Tassi Bce al 4,25%, quali conseguenze per le banche?

Violetta Silvestri

06/06/2024

Le banche osservano da vicino le decisioni della Bce visto che la politica dei tassi incide sui loro bilanci. Con il costo del denaro in calo al 4,25%, qual è l’impatto sugli istituti di credito?

Tassi Bce al 4,25%, quali conseguenze per le banche?

Con il taglio dei tassi Bce al 4,25% (3,75% sui depositi), quale sarà l’impatto sulle banche?

Il settore bancario è uno dei più coinvolti nella politica della banca centrale sul costo del denaro e la svolta dei tagli - che però non è stata confermata anche per luglio - potrebbe lasciare segni sui bilanci degli istituti di credito.

Occorre ricordare che il comparto bancario è il primo a essere legato alle decisioni dell’Eurotower proprio perché opera attraverso l’applicazione dei tassi di interesse e di deposito stabiliti a Francoforte.

Il ragionamento è chiaro e coinvolge direttamente le banche: l’Eurotower abbassa i tassi di riferimento, per le banche è meno costoso finanziarsi (chiedere soldi alla Bce), quindi agiscono diminuendo i tassi sui prestiti di famiglie e imprese. Anche il tasso di deposito che le banche ricevono lasciando somme in garanzia presso la Bce è sceso e gli istituti riceveranno pagamenti di interesse inferiori.

Nel sentore di una fine dei rialzi dei tassi, il legame tra bilanci bancari e decisioni Bce è quindi rilevante.

Tassi Bce in calo, profitti minori per le banche?

La prima equazione da fare è la seguente: se diminuiscono i tassi di interesse della Bce (ovvero il costo del denaro chiesto in prestito), scendono anche i profitti delle banche. Perché?

Il rialzo così forte e repentino dei tassi d’interesse ha finora significato che le banche hanno avuto un beneficio dal margine sugli interessi, che altro non è che la differenza tra interessi attivi (quelli che incassa da chi chiede i finanziamenti) e interessi passivi (quelli che paga ai clienti che depositano fondi). Con costi per prestiti maggiori, sale anche l’interesse attivo per la banca. Di contro, diminuirà con tassi in calo.

Quel che è certo è che il 2023 è stato un anno d’oro per le banche europee. Come sottolineato in questa nostra analisi, sommato l’utile netto delle 20 maggiori banche europee si arriva a quota 103 miliardi di euro, in rialzo del 32% rispetto ai 78 miliardi registrati l’anno precedente... ben tre quarti di questi istituti di credito hanno registrato profitti mai visti prima.

Non solo, il rialzo dei rendimenti legati alla liquidità depositata in banca dal risparmiatore (il tasso di deposito, sborsato dalla banca a favore di chi deposita soldi), ad esempio sui conti deposito non è andato di pari passo con l’aumento dei tassi di interesse, per esempio, sui mutui. Questo significa che le banche hanno goduto di un differenziale tra interessi attivi e passivi vantaggioso.

Nel breve termine, queste equazioni possono invertirsi. Nel lungo periodo, però, una politica di tassi più bassi incoraggia la richiesta di liquidità e quindi l’attività di prestito della banca, avvantaggiandola.

In sostanza, si viene a creare un clima di maggiore fiducia tra cittadini e imprese, che con rate meno onerose da pagare sono certi di poter onorare il debito. Il rischio di default e di prestiti deteriorati si dimezza e le banche se ne avvantaggiano.

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