Molti credono che mercati emergenti e mercati sviluppati si muovano in modo indipendente. Ma non è così e i tassi USA sono determinanti per gli emergenti.
Molti investitori sanno bene che ormai le economie e i mercati sono interdipendenti. Tuttavia, non molti sono consapevoli dell’effetto che hanno i tassi americani sui mercati emergenti.
Un effetto che, però, è molto importante conoscere. Iniziamo subito analizzando le caratteristiche dei mercati emergenti e il loro legame con l’area dollaro.
Le caratteristiche dei mercati emergenti
Con il termine «mercati emergenti» includiamo normalmente molti Paesi estremamente diversi tra loro. Tuttavia, c’è una cosa che li accomuna ed è un mercato finanziario e dei capitali non certo sviluppato come quelli dei Paesi maturi. In particolare, sono mercati finanziari con minori tutele e alti livelli di incertezza.
Questo fa sì che tali mercati finanziari vedano cambiare rapidamente il loro «sentiment», con una conseguente variazione rilevante di flussi e deflussi di capitale.
Poiché l’area valutaria più importante al mondo è quella dell’area dollaro, il risultato è che variazioni di politica monetaria da parte della FED finiscono per avere un impatto notevole su questo cambio di «sentiment».
Vediamo un esempio concreto.
Variazione dei tassi USA e flussi e deflussi sui mercati emergenti
Supponiamo che in un certo momento abbiamo i tassi sui bond USA all’1%. Nel Paese emergente «Alfa», la banca centrale svolge una politica monetaria tale da portare i tassi dei bond locali al 3%. Con questa struttura si ha una buona situazione di equilibrio. Flussi e deflussi di capitale sono tali da mantenere l’equilibrio desiderato dal Paese «Alfa» sui propri saldi commerciali e, al tempo stesso, non si generano tensioni sulle riserve valutarie, che magari si incrementano. La valuta locale è stabile nei confronti del dollaro.
Nell’anno successivo, però, la FED inizia ad alzare i tassi e sul mercato dei bond USA i redimenti si portano al 3%.
Ora, un investitore internazionale, ma anche uno locale del Paese Alfa, ha due scelte:
1 - Investire al 3% sui bond locali del Paese «Alfa»
2 - Investire sempre al 3% in bond USA, cioè titoli della prima potenza mondiale, della prima economia mondiale, con il mercato finanziario più stabile, solido e tutelato del mondo.
Secondo voi cosa sceglierà il nostro investitore? E cosa sceglierà la maggioranza degli investitori?
Semplice, la seconda opzione.
Il risultato è che per il Paese Alfa inizieranno i deflussi di capitale, le riserve di valuta estera inizieranno ad assottigliarsi, la moneta perderà valore. La bilancia commerciale magari migliorerà grazie al deprezzamento valutario, ma non in modo tale da compensare i deflussi finanziari.
Un bel guaio per il nostro Paese Alfa e, alla fine, la Banca Centrale non potrà fare altro che aumentare i tassi per riportare la situazione di nuovo in equilibrio.
Cambiamento dei tassi USA ed economie emergenti
Bene, ora abbiamo visto gli effetti finanziari. Ma, ovviamente, tutto questo porta anche a rilevanti effetti economici.
L’aumento dei tassi da parte della Banca Centrale di Alfa porterà, a cascata, a un aumento dei tassi sui prestiti bancari a imprese e famiglie.
Questo, quindi, tenderà a raffreddare i consumi, il mercato immobiliare, i nuovi investimenti produttivi, che spesso per queste economie sono una voce importante del PIL.
L’inflazione sarà più sotto controllo, ma a discapito della crescita economica, che per questi Paesi è quasi sempre più importante.
Inoltre, i bond di Alfa, per gli investitori, saranno ora più allettanti rispetto ai prezzi del mercato azionario locale, che dovrà quindi aggiustarsi con multipli più bassi. Considerando che la crescita dei profitti rallenta per via del rallentamento economico, ne deriva che la contrazione dei multipli si potrà realizzare solo con un calo delle quotazioni.
Insomma, come potete vedere l’aumento dei tassi sul mercato USA ha un effetto rilevante (e negativo) su queste economie strutturalmente più deboli dal punto di vista finanziario.
La situazione attuale
Sebbene la FED continui a tenere una politica espansiva, i rendimenti dei treasury USA sono in salita ormai da qualche tempo. Inoltre, nella recente riunione FED è emerso che il rialzo dei tassi sarà probabilmente anticipato di un anno.
Naturalmente, quando parliamo di effetti sui Paesi emergenti non intendiamo necessariamente che una politica USA restrittiva porti inevitabilmente a crisi finanziarie su questi Paesi. A volte l’effetto può essere meno evidente e più sottile.
Sta di fatto che nel 2021 la performance dell’MSCI Emerging Markets è comunque inferiore rispetto all’MSCI World. Nell’ultima rilevazione di fine maggio, si segnava un +7,26% per gli emergenti contro un +11,39% dell’MSCI World.
Per contro, nel 2020, quando la politica monetaria FED fu fortemente espansiva per contrastare l’emergere della Covid, gli emergenti segnarono +18,31%, contro un +15,90% dell’MSCI World.
Un aspetto, questo, sicuramente da tenere in considerazione se i tassi USA continueranno a salire.
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