Il tasso di interesse in Russia continua a preoccupare gli analisti, rimanendo al 21%. Ecco cosa sta accadendo e quali sono i rischi e le sfide di Mosca.
La Russia si ferma al 21%.
Stando agli ultimi dati aggiornati a dicembre 2024, il tasso di interesse in Russia sembra essere fermo al a questa percentuale da alcuni mesi. È questo il risultato della decisione della Banca centrale russa che ha sorpreso analisti ed esperti del settore, i quali invece si aspettavano un ulteriore incremento per contenere la forte inflazione che ha colpito il Paese.
Dopo l’aumento di 200 punti base deciso a ottobre, molti ritenevano che la politica monetaria restrittiva dovesse proseguire con nuovi rialzi. Tuttavia, l’istituto guidato da Elvira Nabiullina ha scelto una strategia differente, mantenendo invariato il tasso nonostante le crescenti pressioni inflazionistiche e le critiche del mondo imprenditoriale.
Il mantenimento del tasso d’interesse al 21% riflette la volontà di Mosca di prendersi del tempo per valutare l’efficacia delle misure adottate finora. L’inflazione, che a dicembre ha raggiunto l’9,5% (dopo l’8,9% toccato a novembre) su base annua, rimane elevata e ben al di sopra dell’obiettivo di lungo termine fissato dalla Banca centrale al 4%. Inoltre, le spese militari per la guerra in Ucraina continuano a rappresentare un fattore di pressione economica.
La decisione della Banca centrale suggerisce che Mosca voglia prendersi del tempo per valutare le prossime mosse, ma lascia aperti dubbi sulla sostenibilità di questa strategia. Ecco cosa sta accadendo in Russia e il difficile equilibrio su cui si poggia l’economia del Paese.
La Russia sorprende con un tasso d’interesse fermo al 21%
La scelta della Banca centrale russa di non modificare il tasso d’interesse ha colto di sorpresa i mercati. Dopo aver già incrementato il tasso di 200 punti base a ottobre, gli analisti prevedevano una nuova stretta per contrastare l’inflazione in crescita. Tuttavia, le autorità monetarie hanno ritenuto che le misure attuate fossero sufficienti per stabilizzare i prezzi nel medio termine.
La decisione è giustificata con la necessità di consolidare l’effetto delle politiche restrittive adottate finora. L’aumento del costo del denaro ha già avuto un impatto sul settore creditizio, riducendo la disponibilità di prestiti e limitando la capacità di spesa di famiglie e imprese. Secondo i dati più recenti, l’inflazione ha toccato il 9,5% a metà dicembre, ben oltre il target del 4% fissato per il 2026.
Le imprese russe, in particolare quelle più vicine al Cremlino, hanno espresso preoccupazione per il mantenimento di tassi così elevati. Alcuni esponenti del mondo economico, tra cui Sergei Chemezov di Rostec e Alexei Mordashov del settore siderurgico, hanno sollecitato un allentamento della politica monetaria per favorire la crescita. La governatrice Nabiullina, tuttavia, sembra determinata a mantenere il controllo inflazionistico come priorità.
Il panorama economico russo rimane complesso, soprattutto con la debolezza del rublo che contribuisce all’aumento dei prezzi dei beni importati. Inoltre, il conflitto in Ucraina continua a drenare risorse finanziarie, alimentando interrogativi sulla sostenibilità della strategia economica adottata dal governo.
Inflazione e crescita economica: le sfide della Russia
Nonostante le dichiarazioni ottimistiche del presidente Vladimir Putin, secondo cui l’economia russa starebbe crescendo a un ritmo del +3,9-4%, la realtà presenta sfide significative. L’inflazione rimane elevata e incide sul costo della vita, con aumenti significativi nei beni alimentari e nei servizi essenziali. Alcuni esperti mettono in dubbio la sostenibilità di questa crescita, attribuendola principalmente alle spese statali e al settore bellico.
Tuttavia, il malcontento sociale cresce, con molte famiglie che faticano a far fronte al rialzo dei prezzi e alle difficoltà di accesso al credito. La prossima riunione della Banca centrale russa, prevista per febbraio 2025, sarà cruciale per comprendere l’evoluzione della politica monetaria.
Se l’inflazione continuerà a salire, un nuovo aumento dei tassi potrebbe diventare inevitabile, con il rischio di frenare ulteriormente la crescita economica. Nel frattempo, il Cremlino dovrà trovare un equilibrio tra la necessità di sostenere l’economia interna e il mantenimento della stabilità finanziaria. Con le sanzioni occidentali ancora in vigore e il peso delle spese militari sempre più rilevante, il 2025 si prospetta un anno decisivo per il futuro economico del Paese.
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