La presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen si è schierata per la prima volta del tutto a favore del price cap sul gas: ma ora Mosca è pronta alle contromisure.
“Sono delle ferma convinzione che è tempo di un tetto al prezzo del gas dai gasdotti russi in Europa”. Sono nette le parole di Ursula Von Der Leyen. La presidente della Commissione europea, per la prima volta, si schiera nettamente a favore del meccanismo del price cap, su cui aveva in parte aperto nei mesi scorsi.
L’Unione europea, così, dopo il sostanziale via libera da parte della Germania, potrebbe mettere davvero un prezzo massimo al metano, nel tentativo di fermare le speculazioni e abbassare drasticamente i costi di gas e luce per famiglie e imprese.
L’accelerazione delle ultime ore, così, potrebbe ridimensionare le previsioni negative per l’autunno sulle bollette, che in Italia secondo Arera sono destinate almeno a raddoppiare ad ottobre. Rimane, però, l’incognita delle possibili contromosse di Mosca, che ha già minacciato l’Europa di interrompere la vendita di petrolio e potrebbe far lo stesso con il gas. Vediamo quindi come funzionerebbe il price cap e di quanto potrebbero calare le bollette.
Come funziona il price cap
Le sole parole, senza interventi concreti, sono già bastate a invertire la rotta sul mercato. Ad Amsterdam, il contrato Ttf, che fa da riferimento per il metano in Europa, continua a scendere, attestandosi ora attorno ai 200 euro al megawattora, dopo i picchi di 300-350 dei giorni scorsi.
Il price cap funzionerebbe così: si imporrebbe una soglia (si parla di 80-90 euro al megawattora) oltre la quale gli operatori europei non possono acquistare il gas. Il limite varrebbe solo per il gas importato dalla Russia e per un periodo limitato. Verrebbero così esclusi i Paesi diversi dalla Russia che ci forniscono gas, come Qatar, Stati Uniti, Egitto, Algeria e Azerbaijan, indispensabili in questo momento di crisi, in vista dell’inverno difficile che ci aspetta.
Il modello spagnolo e portoghese
L’Unione europea mostrerebbe quindi i muscoli, mettendo alle strette la Russia: o vende il gas a un prezzo contenuto oppure rinuncia a tutte le esportazioni in Europa. Altrimenti, per non rischiare una possibile escalation, si potrebbe applicare il modello attualmente in vigore in Spagna e Portogallo (al momento pare l’ipotesi più plausibile).
In pratica gli operatori comprano al prezzo massimo, ma l’Ue mette in campo fondi e garanzie per coprire la differenza. Nei due Paesi iberici, vista la loro scarsa interconnessione energetica, è stato fissato un prezzo massimo per il gas a 40-50 euro al megawattora, con i governi che pagheranno più di 8 miliardi di euro alle aziende energetiche. Applicare lo stesso modello a tutta l’Ue significa avere bisogno di decine di miliardi e quindi di un Energy Recovery Fund.
Il possibile sconto in bolletta
Con questi prezzi sul mercato di Amsterdam l’aumento dei costi in bolletta in Italia non supererebbe la previsione di Arera di un raddoppio a ottobre. Con il tetto al prezzo del gas in tempi molto rapidi, invece, l’aumento potrebbe essere del tutto sterilizzato e forse arrivare un leggero risparmio, evitando la crescita del numero dei morosi.
Lo dimostra il caso di Madrid. Stando ai dati del 1 settembre il prezzo finale dell’elettricità per chi abita in Spagna è stato di 456 euro per megawattora. Se non ci fosse stato il price cap nazionale sarebbe stato di 513 euro. Il risparmio è stato dell’11%. Secondo i dati del governo, però, durante l’estate si sono toccate punte di risparmio del 35% e in generale, sempre per l’esecutivo, il risparmio medio alla fine durante il periodo del price cap dovrebbe essere del 15%.
Tradotto: in caso di tetto europeo i cittadini risparmierebbero qualche decina di euro al mese, le imprese centinaia o addirittura migliaia di euro (per le più grandi). Ma restano da convincere le nazioni del Nord, guidate dai falchi olandesi, che sono contrarie perché convinte che il meccanismo possa non funzionare. Il mercato Ttf di Amsterdam, poi, sta diventando centrale in Europa proprio per la questione del gas: un vantaggio competitivo a cui l’Olanda non vuole rinunciare.
Le possibili contromosse della Russia
Tutto, però, dipende da Mosca. Intanto, infatti, arrivano le prime minacce. Dopo quella di non fornire più petrolio, ora la Russia passa al gas. Secondo il vice capo del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev il metano di Mosca “non ci sarà più” in Europa se l’Ue imporrà il price cap.
“Se i Paesi ostili metteranno un tetto ai prezzi sulle risorse energetiche russe- aveva detto ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass- forniremo petrolio solo ai Paesi che si adeguano alle condizioni del mercato”.
Sempre secondo Peskov l’affidabilità del gasdotto Nord Stream, che porta il gas russo in Europa ed è chiuso per manutenzione almeno fino a domani, è minacciata a causa della mancanza di dotazioni tecnologiche. “Non ci sono riserve tecnologiche- ha detto- è in funzione solo una turbina, quindi fate voi i conti”. Sempre secondo Mosca gli stoccaggi di metano “non basteranno all’Ue per superare l’inverno”.
Nuovo allarme sui razionamenti
Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, “se la Russia chiudesse oggi il rubinetto del gas, con le scorte all’83%, all’inizio di gennaio saremmo costretti a razionare i consumi. Ma sarebbe meglio cominciare anche prima, per non dover tagliare pesantemente nei mesi più freddi”.
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