Altro che caccia F-16 e controffensiva, il destino della guerra in Ucraina appare essere già scritto: gli Usa avrebbero deciso ma per Zelensky si tratterebbe di un boccone amaro.
La guerra in Ucraina ormai appare assomigliare sempre più a un paradosso orwelliano, con i grandi sconfitti che al momento - aspettando di sapere quale sarà l’esito sul campo di battaglia - sono senza dubbio i media occidentali.
Nel 2023 così ci ritroviamo a essere di fronte a una guerra di cui sostanzialmente non sappiamo nulla, il tutto mentre finisce in rete qualsiasi frivolezza accade in strada o in qualche luogo pubblico. I pochi reporter che eroicamente continuano a essere in prima linea in Ucraina ormai si possono contare sulle dita di una mano, visti i grandi rischi, la poca voglia dei due eserciti di averli attorno e le poche gratificazioni professionali.
Di conseguenza in questa guerra dobbiamo affidarci alle notizie diffuse dai due governi belligeranti, che per forza di cose fanno un abbondante uso della propaganda come sempre è stato fatto; per il resto da noi si fa fede ai rapporti dei servizi segreti britannici, gli stessi che qualche anno fa avallarono la storia delle armi di distruzione di massa in mano all’Iraq per giustificare l’attacco americano.
Una vera fake news mentre adesso questo termine risulta essere alquanto inflazionato, tanto che i lettori più attenti si sentiranno in questo momento inevitabilmente confusi.
Prendiamo il caso di Bakhmut, la strategica città ucraina da settimane al centro di una feroce battaglia. Negli ultimi giorni i media occidentali hanno parlato di una controffensiva da parte delle truppe di Kiev che avrebbe permesso la riconquista di oltre 15 chilometri quadrati di territorio.
Adesso invece i miliziani di Wagner al servizio di Vladmir Putin hanno affermato di aver preso il possesso della città, con la notizia che poi è stata sostanzialmente confermata da Kiev. Cosa dovremmo pensare dopo un colpo di scena simile, che i russi in una giornata hanno conquistato tutta la zona oppure che forse i dispacci diffusi in precedenza sono stati eccessivamente ottimistici?
L’ultima sceneggiata adesso sembrerebbe essere quella dei caccia F-16, altro fumo negli occhi mentre al G7 in Giappone gli Stati Uniti avrebbero fatto intendere che la guerra tra qualche mese potrebbe cessare con una sostanziale cristallizzazione della situazione sul campo, ovvero quella che gli analisti chiamano la soluzione “coreana”.
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Le novità della guerra in Ucraina
Il leitmotiv atlantico in merito alla guerra in Ucraina ormai lo conosciamo a memoria: bisogna sostenere la resistenza di Kiev fornendo sostengo economico e militare oltre a sanzionare la Russia per metterla in ginocchio dal punto di vista economico.
Sull’efficacia delle sanzioni meglio stendere un velo pietoso - un giorno forse da noi Mario Draghi ci spiegherà perché tutte le sue previsioni con cui ha giustificato i vari decreti sono state al momento disattese, con Giorgia Meloni che invece ancora deve esprimere un concetto chiaro a riguardo - mentre sulle armi dal G7 in Giappone è arrivata una grande novità.
Negli ultimi mesi la Nato via via ha oltrepassato tutti i vari limiti che si era imposta, dalle armi offensive fino ai tank; l’ultima linea rossa rimasta è quella degli aerei da guerra, ma anche questo tabù appare destinato a essere infranto.
Finora l’Ucraina ha ricevuto alcuni MiG-29 dalla Polonia, dei caccia di fabbricazione sovietica noti ai piloti ucraini per i quali è servito un nulla osta da parte della Germania essendo dei vecchi residuati della DDR.
Allo stesso modo - e questa è la grande novità - adesso Joe Biden si sarebbe detto pronto a concedere un analogo disco verde per quanto riguarda i caccia F-16 di produzione americana ormai in dismissione in Europa - ma comunque molto più performanti rispetto ai MiG-29 - dando sostanzialmente il via libera a una fornitura di aerei da guerra all’Ucraina da parte di paesi come Belgio, Regno Unito e Olanda. L’Italia invece stando a quanto dichiarato da Giorgia Meloni dovrebbe limitarsi all’addestramento dei piloti ucraini.
Come gli Usa faranno finire la guerra
Vista questa svolta in merito agli F-16, si potrebbe pensare a una Nato pronta a tutto pur di far vincere questa guerra all’Ucraina in vista della tanto annunciata controffensiva di primavera, che però a questo punto potrebbe iniziare solo in estate.
Invece leggendo cosa ha scritto Federico Rampini sul Corriere della Sera, uno che di certo non può essere tacciato di filo-putinismo, lo scopo di Washington sembrerebbe essere un altro: “È in questo clima che si situa il dossier degli aerei F-16, la cui funzione strategica sembra particolarmente adatta allo scenario coreano: sono utili nell’immediato per rendere un po’ meno permeabile lo spazio aereo sull’Ucraina, ma ancor più nell’ipotesi che questa nazione debba essere aiutata a sostenere un assedio di lunga durata, un periodo in cui la Russia si riarmerebbe in vista di future offensive (tra l’invasione della Crimea nel 2014 e quella dell’Ucraina passarono otto anni)”.
Per “ scenario coreano ” sempre per Rampini si intende “l’idea che questo conflitto potrebbe avere non tanto una soluzione pacifica e sostenibile, quanto un congelamento di lunga durata come la guerra tra le due Coree, che smise di essere guerreggiata nel 1953 ma permane tuttora allo stato latente, potenziale, con occasionali fiammate di alta tensione come i lanci missilistici di Pyongyang”.
In sostanza gli Usa avrebbero una scarsa fiducia in merito a una vittoria sul campo da parte dell’Ucraina, che per Volodymyr Zelensky vuol dire una riconquista di tutti i territori attualmente occupati dalla Russia, Crimea compresa.
Passata l’estate così - con qualche altro migliaio di morti in più nel tragico pallottoliere - gli Stati Uniti potrebbero imporre a Kiev il tanto evocato “scenario coreano”, con Putin che manterrebbe di fatto l’amministrazione dei territori occupati come sta accadendo dal 2014 in Crimea.
La guerra così non cesserebbe per un accordo diplomatico, ma verrebbe solo congelata fino a nuovo ordine con l’Ucraina che nel frattempo potrebbe fare ingresso nell’Unione europea oppure anche nella Nato, il tutto per dare una maggiore garanzia di sicurezza a Kiev.
Vladimir Putin con questa soluzione otterrebbe poco meno del 20% del territorio ucraino, Joe Biden di presentarsi alle elezioni Usa 2024 non nel pieno di una guerra in Ucraina e con una Europa sempre più dipendente dagli States mentre, più in generale, tutto l’Occidente potrebbe iniziare a spartirsi la ricca torna della ricostruzione dell’Ucraina, con tanto di privatizzazione dei colossi statali di Kiev.
L’unico che rimarrebbe “fregato” in questo scenario - oltre ai soldati e ai civili morti in questa guerra - sarebbe Volodymyr Zelensky che comunque rimarrebbe al suo posto e soprattutto in vita, un dettaglio non da poco quando si finisce nella lista nera del Cremlino
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