I dati sull’inflazione cinese non sono incoraggianti e gettano un’ombra sulla ripresa economica della potenza asiatica.
La ripresa economica della Cina incontra un primo ostacolo: prezzi bassi - soprattutto dei generi alimentari - e tasso di inflazione al di sotto delle aspettative.
Il dato di ottobre ha registrato un livello mai così basso dal 2009, mettendo in evidenza la debolezza della domanda interna e le preoccupazioni per la forza di spesa e di consumo delle famiglie.
Nel mirino è finito il comparto alimentare, i cui prezzi hanno guidato la discesa e, soprattutto, il costo della carne di maiale, caduto a picco.
Anche la ripresa economica post-Covid della Cina, quindi, potrebbe trovare elementi di rallentamento.
Cina: tegola inflazione, ripresa a rischio?
I prezzi più bassi della carne di maiale hanno contribuito a spingere l’inflazione dei prezzi al consumo in Cina al livello più basso degli ultimi 11 anni, allarmando sulla ripresa del Paese dalla pandemia.
L’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,5% su base annua in ottobre, secondo i dati ufficiali, deludendo le aspettative a 0,8%. Ciò rispetto a un aumento dell’1,7% a settembre e del 2,4% ad agosto.
Il calo dell’inflazione cinese è stato determinato principalmente dai prezzi dei prodotti alimentari, che sono aumentati bruscamente durante l’estate, ma che hanno evidenziato una crescita soltanto del 2,2% in ottobre.
I prezzi della carne di maiale, componente cruciale nel paniere di merci del Paese, sono diminuiti del 2,8% in ottobre, nel loro primo calo su base annua da marzo 2019.
I dati sull’inflazione inferiore alle attese riflettono la debolezza della domanda delle famiglie in un momento in cui gli economisti stanno osservando attentamente il ruolo dei consumi cinesi nella sua ripresa dalla pandemia.
Da ricordare, che la Cina sta puntando proprio sulla domanda interna nei suoi piani futuri, in modo da ridurre il più possibile la dipendenza dalle esportazione e sollecitare in questo modo il motore della ripresa.
Il comunicato ha anche sollevato la prospettiva di deflazione dei prezzi al consumo in Cina prima della fine dell’anno, il che potrebbe avere un impatto sulla fiducia delle imprese.
L’inflazione CPI core, che esclude cibo ed energia, è stata dello 0,5% in ottobre ed è rimasta a quel livello - il più basso dal 2010 - per diversi mesi.
Jingyang Chen, un economista cinese di HSBC, ha sottolineato:
“Una cosa per spiegare la debole inflazione core CPI è che, a causa della domanda debole complessiva, rivenditori e aziende. . . quest’anno potrebbe aver tentato di abbassare i prezzi per promuovere più vendite.”
Anche i prezzi alla produzione hanno registrato un calo in Cina: -2,1% su base annua a ottobre. La diminuzione continua da nove mesi proprio per effetto della crisi esplosa con la pandemia.
Consumatori cinesi in osservazione
Se è vero che la grande forza cinese è nella sua immensa domanda interna, il comportamento dei consumatori resta osservato speciale per capire come potrà avviarsi la ripresa economica.
I dati sulle vendite al dettaglio che verranno pubblicati la prossima settimana e il Singles’ Day, il più grande evento di acquisti al mondo, che inizierà domani in Cina, offriranno ulteriori indizi sulla forza della domanda dei consumatori nel Paese.
I dati sulle vendite al dettaglio sono tornati a crescere a settembre, ma hanno continuato a rimanere indietro rispetto al boom industriale.
Gli esperti ricordano che le vendite in alcune aree, come le automobili, sono in ripresa, il percorso di crescita nei consumi sarà molto graduale e l’inflazione potrebbe cadere in territorio negativo nei prossimi mesi.
Ting Lu, capo economista cinese di Nomura, ha affermato che il calo è stato determinato principalmente dai prezzi della carne di maiale. Ha suggerito che la Banca popolare cinese non reagirà alla minore inflazione allentando la politica monetaria e ha detto che Pechino manterrà un approccio attendista.
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