Chi dominerà il mondo? Mentre si intensifica il conflitto globale nascosto dietro vertici e alleanze, Cina e Usa si sfidano per influenzare politica ed economie mondiali. Perché il clima preoccupa.
C’è una guerra nascosta dietro gli eventi e i grandi meeting internazionali, nella quale ogni grande potenza, o presunta tale, vuole primeggiare per dominare e influenzare il mondo.
La lotta per il potere globale si sta intensificando negli ultimi anni, con Cina, Russia, Stati Uniti e i suoi alleati che si sforzano per conquistare i governi del Sud del mondo, dell’Africa, dei Paesi emergenti in una competizione sempre più profonda.
La testimonianza di questa sfida perenne arriverà dagli eventi internazionali che avranno luogo nei prossimi mesi: dal meeting del G7 in Giappone dal 19 maggio, ai vertici asiatici capeggiati dalla Cina fino agli incontri tra Russia e Paesi africani e alle strategie dell’Europa a 27 Stati, il filo conduttore sarà solo uno: rafforzare una rete di alleanze contro le nazioni considerate nemiche.
La guerra in Ucraina ha accelerato la rimodulazione delle relazioni diplomatiche e delle alleanze geopolitiche, dividendo il mondo in intese sempre più difensive e antagoniste e sempre meno collaborative e di solidarietà.
Perché il mondo va verso un perenne clima di conflitto e una rischiosa polarizzazione.
Il mondo sprofonda in una guerra globale: i motivi
L’avvento di un mondo multipolare composto da fazioni rivali, visibile più chiaramente negli atteggiamenti palesati nella guerra della Russia contro l’ Ucraina, sarà confermato dal sentiment dominante in una serie di vertici di alto profilo nei prossimi mesi.
Si inizia con l’incontro annuale del G7 il 19 maggio a Giappone. Lì, i leader del G7 e dell’Unione Europea si stanno preparando a lanciare piani per corteggiare un gruppo selezionato di nazioni in quella che chiamano una sfida globale contro Pechino e Mosca, in una sorta di “battaglia di offerte”, secondo persone che hanno familiarità con le discussioni e i documenti visti da BloombergNews.
La strategia prevede un potenziamento del lavoro con i cosiddetti Paesi della terra di mezzo, come Brasile, Vietnam, Sud Africa e Kazakistan.
La mossa di trovare una sponda in questi alleati equivale a riconoscere che la diplomazia della Cina e la fornitura di investimenti infrastrutturali, insieme a quella di armi, tecnologia nucleare e fertilizzanti da parte della Russia, stanno vincendo sull’attrattiva occidentale.
Intanto, il presidente Xi Jinping terrà un vertice Cina-Asia centrale della durata di due giorni nella città cinese di Xi’an.
A luglio, il presidente Vladimir Putin ospita i leader africani nella sua città natale di San Pietroburgo, basandosi sugli sforzi di Mosca per incolpare le sanzioni occidentali piuttosto che l’invasione russa dell’Ucraina per l’inflazione dei prezzi dell’energia e la carenza di cereali che hanno colpito duramente le nazioni africane più povere.
Quindi, ad agosto, i leader del gruppo BRICS che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa si incontrano a Johannesburg, con la proposta di includere 19 potenziali aspiranti membri e lo studio di fattibilità dell’introduzione di una valuta comune in cima all’agenda. Entrambi gli argomenti sono un vantaggio per la Cina, che per prima ha proposto di aggiungersi al club e spinge per un’alternativa al dollaro Usa nel commercio tra le nazioni BRICS.
L’intreccio di relazioni e alleanze è ancora più complicato. L’India, che detiene la presidenza del G-20, vuole preservare la sua autonomia strategica e avrà un approccio transazionale con gli Stati Uniti, secondo indiscrezioni. Quando si tratta di scegliere tra l’Occidente e la Cina, sosterrà Washington e l’alleanza di sicurezza Quad con Stati Uniti, Giappone e Australia. Ma quando si deve preferire tra l’Occidente e la Russia, Nuova Delhi si inclinerà verso Mosca mentre assumerà una linea neutrale in pubblico per coprire le sue tracce, hanno dichiarato fonti non ufficiali a Bloomberg.
Il Vietnam, un altro paese della via di mezzo al centro dell’attenzione del G-7 è un altro esempio di ambiguità che alimenta la rivalità. Sebbene sia un beneficiario della strategia per diversificare le forniture dalla Cina, con aziende statunitensi come Apple Inc. che costruiscono la produzione manifatturiera nel paese, il fatto è che il Vietnam non può permettersi di ignorare la gigantesca base di consumatori appena oltre il confine. Di conseguenza, la Cina rimane il principale partner commerciale del Vietnam, con gli Stati Uniti al secondo posto.
In Europa, l’attenzione alla rete di alleanze in funzione anti-Cina e anti-Russia non è da meno. Uno dei documenti definisce i piani d’azione dell’Ue per rafforzare le relazioni con quattro Paesi pilota: Brasile, Nigeria, Kazakistan e Cile. Sono questi considerati cruciali e quindi da attrarre alla propria sfera di influenza.
Non a caso, il cancelliere Olaf Scholz, che ha fatto del concetto di mondo multipolare il fulcro del suo Governo, ha visitato Brasilia, Buenos Aires e Santiago all’inizio di quest’anno, e pianifica consultazioni governative congiunte con il gabinetto di Lula a Berlino entro la fine dell’anno. Vuole che l’Ue raggiunga accordi che riflettano meglio l’idea che l’Europa non importerà semplicemente materie prime come il litio, ma incoraggerà i passaggi della catena del valore come la lavorazione nei Paesi di origine, ha affermato un assistente alla stampa estera.
Chi dominerà il mondo? Come cambiano gli equilibri globali
Incontri, vertici, alleanze e accordi commerciali sono più attivi che mai in questo epocale periodo storico fatto di cambiamenti irreversibili, dalle rotte energetiche alla sfida tecnologica fino alla necessità di nuove materie prime per cavalcare lo sviluppo.
In questo contesto complicato, dove la globalizzazione si sta sbriciolando in nome di un mondo diviso e nutrito da nazionalismi, Cina e Usa sono alla ribalta come i due grandi attori nemici.
Gli alleati del G7 hanno già tentato di contrastare l’influenza della Cina e competere con le sue iniziative, con risultati contrastanti. La guerra in Ucraina ha instillato un rinnovato senso per andare avanti con questi sforzi, soprattutto perché Mosca ha moltiplicato la sua retorica del sentimento anti-occidentale in Africa, America Latina e nel più ampio «Sud globale».
“La comunità internazionale si trova a un bivio storico, sta entrando in un’era in cui cooperazione e divisione sono strettamente intrecciate”, ha dichiarato Noriyuki Shikata, segretario di gabinetto giapponese per gli affari pubblici. Ciò rende ancora più importante la cooperazione strategica del G7 su questioni globali con i paesi emergenti e in via di sviluppo, ha affermato.
Gli stessi Paesi che, però, sono contesi anche dal gigante Cina, in un quadro mondiale dove non è più l’Occidente l’unico esempio di sviluppo per il mondo emergente. Da qui, la guerra di tutti contro tutti per una posizione dominante.
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