Usa-Cina: chi vincerà la sfida economica del post-coronavirus?

Violetta Silvestri

18/04/2020

La sfida tra le potenze Cina e Stati Uniti è aperta: chi vincerà per la migliore ripresa economica nel post- coronavirus? Mentre la pandemia annuncia scenari da recessione, i due Stati potrebbero reagire in modo diverso. Chi guadagnerà la leadership?

Usa-Cina: chi vincerà la sfida economica del post-coronavirus?

USA contro Cina nel post-coronavirus? La sfida tra le due maggiori potenze economiche del mondo non è mai finita, nonostante l’accordo commerciale sui dazi e le altalenanti dichiarazioni di collaborazione.

Durante questo difficile tempo per il mondo, colpito duramente dalla pandemia, i due Stati non hanno evitato polemiche e toni di scontro. Trump ha più volte criticato pubblicamente Pechino per aver nascosto la verità sull’epidemia, accusando la nazione asiatica di essere l’unica responsabile del disastro sanitario. Soprattutto quello statunitense.

Ma la vera guerra tra i Paesi più che politica e sul coronavirus resta di tipo economico.

Gli Stati Uniti riusciranno a mantenere la leadership globale? Probabilmente, per il momento, la Cina potrebbe sfruttare il vantaggio di una riapertura più veloce degli altri - insieme a una rapida ripresa economica nei mercati asiatici - accelerando la tendenza verso una globalizzazione incentrata proprio su Pechino.

La sfida è aperta: nel post-coronavirus, chi vincerà tra USA e Cina?

USA e Cina post-coronavirus: stime economiche a confronto

Quale delle economie del mondo ha una maggiore probabilità di tornare solida e fiorente dopo il coronavirus? Un quesito dalla risposta incerta, considerando che il Fondo monetario internazionale ha previsto una contrazione del 3% del PIL globale per il 2020, il calo più drammatico dalla Grande Depressione.

Tuttavia, sono i dettagli dietro questa previsione che dovrebbero suscitare riflessioni, soprattutto per Stati Uniti e Cina.

L’FMI ​​ha stimato un declino economico negli USA di circa il 6% nel 2020. Ciò è paragonabile alla crescita economica cinese dell’1,2% prevista per il 2020, dopo un calo reale del primo trimestre del 6,7%, molto inferiore al -10% che molti esperti si aspettavano.

La Cina si sta riavviando prima degli altri Stati. Riparte, comunque, con dati indeboliti: la produzione industriale è diminuita dell’8,4% nel primo trimestre e ha segnato un calo dell’1,1% a marzo.

Le vendite al dettaglio sono crollate del 19% nel primo trimestre.

Le stime condotte sul settore manifatturiero cinese, comunque, hanno mostrato un rimbalzo a marzo, mentre i dati sulle spedizioni di merci fuori dall’aeroporto di Shanghai hanno registrato un calo del carico aereo solo del 5% su base annua.

Uno degli aspetti più interessanti è che le condizioni economiche in Cina sono riuscite a migliorare così rapidamente dopo la revoca delle restrizioni grazie anche al fattore geografico. L’epidemia cinese è stata piuttosto circoscritta a livello territoriale.

Inoltre, l’unico gruppo di Paesi al mondo che si prevede sia in territorio positivo per la crescita economica è l’Asia orientale, un vantaggio per la Cina. Al contrario, i principali partner commerciali industriali degli Stati Uniti restano gravemente colpiti dal blocco da coronavirus.

Per entrambe le potenze, invece, uno degli aspetti cruciali resta la spesa dei consumatori: quanto e quando si riprenderà? La sfida è importante, anche per la Cina, visto che la domanda interna sembra soffrire maggiormente, con una contrazione del 16%.

Cosa accadrà nella sfida economica USA-Cina?

Secondo alcuni analisti, la ripresa economica dal coronavirus avverrà all’insegna dell’Asia. Gli Stati Uniti, comunque, continuano ad avere una serie di vantaggi utili per far ripartire l’economia.

Come scritto da Frederick Kempe su CNBC, rafforzare le infrastrutture; invertire rapidamente i dati della disoccupazione; gestire la polarizzazione politica e, soprattutto, riscoprire una leadership globale collaborativa sono imperativi categorici per gli USA per non soccombere.

In più, nella corsa economica, nessun vantaggio è maggiore del dollaro. Lo yuan cinese, infatti, costituisce solo il 2% dei pagamenti e delle riserve globali, mentre la moneta statunitense rappresenta circa i due terzi delle riserve valutarie. Il dollaro sostiene quattro quinti delle catene di approvvigionamento globali.

Non solo, secono Kempe, gli USA non devono sottovalutare la fragilità di un Paese autoritario, quale la Cina, sotto stress. La sua ampia censura, il suo sistema giuridico opaco e la natura del suo stato di sorveglianza non sono certo modelli da emulare e potrebbero indebolirlo.

Oltre a ciò, il primo ministro giapponese Shinzo Abe non è il solo a proporre che il suo Stato trasferisca catene di approvvigionamento di alto valore dalla Cina. Se molti Paesi fanno lo stesso, le fondamenta manifatturiere dell’economia cinese potrebbero erodersi.

Diversi scenari, quindi, restano aperti nella sfida economica del post-coronavirus tra USA e Cina.

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