Taglio Reddito di cittadinanza 2023, quando e perché l’importo può essere più basso

Simone Micocci

10 Febbraio 2023 - 11:34

Reddito di cittadinanza, occhio ai tagli: quando l’importo rischia di essere più basso di quanto erogato nel mese precedente e perché.

Taglio Reddito di cittadinanza 2023, quando e perché l’importo può essere più basso

Tra un mese e un altro il Reddito di cittadinanza può subire un taglio, come pure un aumento, dell’importo. L’importo percepito, infatti, non è fisso, in quanto ci sono una serie di fattori che possono comportarne la rideterminazione.

Specialmente questo mese è molto probabile che possa esserci una variazione dell’importo del Reddito di cittadinanza, tanto positiva quanto negativa a seconda dei casi. Questo perché ogni febbraio l’importo del Rdc viene ricalcolato tenendo conto dell’Isee aggiornato. Ricordiamo, infatti, che per continuare a fruire dell’assegno è necessario richiedere il nuovo Isee entro il 31 gennaio, pena la sospensione dei pagamenti.

Dal momento che l’importo del Reddito di cittadinanza dipende dal reddito familiare, è possibile che con il nuovo Isee ne risulti una variazione tale da giustificare un ricalcolo dell’importo, con risultato negativo per coloro che hanno guadagnato di più, e positivo - con conseguente aumento - per chi invece ha subito un peggioramento della propria condizione economica.

Ed è così ogni qual volta che bisogna ripresentare l’Isee, ad esempio quando insorga una variazione del nucleo familiare (da comunicare all’Inps entro 2 mesi dall’evento).

Tuttavia, non è detto che ogni taglio del Reddito di cittadinanza dipenda dall’Isee. Sono diverse, infatti, le casistiche che possono portare alla riduzione dell’assegno percepito, come ad esempio l’applicazione di una sanzione per mancato rispetto degli obblighi previsti dalla normativa.

A tal proposito, di seguito faremo chiarezza su quali sono le ragioni che possono portare al taglio del Reddito di cittadinanza nel 2023, ricordando che da quest’anno non è più operativa la riduzione di 5 euro per coloro che rifiutano la prima offerta di lavoro, come introdotta dalla legge di Bilancio 2022, in quanto la sanzione viene resa più severa: già al primo rifiuto, infatti, scatta la decadenza immediata del sostegno.

Perché l’importo del Reddito di cittadinanza non è fisso?

Come prima cosa è importante precisare una cosa. Ogni mese, prima di procedere all’invio delle disposizioni di pagamento a Poste Italiane, l’Inps effettua una valutazione della situazione del nucleo familiare, valutando se ci sono delle condizioni che richiedono un ricalcolo del beneficio.

La verifica viene effettuata guardando all’ultimo giorno del mese precedente a quello a cui fa riferimento il pagamento. Ad esempio: per la ricarica di gennaio l’Inps ha tenuto conto della situazione aggiornata al 31 dicembre (ecco perché era ancora valido l’Isee 2022). Ciò significa che se un componente ha iniziato a lavorare, oppure non si è presentato a un appuntamento presso il centro per l’impiego, se ne terrà conto nell’importo del Reddito di cittadinanza erogato nel mese seguente.

Fatta chiarezza su questo importante aspetto possiamo vedere quali sono i motivi che giustificano una riduzione dell’importo del Reddito di cittadinanza: ecco una serie di casistiche che possono comportare un taglio.

Nuovi redditi percepiti

Come noto, il Reddito di cittadinanza non è altro che un’integrazione al reddito familiare. Più sono alti i redditi percepiti da tutti i componenti del nucleo, dunque, e più l’importo dell’integrazione sarà basso.

Questo significa che qualora dovesse esserci un aumento dei redditi percepiti rispetto a quelli indicati al momento della domanda, l’Inps effettuerà una riduzione dell’importo mensile. Nel dettaglio, il taglio potrebbe scattare quando uno dei componenti del nucleo familiare:

  • ha avviato un’attività da lavoro autonomo o dipendente. Ricordiamo che in tal caso vi è l’obbligo di darne comunicazione all’Inps entro un giorno prima dall’avvio dell’attività;
  • diventa titolare di pensione;
  • diventa titolare di una prestazione per il sostegno al reddito, come potrebbe essere l’assegno sociale;
  • diventa titolare di Naspi.

In tal caso, aumenta il reddito familiare, parametro di riferimento per il calcolo del Reddito di cittadinanza, e di conseguenza l’importo riconosciuto mensilmente sarà più basso.

Variazione Isee

Tra le ragioni che possono comportare la riduzione del Reddito di cittadinanza questa è la più comune.

Come detto sopra, infatti, l’importo erogato è calcolato tenendo conto del reddito percepito. Reddito familiare che in parte è quello determinato ai fini Isee, dal quale però vengono sottratti eventuali misure assistenziali indicate nella Dsu per poi essere aggiunti quelli in corso di godimento.

Ecco perché l’aggiornamento dell’Isee può comportare una riduzione del Reddito di cittadinanza già nel mese seguente. A febbraio 2023, ad esempio, devono attendersi una riduzione coloro che tra il 2020 (periodo di riferimento dell’Isee 2022) e il 2021 (preso in considerazione invece nell’Isee 2023) hanno guadagnato di più.

Sanzioni

Come anticipato, anche una sanzione può giustificare un taglio dell’importo percepito. Ad esempio, come previsto dall’articolo 7, comma 7, del decreto legge n. 26 del 2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 26 del 2019, in caso di mancata presentazione a una convocazione da parte del centro per l’impiego scatta la decurtazione di:

  • 1 mensilità alla prima essenza;
  • 2 mensilità alla seconda assenza.

Alla terza assenza, invece, il diritto al Reddito di cittadinanza decade.

Quando invece si tratta di una mancata partecipazione alle iniziative di orientamento, la sanzione prevede la decurtazione di 2 mensilità alla prima assenza, dopodiché il Rdc viene tolto.

Sono previste sanzioni anche per coloro che non si presentano alla convocazione del Comune per la firma del Patto d’inclusione, o che comunque non ne soddisfano gli impegni. Nel dettaglio:

  • 2 mensilità in meno dopo il primo richiamo formale;
  • 3 mensilità in meno al secondo richiamo;
  • 6 mensilità in meno al terzo richiamo.

Dopodiché scatta la decadenza.

Dimissioni

Quando uno dei componenti del nucleo familiare si dimette dal lavoro vi è l’obbligo di darne opportuna comunicazione all’Inps. In tal caso l’Inps effettuerà un ricalcolo del beneficio che potrebbe portare a:

  • taglio dell’importo;
  • decadenza della misura.

In caso di dimissioni - eccetto quelle per giusta causa - scatta infatti un meccanismo che elimina il componente dimissionario dal parametro di scala di equivalenza, elemento fondamentale ai fini del calcolo del beneficio. Una riduzione di questo parametro comporta automaticamente anche un taglio del reddito di cittadinanza e - come anticipato - non è da escludere che da questa operazione possa derivare anche la perdita del beneficio.

Variazione del nucleo familiare

La variazione del nucleo familiare, al pari delle variazioni di tipo reddituale, va comunicata all’Inps. È richiesto, infatti, un nuovo Isee e - eccetto i casi di nascita e morte - anche la nuova domanda.

La modifica dell’Isee ovviamente giustifica il ricalcolo del beneficio, con il rischio che l’importo sia più basso di quanto precedentemente percepito.

Importo non speso

Altra casistica che può comportare la riduzione dell’importo del Reddito di cittadinanza è quella in cui il taglio viene effettuato direttamente dall’Inps in caso di somme non spese.

Nella fase di valutazione che porta al pagamento dell’importo, infatti, l’Inps va a effettuare un confronto tra saldo disponibile e il valore del beneficio effettivamente erogato in quel mese. Nel caso in cui il saldo fosse superiore al valore del beneficio erogato, la differenza verrà integralmente sottratta dal beneficio erogato nel mese successivo. Tuttavia, vi è un limite: non può essere sottratto più del 20% del beneficio mensile erogato e non speso.

Vi è poi una verifica anche semestrale che segue stesse procedure e limiti. Nel dettaglio, nell’ultimo giorno di ciascun semestre il saldo viene confrontato con il valore del beneficio mensile massimo percepito negli ultimi 6 mesi. Laddove il saldo dovesse risultare superiore, allora la differenza tra i due valori verrà integralmente decurtata dal beneficio erogato nel mese successivo.

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