A che punto è la guerra economica Usa-Cina? Secondo gli ultimi dati sulla crescita un vincitore tra i due sfidanti c’è già. La rivalità tra Pechino e Washington in 3 grafici.
La disputa economica tra Cina e Usa è più accesa che mai e gli aggiornamenti macroeconomici provenienti dalle due maggiori potenze mondiali offrono interessanti spunti per capire quale nazione sta accumulando vantaggio sull’altra.
In un contesto globale complesso, minaccioso e molto competitivo soprattutto tra Occidente e Oriente, Pechino e Washington guidano la grande sfida per dominare il mondo su più fronti: economico, tecnologico, commerciale.
Quale Stato sta vincendo la guerra economica? Uno sguardo agli ultimi dati provenienti da Cina e Usa, soprattutto in termini di Pil, aiuta a capire a che punto siamo nella grande sfida tra le due potenze. In 3 grafici emerge chi è in vantaggio e perché.
Cina-Usa: la sfida economica ha già un vincitore
Gli Stati Uniti hanno ottenuto un importante vantaggio rispetto alla Cina nella corsa per diventare l’economia più grande del mondo, soprattutto grazie alla vivacità dei consumi.
Lo scorso anno, come nota un’analisi di Bloomberg, il Pil Usa è aumentato del 6,3% in termini nominali, cioè senza tener conto dell’inflazione, superando la crescita del 4,6% della Cina. Sebbene parte della sovraperformance rifletta gli elevati aumenti dei prezzi americani, i risultati del 2023 sottolineano che l’economia statunitense sta emergendo dal periodo pandemico in modo migliore di quella cinese.
Questo andamento si riflette anche nei mercati azionari dei rispettivi Paesi. Le azioni statunitensi hanno toccato i massimi storici questa settimana, mentre quelle cinesi sono bloccate in un mercato ribassista con svendite di oltre 6mila miliardi di dollari.
Le previsioni sul 2023 avevano stimato un quadro totalmente diverso. All’inizio dello scorso anno, gli Stati Uniti erano visti in recessione a causa degli aumenti da record dei tassi da parte della Federal Reserve.
La Cina, d’altro canto, avrebbe dovuto sperimentare una ripresa eccezionale con l’apertura totale dell’economia al commercio dopo rigidi blocchi per combattere la diffusione del Covid-19. Non è quello che è successo realmente.
Usa più forte della Cina: i numeri economici
I dati sul Pil Usa pubblicati giovedì hanno mostrato che l’economia ha chiuso l’anno con una sorpresa positiva: è cresciuta del 3,3% in termini reali, al netto dell’inflazione, nel quarto trimestre, dopo un +4,9% nel terzo. L’inflazione sta tornando verso l’obiettivo del 2% della Fed e i timori di una recessione stanno svanendo.
La Cina, al contrario, è rallentata da un crollo immobiliare durato anni e dalla peggiore deflazione degli ultimi 25 anni. Le esportazioni – un tempo pilastro fondamentale della crescita – sono diminuite nel 2023, la disoccupazione tra i giovani è aumentata vertiginosamente e i governi locali sono gravati da un debito eccessivo.
Sebbene i dati del governo mostrino che l’economia ha raggiunto l’obiettivo di crescita annuale, espandendosi del 5,2% nel 2023, ci sono sospetti che non sia un quadro fedele di ciò che sta accadendo.
Usa-Cina: la guerra economica in 3 grafici
Il vantaggio statunitense sulla Cina a livello di crescita economica è palese se osservato attraverso 3 grafici elaborati dagli esperti Ispi. Il primo mostra il valore del Pil cinese rapportato a quello Usa: la posizione è di svantaggio:
Nonostante la popolazione in Cina sia quattro volte superiore a quella Usa, il dragone non sta al passo con la potenza americana e diversi nodi restano da sciogliere. Pechino è in piena crisi e in transizione.
Anche le Borse cinesi stanno perdendo terreno, evidenziando la fragilità della nazione e la poca fiducia degli investitori nella sua ripresa:
Sul fronte opposto c’è l’economia Usa, che anche in confronto con quella dell’Ue appare solida e resiliente. Il grafico elaborato da Ispi ne è la prova:
Gli analisti osservano questi dati e lanciano diverse previsioni. Secondo Josh Lipsky, ex consigliere del FMI e ora direttore del GeoEconomics Center dell’Atlantic Council, la pandemia ha nascosto molte delle debolezze della Cina, che sono profonde e strutturali e dureranno per tutto il decennio, a seconda della loro capacità di riformarsi.
Adam Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics, sostiene che il presidente cinese Xi Jinping ha notevolmente aggravato le fragilità economiche di fondo del Paese con il suo esercizio arbitrario e autoritario del potere in tutta l’economia e nella società, in particolare durante la pandemia.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno sorpreso gli economisti con la resilienza della loro economia. Alcuni come Posen sospettano addirittura che la nazione possa sperimentare una ripresa della crescita della produttività, che consentirà all’economia di avanzare più rapidamente senza generare inflazione.
Tuttavia, l’atto finale della campagna della Fed volta a riportare l’inflazione statunitense al target del 2% deve ancora essere scritto. C’è ancora il rischio che la politica monetaria possa mantenere una politica troppo restrittiva per troppo tempo e provocare una recessione. Infine, anche gli Stati Uniti nutrono preoccupazioni a lungo termine, tra le quali un deficit di bilancio a livelli record.
© RIPRODUZIONE RISERVATA