Boom dei salari, +5,42% su base annua. Il dato mette a rischio il percorso dei tagli dei tassi inaugurato quest’anno da Lagarde?
Shock per il trend dei salari dell’area euro.
La BCE ha annunciato oggi che, nel terzo trimestre del 2024, i salari negoziati dell’Eurozona sono schizzati del 5,42% su base annua, in decisa accelerazione rispetto al +3,54% del secondo trimestre.
La pubblicazione del dato, atteso per monitorare il trend dell’inflazione nell’area euro e, di conseguenza, la direzione futura dei tassi di interesse, avrà preso in contropiede in primis la presidente della BCE, Christine Lagarde.
Boom salari, arrivato il rapporto della BCE tanto atteso dai mercati. Focus sull’euro
Gli analisti dal canto loro si sono già messi all’opera per interpretare il dato: stando a quanto riporta Bloomberg, in questo contesto che vede riaffacciarsi la crescita fin troppo solida dei salari, almeno in base ai desiderata della BCE, l’impressione è che la possibilità che l’Eurotower tagli i tassi di 50 punti base, facendo finalmente la gioia di alcuni (soprattutto italiani) politici, sia stata se non azzerata decisamente ridimensionata.
Detto questo va specificato che, sul trend dei salari, stando a quanto ha riportato la stessa Eurotower, hanno pesato soprattutto i rialzi che hanno interessato le retribuzioni in Germania.
Occhio al trend dell’euro, che oggi perde nei confronti del dollaro USA, oscillando attorno a quota $1,050.
Il dollaro torna così a recuperare terreno, dopo le perdite accusate nelle ultime ore nei confronti delle principali valute e dopo aver testato (riferimento al US Index), il minimo in una settimana a 106,07 punti, a causa dello smobilizzo delle posizioni che erano state accumulate dagli investitori che avevano continuato a puntare sul “Trump trade”, anche dopo la notizia della vittoria di Donald Trump alle Elezioni USA dello scorso 5 novembre.
Ma cosa succede a questo punto ai tagli dei tassi di interesse dell’area euro, che la BCE di Christine Lagarde ha inaugurato quest’anno - successivamente ai continui rialzi dei tassi anti-inflazione lanciati nel 2022 e nel 2023 in modo incessante -, per la prima volta il 6 giugno, procedendo poi ad altre due sforbiciate? Certo, preoccupa il fatto che l’accelerazione sia stata la più forte addirittura dall’introduzione dell’euro.
A key gauge of euro-zone wages jumps by the most since the common currency was introduced — complicating the ECB’s plans for interest-rate cuts as inflation eases https://t.co/d5s1RJT2v5
— Bloomberg Economics (@economics) November 20, 2024
Verdetto salari a pochi giorni dall’annuncio sui tassi della BCE
Le indicazioni sui salari negoziati dell’Eurozona sono arrivate di fatto a poche settimane dall’ultima riunione del Consiglio direttivo della BCE del 2024, ormai alle porte, che rischia di tradursi in un nuovo capitolo dell’annosa battaglia che vede contrapposti da sempre i falchi, soliti guardare alla minaccia di un’inflazione che rischierebbe a loro avviso di infiammarsi in qualsiasi momento (in questo caso anche a causa del persistere delle tensioni geopolitiche), e le colombe, solite lanciare invece allarmi più sul rischio che il PIL dell’Eurozona finisca per essere accompagnato da un segno meno, e dunque scivolare in una condizione di recessione.
Un alert è stato lanciato dal fronte dovish proprio ieri dal governatore di Bankitalia Fabio Panetta.
Il numero uno di Palazzo Koch ha lanciato un monito neanche tanto velato a Christine Lagarde, numero uno della BCE che, da anni, si è fatta ambasciatrice della necessità di riportare il trend di crescita annuo dei prezzi dell’area euro al target fissato dalla stessa Banca centrale europea (del 2%), dopo le fiammate continue dell’inflazione scatenate dalla guerra in Ucraina e, ancora prima, dal reopening dell’economia europea successiva ai periodi di lockdown.
Panetta ha di fatto indicato il desiderio di staccare la spina alla restrizione monetaria tuttora in atto in Eurozona, anche dopo i tre tagli dei tassi annunciati dalla BCE. Non solo: il governatore di Bankitalia ha fatto notare che, in caso di bisogno, la politica monetaria dell’Eurotower dovrebbe tornare anche a essere espansionistica, andando oltre il livello neutrale dei tassi.
Quanto dunque questo nuovo indicatore macroeconomico può mettere i bastoni tra le ruote sia al processo di allentamento della restrizione monetaria in atto che, ovviamente, alla nutrita platea delle colombe, che chiedono tagli dei tassi più decisi e anche più significativi?
In realtà, va rimarcato il fatto che la crescita dei salari è stata condizionata soprattutto dal trend delle retribuzioni in Germania, balzate nel corso del terzo trimestre di ben l’8,8% su base annua, al ritmo più sostenuto dal 1993.
La BCE ha già informato, inoltre, di prevedere una rapida decelerazione del tasso di crescita dei salari sia nel 2025 che nel 2026, fattore che dovrebbe riportare a suo avviso l’inflazione al target del 2% in modo sostenibile.
Per quanto riguarda le scommesse dei mercati, occhio al commento che è stato rilasciato dagli economisti di ING, che hanno affermato che “i mercati sono convinti del fatto che il prossimo taglio dei tassi da parte della BCE arriverà a dicembre, scommettendo su 125 punti base di tagli entro il novembre dell’anno prossimo ”. Il commento è stato pubblicato, tuttavia, prima della diffusione del dato relativo ai salari.
Gli economisti di ING anche sottolineato ieri anche come un taglio di 50 punti base nella imminente riunione di dicembre fosse possibile.
Il dato di oggi, in teoria, rende a questo punto più probabile una ennesima riduzione dei tassi di 25 punti base.
Ma se si considera che è la stessa BCE a ritenere che la crescita dei salari rallenterà notevolmente il passo e che diversi sono i suoi esponenti che iniziano a temere seriamente per la crescita dell’area euro, è ragionevole evincere che l’Eurotower, falchi permettendo, non sbatterà la porta in faccia all’opzione di un taglio di mezzo punto percentuale.
David Powell, economista senior di Bloombeg Economics, ha commentato il dato di oggi ammettendo che “il netto aumento dei salari negoziati dell’area euro, nel terzo trimestre del 2024, metterà in difficoltà i falchi del Consiglio direttivo (della Bce”.
Detto questo, a suo avviso, “è improbabile che i dati impediscano alla BCE di tornare a tagliare i tassi a dicembre”. E questo in quanto l’Eurotower avrebbe già spostato l’attenzione sugli indicatori che adottano un approccio più “forward looking” (come auspicato dal governatore di Bankitalia Fabio Panetta) e, anche in quanto “l’outlook più generale sull’inflazione è diventato decisamente meno preoccupante”. Talmente meno preoccupante che la paura, ora, è che l’inflazione finisca per viaggiare a un ritmo molto inferiore rispetto al target del 2% su cui punta la BCE.
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