Arriva la stretta contro la crisi energetica: un emendamento al dl Bollette introduce la riduzione delle temperature per i riscaldamenti e l’innalzamento per l’aria condizionata di un grado.
Termosifoni più bassi e aria condizionata più alta: negli uffici pubblici arriva la stretta contro la crisi energetica. A introdurla un emendamento al decreto Bollette che è stato approvato in commissione e lunedì andrà in Aula alla Camera.
Il primo provvedimento concreto contro il caro energia e, soprattutto, contro il rischio di carenze di forniture in caso di sanzioni più forti contro la Russia sul gas, riguarda la pubblica amministrazione. La novità cambia la media ponderata della temperatura degli edifici pubblici: il nuovo range sarà tra i 19 e i 27 gradi.
L’emendamento è stato approvato dalle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera: è stato presentato dal Movimento 5 Stelle e riformulato dal governo attraverso la viceministra all’Economia Laura Castelli. Di fatto dal Parlamento arriva la prima stretta contro la crisi energetica.
Quando arriva la stretta su riscaldamenti e condizionatori
Le novità riguardanti gli uffici pubblici entreranno in vigore dal primo maggio del 2022 e resteranno valide fino al 31 marzo del 2023 per tutti gli uffici della pubblica amministrazione. Per il momento, quindi, non è prevista una stretta simile per le imprese o le abitazioni private.
Termosifoni e aria condizionata nella Pa, cosa cambia
Le nuove temperature da rispettare negli uffici della Pa, quindi, sono di 27 gradi per l’aria condizionata e di 19 per i riscaldamenti. In entrambi i casi, comunque, c’è un margine di tolleranza di due gradi. Quindi per i termosifoni la temperatura prevista è di 19 gradi, ma può salire fino a 21; per l’aria condizionata è di 27 gradi, ma può scendere a 25.
L’emendamento va a modificare la precedente norma sul tema, in vigore dal 2013: si prevedeva una temperatura di 20 gradi per il riscaldamento e di 26 per i condizionatori, sempre con i due gradi di tolleranza. Quindi di fatto si cambia di un grado: uno in meno in inverno e uno in più in estate, semplificando. Vengono esclusi dal provvedimento solo ospedali, cliniche e case di cura.
Cosa significa cambiare le temperature degli uffici pubblici
Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, spiega che se si applicasse questo regime per i riscaldamenti e i condizionatori di tutte le case e gli uffici si arriverebbe a un consumo di un miliardo di metri cubi di gas in meno. Il problema è che noi dalla Russia riceviamo 29 miliardi di metri cubi.
Spegnere completamente invece porterebbe a 10 miliardi di metri cubi in meno per i condizionatori e a 20 miliardi in meno per i riscaldamenti. Ipotesi, comunque, praticamente impossibile. Sembra molto più probabile intervenire su chi consuma più energia, quindi le industrie, i servizi e i trasporti.
Il governo prepara il piano contro la crisi energetica
Il governo sta lavorando anche ad altre opzioni, da mettere in campo in caso di reale necessità, per esempio in caso di taglio alle forniture del gas russo. Tra le idee allo studio c’è quella di spegnere l’illuminazione pubblica in alcune ore della notte o ridurre i limiti di velocità delle automobili. E non si esclude di poter arrivare a degli stop programmati, seppur limitati.
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