Termosifoni sempre accesi o no? Cosa conviene per risparmiare

Ilena D’Errico

13 Ottobre 2024 - 18:54

Riscaldamento fisso o a intermittenza? Il dubbio di tutte le famiglie italiane con l’arrivo del freddo. Scopriamo cosa conviene per risparmiare, se tenere i termosifoni sempre accesi o no.

Termosifoni sempre accesi o no? Cosa conviene per risparmiare

Le temperature si stanno abbassando e in molti Comuni le famiglie hanno iniziato ad accendere il riscaldamento. Iniziano così i dubbi soliti di questo periodo, alla ricerca di strategie per contenere i costi in bolletta. Qualcuno preferisce tenere i termosifoni sempre accesi per evitare sbalzi di temperatura e ottenere un ambiente confortevole senza alzare troppo la potenza. Altri ritengono superfluo lasciare il riscaldamento acceso quando la casa è vuota, considerandolo uno spreco, concedendosi così una temperatura più alta nelle poche ore di utilizzo.

Risparmiare sul riscaldamento è davvero fondamentale per i consumatori, che necessitano di soluzioni intelligenti per ridurre i costi senza pregiudicare il comfort domestico. Cerchiamo quindi di capire cosa conviene fare, se tenere i termosifoni sempre accesi oppure accenderli al bisogno.

Termosifoni sempre accesi o no?

Spesso si pensa che la soluzione migliore per tenere sotto controllo i consumi sia quella di tenere i termosifoni spenti quando il riscaldamento non è necessario per poi accenderli al bisogno. Accendendo i termosifoni solo quando fa freddo si rischia non solo di non risparmiare, ma addirittura di incrementare i consumi e i costi.

Bisogna infatti considerare che l’accensione del riscaldamento richiede una notevole energia, molta di più rispetto a quella necessaria per il mantenimento della temperatura. Ripetendo questa operazione diverse volte al giorno, quindi, è molto probabile un maggiore dispendio energetico.

Oltretutto, tenendo i termosifoni spenti anche l’ambiente domestico rimane freddo e necessita di tempo per riscaldarsi. Si ha quindi una ridotta utilità, ma anche il rischio di aumentare la potenza del riscaldamento per tentare di rimediare, provocando un ulteriore dispendio energetico inutile.

Da questo punto di vista, l’ideale sarebbe mantenere i termosifoni sempre accesi alla temperatura minima, aumentando la potenza soltanto in caso di effettivo bisogno. In questo modo, la casa rimane calda e i consumi sono tenuti sotto controllo (oltre ad essere sufficientemente prevedibili).

Questo però non significa che tenere i termosifoni sempre accesi sia la soluzione migliore per tutti. È vero che i costi di accensione ripetuti fanno aumentare, in proporzione, il dispendio energetico rispetto a una sola accensione e un utilizzo costante, ma bisogna verificare nei fatti quanto effettivamente questo dato sia influente.

Chi ha bisogno di accendere i termosifoni più volte al giorno, per esempio, troverà un significativo risparmio nell’utilizzo costante. Al contrario, chi necessita di accendere il riscaldamento solo alla sera e per poco tempo (ad esempio perché la casa è piccola e mantiene efficacemente il calore) consumerebbe – e spenderebbe – di più tenendo i termosifoni sempre accesi, seppur al minimo della potenza.

Cosa conviene per risparmiare in bolletta

Tendenzialmente, è preferibile tenere i termosifoni sempre accesi a basse temperature, purché l’isolamento termico dell’abitazione sia adeguato. In caso contrario, nessuna pianificazione di utilizzo del riscaldamento è davvero efficace, perché bisogna dare priorità alla limitazione della dispersione.

Al di là di ciò, la valutazione delle strategie di risparmio non può prescindere dalle circostanze particolari di ogni caso. Gli elementi da prendere in considerazione sono quindi:

  • Ore di utilizzo dei termosifoni;
  • momenti non consecutivi in cui si ha necessità del riscaldamento;
  • tempo di riscaldamento dell’ambiente e capacità di trattenere il calore.

In genere, la soluzione migliore è quella di lasciare i termosifoni accesi al minimo della potenza, che consente alla maggior parte delle famiglie italiane di ridurre i consumi. È bene ricordare, tuttavia, che esistono delle eccezioni e che dunque bisogna valutare la situazione in base alle proprie necessità e abitudini.

Un metodo spesso utile per ottenere un ambiente caldo riducendo i consumi è quello di diversificare il riscaldamento in base alle stanze e alle proprie necessità. La cucina, per esempio, raramente necessita del riscaldamento perché è già intiepidita dal calore di forno e fornelli, quando utilizzata.

Il bagno e la camera da letto, invece, necessitano spesso di un maggiore riscaldamento. È comunque importante ricordare che la scelta di tenere i termosifoni sempre accesi a basse temperature è funzionale anche per la salute, perché consente di evitare sbalzi repentini. Oltretutto, la temperatura domestica non dovrebbe superare i 16/18 °C, 21 °C al massimo.

Ovviamente se la casa è piccola, con serramenti e infissi di qualità e magari spesso colpita da sole si potrebbe scegliere di accendere i termosifoni solo al bisogno, essendo quest’ultimo sporadico e anche esiguo (basterebbe una bassa potenza a ottenere il tepore desiderato).

La risposta? Dipende

Possiamo concludere che non c’è una soluzione adatta a tutti, tenendo conto del fatto che ogni strategia ha al contempo pro e contro. Tenere i termosifoni accesi più a lungo ma a temperature contenute risulta un sistema generalmente conveniente, ma è importante non esagerare. Non si parla certo di tenere il riscaldamento acceso 24 ore al giorno, che avrebbe vari effetti negativi, tra cui un enorme impatto ambientale e vari pregiudizi per la salute.

L’ideale sarebbe diversificare anche le temperature, privilegiando potenze minime quando la casa è vuota e permettendosi di alzarle un pochino, non più del necessario, quando occorre. Non bisogna comunque generalizzare, perché anche la proporzione tra le ore passate in casa e il tempo in cui l’appartamento resta vuoto è molto importante.

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