Tassi BCE, Lagarde ora teme Trump. Taglio a dicembre: sorpresa in arrivo?

Laura Naka Antonelli

13/11/2024

La presidenza di Donald Trump preoccupa la BCE di Christine Lagarde. Le dichiarazioni sul prossimo taglio dei tassi.

Tassi BCE, Lagarde ora teme Trump. Taglio a dicembre: sorpresa in arrivo?

Per la BCE di Christine Lagarde la prossima sfida porta il nome di Donald Trump, ovvero del presidente eletto degli Stati Uniti.

Con Trump alla Casa Bianca, rischia di fatto di saltare quel piano a cui Lagarde ha lavorato alacremente in questi ultimi anni per riportare il tasso di inflazione dell’area euro al target del 2%, stabilito dalla stessa Banca centrale europea: un obiettivo che Lagarde è riuscita quasi a centrare, a colpi di rialzi dei tassi di interesse che hanno angustiato l’intera Eurozona, governi e cittadini in primis.

In tutto, ben dieci strette monetarie, lanciate a partire dal luglio del 2022 fino al settembre del 2023, che hanno fatto salire il tasso sui depositi delle banche presso la BCE dal valore negativo pari a -0,5% al record di sempre, pari al 4%.

Ansia più inflazione con Trump anche per Lagarde?

Che non si possa cantare ancora vittoria nei confronti dell’inflazione, è stata però la stessa Lagarde a dirlo e ripeterlo, e fino all’ultima riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower, dello scorso 17 ottobre, che si è tradotta nel terzo taglio dei tassi, nel corso del 2024, da parte dell’istituzione.

Ben prima dell’esito dell’esito delle Elezioni USA del 5 novembre scorso, la presidente della BCE aveva ammesso di guardare ancora con preoccupazione alla dinamica di alcune componenti dell’inflazione, in particolare all’inflazione dei servizi, che continua a viaggiare a livelli ancora troppo elevati, a causa delle pressioni salariali.

Cantare vittoria, a dispetto della sfilza dei rialzi dei tassi lanciata dall’Eurotower negli anni 2022-2023, era stato considerato da Lagarde ancora prematuro.

Tuttavia, a complicare il quadro ora è la prospettiva della presidenza USA di Donald Trump che, così come hanno avvertito diversi economisti, rischia di riaccendere la minaccia dell’inflazione, sicuramente negli Stati Uniti.

Anche nell’area euro?

La questione del possibile effetto contagio di una recrudescenza dell’inflazione USA sul trend dei prezzi dell’Eurozona è ampiamente dibattuta: secondo alcuni esperti, l’imposizione dei dazi da parte della prossima amministrazione americana sui beni che gli States importano dall’Europa potrebbe in realtà deprimere le pressioni inflazionistiche dell’area euro, che, di conseguenza, riuscirebbero anche a sventare un presunto effetto domino di un nuovo eventuale aumento dell’inflazione negli Stati Uniti. ù

In quel caso, così è stato fatto notare, la BCE di Christine Lagarde, più che temere l’inflazione, dovrebbe temere l’avvento della recessione, al punto da essere costretta a velocizzare, più che a frenare, la velocità dei tagli dei tassi.

Secondo altri, un risveglio dell’inflazione in USA di per sé condizionerebbe anche l’inflazione europea.

Cosa hanno detto gli esponenti della BCE. La frase sul taglio a dicembre

Alcune dichiarazioni sul futuro dell’inflazione sono state rilasciate in questi ultimi giorni da altrettanti esponenti del Consiglio direttivo della BCE.

Robert Holzmann, tra i membri più falchi della Banca centrale europea, ha affermato che l’agenda economica di Donald Trump si tradurrà probabilmente in una pressione al rialzo sull’inflazione non solo negli Stati Uniti, ma anche nell’area euro:

“(Trump) intende fare ciò che ha detto, e probabilmente agirà anche più velocemente di quanto prevediamo. In questo caso, cosa prevederanno i mercati?...I tassi di interesse rimarranno a livelli più alti, e anche l’inflazione sarà più elevata”, ha detto di prevedere Holzmann, sottolineando che il fenomeno dell’ascesa dei prezzi interesserà non solo gli Stati Uniti ma anche l’Eurozona.

Dal canto suo, stamattina, l’esponente del Consiglio direttivo della BCE francese Francois Villeroy de Galhau, numero uno della Banca di Francia, ha concordato sul fatto che i piani di politica economica di Trump “rischiano di riportare l’inflazione negli Stati Uniti”, non esprimendosi in modo netto su quanto avverrebbe in Europa.

Fatto sta che, per Villeroy, esiste sicuramente il rischio che l’agenda della prossima amministrazione zavorri la crescita economica. Si tratta di misure che “rischiano di abbassare un po’ la crescita, in tutto il mondo. Bisogna vedere se la riduzione sarà avvertita più negli Stati Uniti, in Cina o in Europa ”.

In questo contesto di incertezza, è stato però proprio Holzmann a dire di ritenere possibile un nuovo taglio dei tassi, da parte della BCE, anche a dicembre:

Non c’è nulla in questo momento che vada contro questa prospettiva, anche se questo non significa che ci sarà automaticamente una riduzione”, ha detto il presidente della Banca austriaca, in una intervista rilasciata al quotidiano Kleine Zeitung.

In linea con la strategia di Christine Lagarde di decidere la direzione dei tassi di riunione in riunione, Holzmann ha ricordato che la BCE, al momento, “non ha ancora a disposizione le ultime previsioni e gli ultimi dati”, che però arriveranno proprio nel mese di dicembre. Di conseguenza, “ il sì o il no (al taglio dei tassi) sarà deciso su quella base”.

E c’è chi non esclude una sorpresa tassi a dicembre

Un ulteriore taglio dei tassi a dicembre (occhio alla data) non viene dunque dato per certo, almeno in via ufficiale, dagli esponenti del Consiglio direttivo dell’Eurotower.

C’è chi ha parlato anche di una condizione sine qua non che dovrebbe essere soddisfatta affinché si possa assistere a un altro quarto atto firmato da Christine Lagarde.

Su un’altra sforbiciata scommettono invece i mercati, e qualche economista ha detto anche di non escludere il primo taglio dei tassi da parte della BCE pari addirittura a 50 punti base, dopo le riduzioni mini annunciate in tutti e tre i meeting del Consiglio direttivo, a partire da quello del 6 giugno, incluso, pari a 25 punti base.

Tra questi, la divisione di ricerca di ING ha scritto che, con l’esito delle Elezioni USA ora chiaro “i rischi sull’outlook della crescita dell’Eurozona si sono spostati chiaramente verso il basso e che un taglio dei tassi di 50 punti base è diventato di nuovo più probabile”.

D’altronde, “se è vero che la BCE di norma non si esprime su possibili cambiamenti di politica monetaria, è altrettanto vero che sarebbe quasi irresponsabile (da parte sua) non prendere in considerazione il risultato delle Elezioni. Almeno, la BCE potrebbe desiderare di giocare d’anticipo”. E qualcuno spera che sia proprio così. Soprattutto in Italia.

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