Con il taglio diminuirebbe la rappresentanza di ogni partito: un problema questo per Italia Viva, con Matteo Renzi che potrebbe far cadere il governo a inizio 2020 per andare al voto così prima che la riforma possa essere applicata.
Maggioranza trasversale per l’approvazione definitiva del taglio dei parlamentari, con la riforma che nel suo ultimo passaggio alla Camera ha alla fine strappato il parere favorevole di quasi tutte le forze politiche.
Voto plebiscitario a Montecitorio che però non deve illudere: sono tanti in Parlamento i contrari a questa riforma, anche all’interno del Movimento 5 Stelle che è stato il promotore di questa sforbiciata a 230 deputati e 115 senatori.
A storcere il naso sarebbe anche Italia Viva, il neonato partito di Matteo Renzi che sta facendo shopping tra le altre forze politiche per ingrossare le proprie fila in Parlamento aumentando così il peso all’interno della maggioranza giallorossa.
Con la riforma però alle prossime elezioni si eleggeranno 345 parlamentari in meno, con tutti i partiti che così in proporzione potranno eleggere un numero minore di propri rappresentanti. I posti sicuri quindi diminuiranno così come la capacità attrattiva di un partito che al momento i sondaggi stimano al 5%.
Ci potrebbe essere però una soluzione per Matteo Renzi: far cadere il governo a inizio 2020, prima cioè che la riforma diventi applicabile, andando al voto di conseguenza con un sistema parlamentare che non preveda il taglio dei parlamentari che entrerebbe in vigore alle elezioni successive.
I contrari al taglio dei parlamentari
Che il tema del taglio dei parlamentari sia molto sentito dall’opinione pubblica si può evincere anche dal fatto che, un eventuale referendum confermativo come avvenuto nel 2016, difficilmente verrà proposto visto l’esito che appare scontato.
Questo però non toglie che molti parlamentari abbiano votato a favore di questa riforma obtorto collo, visto che con la sforbiciata a Camera e Senato adesso ogni partito vedrà diminuire in maniera proporzionale il numero dei propri eletti.
Un problema questo soprattutto per Italia Viva, che vuole aumentare la consistenza dei propri gruppi parlamentari attirando deputati e senatori verso i propri lidi: non solo dal PD, anche da Forza Italia e dai 5 Stelle starebbero arrivando in diversi.
Più Matteo Renzi riesce ad aumentare il peso del suo nuovo partito in Parlamento, maggiore sarà il potere all’interno della maggioranza di governo che di fatto già numericamente dipende dal sostegno dei renziani al Senato.
Senza però la possibile promessa di un seggio sicuro in futuro, difficile che deputati e senatori possano pensare di lasciare il loro partito per sposare la causa di Italia Viva. Con il taglio dei parlamentari, diventerebbe complicato garantire una rielezione per tutti.
Renzi e la caduta del governo
Se con il primo governo Conte tutte le scommesse erano su quando Matteo Salvini avrebbe staccato la spina all’esecutivo, adesso è Matteo Renzi il maggiore indiziato di possibili mal di pancia verso la maggioranza giallorossa.
L’aver aperto ad agosto ai grandi nemici del Movimento 5 Stelle gli ha consentito di ottenere quel tempo necessario per fare un nuovo partito, visto che con un voto a inizio novembre i renziani sarebbero stati fatti fuori dalle liste del PD.
Dopo aver stoppato l’aumento dell’Iva come promesso nella legge di Bilancio ora al vaglio, Renzi poi come fatto da Salvini dovrà solo decidere quando far cadere il governo Conte bis. Sulle tempistiche però può incidere il taglio dei parlamentari.
La riforma voluta dai 5 Stelle diventerà operativa sessanta giorni dopo la sua entrata in vigore che, se non verrà fatto un referendum come ormai appare scontato, sarebbe a gennaio 2020 ovvero tre mesi dopo la sua approvazione definitiva alla Camera.
Se Renzi facesse cadere il governo a febbraio, si andrebbe a delle elezioni anticipate dove verrebbero eletti l’attuale numero dei parlamentari visto che la sforbiciata non sarebbe ancora operativa.
Tutte ipotesi naturalmente, ma questo inizio non sembrerebbe promettere nulla di buono per quanto riguarda la stabilità di un esecutivo che nei prossimi mesi continuerà a essere in balia delle smanie di Renzi così come in passato lo è stato con quelle di Salvini.
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