Trump lancia una nuova minaccia ad altri dieci paesi

Luna Luciano

2 Febbraio 2025 - 10:25

Trump lancia una nuova minaccia ad altri 10 Paesi e ha colpito Cina, Messico e Canda con nuovi Dazi. Ecco quali sono state le reazioni dei leader e quali sono i rischi di questa politica economica.

Trump lancia una nuova minaccia ad altri dieci paesi

Trump lo ha fatto di nuovo. Dopo aver minacciato alcuni Paesi di ritorsioni nel caso avessero abbandonato il dollaro, ha imposto ieri, sabato 1° febbraio, dei dazi che potrebbero avere ripercussioni significative sull’economia globale.

Il neo ri-eletto presidente degli Stati Uniti ha utilizzato il suo canale preferito, i social media, per lanciare nuove minacce economi che contro dieci nazioni, colpevoli, a suo dire, di voler mettere in discussione il dominio del dollaro statunitense come valuta di riserva internazionale. Il post, pubblicato su Truth Social, è stato chiaro: chiunque tenti di creare una nuova valuta alternativa o di sostenere altre monete in grado di sostituire il dollaro dovrà affrontare tariffe fino al 100%.

Questa mossa arriva in un momento di crescente tensione internazionale, soprattutto dopo che Russia e Iran hanno deciso di dire addio al dollaro nelle loro transazioni commerciali. Un gesto che ha scatenato una reazione a catena tra le economie emergenti, minacciando l’egemonia economica degli Stati Uniti. Vista la situazione, è importante capire quali Paesi ha minacciato Trump, quali sono state le reazioni e quali sono i rischi della politica economica adottata dal 47° presidente degli Stati Uniti d’America. Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.

Trump minaccia 10 Stati, ecco quali: chi sono i Paesi BRICS

I Paesi nel mirino di Trump sono principalmente quelli appartenenti al gruppo dei BRICS, un’alleanza economica originariamente formata da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Negli ultimi anni, il gruppo si è allargato includendo Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti e Indonesia.

Questi Paesi rappresentano una parte significativa dell’economia mondiale e hanno mostrato un interesse crescente nel ridurre la loro dipendenza dal dollaro americano, esplorando la possibilità di una moneta comune o rafforzando l’uso delle valute locali nei commerci internazionali.

Curiosamente, in una recente conversazione con un giornalista nello Studio Ovale, Trump ha commesso una gaffe che ha sollevato molte critiche. Alla domanda sulla spesa per la difesa, ha chiesto: “La Spagna è una nazione BRICS?”, dimostrando di non avere chiara la composizione del gruppo.

Nonostante questa svista, il presidente ha continuato con le sue minacce, estendendole anche a Paesi come Cina, Canada e Messico, che pur non facendo parte dei BRICS, sono stati accusati di pratiche commerciali sleali e di contribuire al deficit commerciale degli Stati Uniti.

Dazi al 10% e 25%, Trump contro Cina, Messico e Canada

Oltre alle minacce verbali, Trump ha concretizzato le sue intenzioni imponendo dazi del 25% su una vasta gamma di prodotti provenienti da Canada e Messico, e del 10% su quelli provenienti dalla Cina. Questa decisione ha immediatamente sollevato reazioni negative da parte dei leader di questi Paesi.

Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha dichiarato che il Canada è pronto a rispondere con “una risposta immediata, decisa, energica ma ragionevole”. Anche il Messico ha minacciato ritorsioni simili, mentre la Cina ha avvertito che potrebbero essere ripristinate le tariffe di ritorsione su prodotti agricoli statunitensi, come avvenuto durante il primo mandato di Trump.

Le tariffe riguardano una vasta gamma di beni, tra cui elettronica, giocattoli, prodotti agricoli, legname e automobili. Questo aumento dei costi potrebbe avere effetti significativi sui consumatori statunitensi, che potrebbero trovarsi a pagare di più per beni di uso quotidiano. Inoltre, le imprese americane che dipendono da forniture provenienti da questi Paesi dovranno decidere se assorbire i costi o trasferirli ai clienti, con conseguenze sui profitti e sull’occupazione.

Aumentano i dazi, quali sono i rischi della politica economica di Trump?

L’approccio protezionistico di Trump comporta diversi rischi per l’economia statunitense e globale. Le tariffe possono portare a un aumento dell’inflazione interna, rendendo i beni di consumo più costosi per le famiglie americane. Inoltre, le ritorsioni da parte dei Paesi colpiti potrebbero danneggiare settori chiave dell’economia statunitense, come l’agricoltura e l’industria automobilistica, che dipendono fortemente dall’export.

Gli economisti avvertono che un’escalation della guerra commerciale potrebbe indebolire la crescita economica globale e aumentare l’incertezza nei mercati finanziari. Le catene di approvvigionamento internazionali, già messe a dura prova dalla pandemia, potrebbero subire ulteriori interruzioni, con effetti negativi su produttività e investimenti. In definitiva, sebbene le tariffe possano temporaneamente rafforzare alcune industrie nazionali, a lungo termine potrebbero compromettere la competitività degli Stati Unit e aggravare le tensioni diplomatiche con partner chiave.

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