Amazon non mostrerà i prezzi aumentati per i dazi dopo una telefonata di Trump a Bezos: la Casa Bianca in precedenza aveva accusato l’azienda di aver collaborato con un’agenzia di propaganda cinese.
Amazon alla fine non mostrerà i prezzi dei suoi prodotti aumentati a causa dei dazi. Alla fine è servita una telefonata di Donald Trump a Jeff Bezos - fondatore del colosso dell’e-commerce e secondo uomo più ricco al mondo stando alla classifica di Forbes - per far rientrare questa sorta di crisi emblematica del nervosismo che serpeggia negli Stati Uniti.
Nelle scorse ore Donald Trump ha telefonato al fondatore di Amazon, Jeff Bezos, dopo che è emersa la notizia che il colosso della vendita al dettaglio intendeva comunicare ai propri clienti il costo dei dazi commerciali. In sostanza l’importo aggiunto in seguito alle tariffe sarebbe stato visualizzato accanto al prezzo totale di listino di ciascun prodotto.
Amazon ha affermato di aver valutato la possibilità di quantificare l’impatto per gli acquirenti che utilizzano Amazon Haul, un sito low cost lanciato negli Stati Uniti lo scorso anno per competere con Shein e Temu.
Nel giustificare la retromarcia a seguito della telefonata di Trump - che si sarebbe particolarmente arrabbiato secondo i media d’Oltreoceano -, l’azienda ha spiegato di aver deciso di non andare avanti in quanto l’idea non è mai stata presa in considerazione per la sua piattaforma principale.
Questa vicenda senza dubbio è emblematica della pressione che l’amministrazione Trump sta subendo a causa delle nuove tariffe sulle importazioni che, secondo gli analisti, porteranno a prezzi più alti per i consumatori e aumenteranno le possibilità di una recessione; un livello di nervosismo che è trapelato anche dalle dure parole della portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, che durante un punto stampa ha accusato Amazon di aver collaborato con la Cina.
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Amazon, i dazi e la accusa di propaganda con la Cina
Nella giornata di martedì durante una conferenza stampa in occasione dei primi 100 giorni di mandato di Donald Trump, la portavoce Karoline Leavitt ha dichiarato di aver discusso con il presidente della presunta mossa di Amazon, sostenendo che essa rappresenta “un altro motivo per cui gli americani dovrebbero acquistare prodotti americani”.
“Questo è un atto ostile e politico da parte di Amazon - ha attaccato Leavitt - Perché Amazon non l’ha fatto quando l’amministrazione Biden ha portato l’inflazione al livello più alto degli ultimi 40 anni?”.
La portavoce poi ha affondato il colpo citando Reuters che “di recente ha scritto che Amazon ha collaborato con un’agenzia di propaganda cinese”, mostrando poi un rapporto - sempre di Reuters - del dicembre 2021 in cui si affermava che Amazon aveva rispettato un editto del governo di Pechino che imponeva la rimozione di recensioni e valutazioni dei clienti da un libro di discorsi e scritti del presidente cinese Xi Jinping.
A seguito di queste dichiarazioni le azioni di Amazon sono scese di oltre il 2% nelle contrattazioni pre-mercato, ma a mezzogiorno il titolo già aveva recuperato le perdite.
Dopo quest’attacco da parte della sua portavoce, Donald Trump ha alzato la cornetta e ha chiamato Jeff Bezos anche una fonte di Amazon citata dalla Bbc ha spiegato che decisione di non mettere in luce i nuovi costi non è una risposta alle lamentele della Casa Bianca.
Difficile pensare però che le due cose non siano collegate, con la Bbc che poi ha ricordato come Amazon è stata tra le tante aziende che hanno donato denaro all’insediamento del presidente e al signor Bezos è stato riservato un posto d’onore all’evento.
Economia e politica ormai sono diventate una cosa sola negli Stati Uniti, una sorta di Risiko commerciale e geopolitico che sta provocando grande instabilità nei Mercati.
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