Le rivelazioni sul grande nein che il CEO di UniCredit è stato costretto a incassare. La richiesta era stata, ed è tuttora, molto precisa.
Un rifiuto piuttosto secco, di cui si sta parlando nel mondo dell’alta finanza: Bettina Orlopp, CEO della seconda banca tedesca Commerzbank, avrebbe risposto nein all’invito del numero uno di UniCredit Andrea Orcel di incontrarsi di nuovo, dopo un primo incontro veloce avvenuto tra i due a margine di una conferenza organizzata da JPMorgan a Londra, nel mese di novembre. È quanto ha rivelato il Financial Times con un articolo dedicato alla vicenda.
L’amministratore delegato di UniCredit, che ha lanciato un blitz sul secondo gruppo bancario tedesco agli inizi di settembre - in linea con il suo sogno di trasformare Piazza Gae Aulenti in una banca paneuropea - avrebbe chiesto a Orlopp, secondo alcune fonti sentite dall’FT, di rivedersi, insieme a un gruppo ristretto dei rispettivi staff, in una località sconosciuta, durante un fine settimana. Obiettivo: avviare “colloqui informali” sull’ipotesi di una aggregazione tra le due banche.
Orlopp avrebbe tuttavia bocciato la proposta, chiedendo piuttosto a Orcel di inoltrare la richiesta di rivederla con una proposta scritta.
Incontro Orlopp-Orcel a Londra. Poi più niente, dopo il nein della CEO di Commerz
Nel corso della conversazione tenuta lo scorso novembre, hanno rivelato le fonti, Orcel aveva illustrato alla CEO di Commerzbank il suo piano di dar vita a una banca più grande, unendo le forze di UniCredit con quelle dell’istituto teutonico.
In quell’occasione, l’AD di UniCredit aveva affrontato alcuni temi specifici attinenti a possibili tagli ai posti di lavoro, alla sede del quartiere generale del gruppo che avrebbe potuto nascere con l’operazione di M&A e all’impegno a continuare a finanziare le piccole e medie imprese tedesche, note come Mittelstand.
Nessun commento è stato rilasciato dai due banchieri, ovvero da Andrea Orcel e Bettina Orlopp.
L’impressione, tuttavia, è che il cosiddetto Ronaldo dei banchieri, così come è ormai noto, starebbe incontrando non poche difficoltà a contattare Berlino, scontrandosi contro un vero e proprio muro. Muro forse anche naturale, se si considera la fase delicata che sta vivendo la Germania che, a seguito della caduta del governo Scholz, si sta avviando all’appuntamento cruciale delle elezioni anticipate, che sono state fissate per il prossimo 23 febbraio.
Una qualsiasi dichiarazione sul dossier che ha fatto già tanto infuriare il governo di Olaf Scholz e soprattutto i sovranisti di casa potrebbe di fatto essere considerata non appropriata, in questo momento, da diversi manager e funzionari politici tedeschi, che potrebbero temere di fare passi falsi su un tema che sta particolarmente a cuore a una parte dell’elettorato: quello relativo alla necessità di blindare il DNA tedesco di Commerzbank, seconda banca del Paese dopo Deutsche Bank.
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Commerzbank e la richiesta di una proposta scritta snobbata da Orcel
Detto questo, se è vero che nessuno dei due amministratori delegati si è esposto, Commerzbank - contattata dal Financial Times - qualcosa ha detto, ripetendo che “abbiamo costantemente manifestato la nostra volontà di avviare discussioni e di rivedere la proposta avanzata da UniCredit”.
L’istituto ha tenuto a precisare anche che la banca tedesca aveva comunque chiesto di ricevere “ una proposta specifica sui termini economici e strutturali della transazione”, prima di avviare qualsiasi negoziato in via ufficiale. E, invece, “non ci è arrivata ancora nessuna proposta del genere”.
In linea con lo spirito tedesco impostato sul rigore e sulla precisione, Commerzbank vorrebbe insomma ricevere una missiva chiara, una offerta messa nero su bianco, e non limitarsi a uno scambio informale di parole.
D’altronde, ha ribadito l’istituto all’FT, l’approccio di UniCredit, che “ha acquistato e potenziato una quota significativa in modo unilaterale” nel capitale di Commerz, è stato “ostile”, mettendo di conseguenza “contro (Orcel) diversi azionisti”.
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Orcel e la paura della fuga di notizie
Sempre alcune fonti contattate dal quotidiano hanno fatto notare tuttavia che UniCredit non avrebbe alcuna intenzione di inviare una proposta scritta contenente anche i termini della sua offerta, per paura che ci possa essere una fuga di notizie che possa far deragliare i suoi piani.
Dal canto suo, il CEO Andrea Orcel ha riferito di recente al Frankfurter Allgemeine Zeitung che, “senza il sostegno del governo tedesco, sarà difficile arrivare a un accordo” affermando poi, parlando da Davos in occasione del World Economic Forum, che un M&A a tutti i costi non è comunque nelle intenzioni di UniCredit, e aprendo dunque all’idea che, alla fine, le sue mire possano tradursi in un nulla di fatto.
UniCredit stessa ha riferito all’FT di aver fatto capire in modo “molto chiaro di essere dispobile in qualsiasi momento a sedersi al tavolo per discutere di questioni chiave, per cercare di raggiungere un accordo nell’interesse di tutti gli azionisti”. Evidentemente, tuttavia, parlando, e non scrivendo missive o lettere con dettagli che qualcuno, in qualche modo potrebbe riuscire a carpire. Perché come dice il detto “verba volant, scripta manent”.
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