Sempre più duri gli attacchi e le accuse incrociate fra i due vicepremier, con Salvini che ammette di aver perso fiducia nell’alleato e insinua la possibilità di un flirt fra Movimento e PD. Governo in crisi?
È ormai scontro aperto fra i due alleati del governo del cambiamento e, si direbbe, sono già in corso le prove per due nuovi esecutivi. Non si sa bene chi ha iniziato, né come finirà: nella giornata di oggi, giovedì 18 luglio, i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio se le sono “dette” di santa ragione e una risoluzione delle differenze appare ancora più lontana che in passato.
Il leader del Carroccio definisce “tradimento” il voto positivo dato dai 5 Stelle alla presidente von der Leyen, mentre per Di Maio le “offese e falsità” delle ultime 48 ore contro il Movimento “non hanno precedenti”. Ma intanto Salvini diserta sia il Consiglio dei ministri che il vertice delle autonomie. Il motivo? Il M5S “non ha più la sua fiducia, anche personale”. Crisi vicina?
Salvini non sarà al Cdm
Non è soltanto la divergenza in Europa che ha sancito l’ennesima, forse più profonda frattura in seno alla maggioranza di governo. Fra le recenti, si contano anche il no (altalenante) dei 5 Stelle sull’autonomia delle Regioni settentrionali e sulla flat tax, e l’imbarazzo di Salvini sul Russiagate italiano.
Da Helsinki, il vicepremier leghista dice alla stampa che, “per altri impegni”, non si presenterà in Cdm, anche perché “pare non ci sia nulla di eclatante”. E poi mette chiaro e tondo che, per lui, non c’è altro governo oltre a questo, anche perché la finestra elettorale di settembre è ancora aperta. Sulla questione, conclude, decide comunque il presidente Mattarella.
In mattinata, Salvini aveva già criticato duramente la politica degli alleati a Bruxelles, definendo “una scelta gravissima” il voto dei pentastellati alla candidata proposta “da Merkel e Macron, insieme a Renzi e Berlusconi”. E continua: “5 Stelle e PD? Da due giorni sono già al governo insieme, per ora a Bruxelles”. Il ’per ora’ vorrebbe far intendere più larghe intese fra le due forze politiche.
Non ci sta il capo politico dei 5 Stelle Di Maio, che intima alla Lega di prendersi le responsabilità di un’eventuale caduta del governo e, più tardi, denuncia sul Blog che gli attacchi di Salvini servono ad “accendere i riflettori su qualcosa di meno imbarazzante”. Come, appunto, i colloqui del leghista Savoini in Russia.
Governo, le mosse di Berlusconi e D’Alema
Intanto i potenziali alleati, sebbene volontà e convergenze siano tutte da definire, fanno tentativi di avvicinamento. Da qualche giorno il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi continua a ripetere che “i fondi russi non esistono”, citando il presidente Vladimir Putin come fonte diretta della smentita.
Dall’altro versante della barricata, Massimo D’Alema in un’intervista a Repubblica offre la sua analisi del voto a Bruxelles dei 5 Stelle, che hanno così dimostrato di sapersi “muovere in autonomia”. E quindi, è il suggerimento del veterano della sinistra, il PD dovrebbe rendersi conto “del senso di quella votazione”.
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