di € 1.000 per il bond banca UniCredit con cedola 4,50% fissa e cumulative
Per tenere alto il rendimento medio effettivo l’ideale sarebbe che la banca esercitasse la call il prima possibile (o quasi). L’emittente lo farebbe se i tassi di mercato scendessero tanto, per cui troverebbe conveniente sostituire il debito con uno a lei più economico. Ma a quel punto, altra valutazione, ecco il rischio di reinvestimento per il titolare del bond.
Inoltre la presenza della call agirà inevitabilmente da zavorra contro possibili, eccessivi apprezzamenti dei corsi sul mercato secondario.
Infine vanno ricordati i sempreverdi (per tutti i bond, nessuno escluso) rischi di mercato (movimenti dei prezzi sul secondario) e rischio emittente (rating).
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