Il 29 e il 30 aprile la macchina italiana dell’immunizzazione è riuscita a raggiungere l’obiettivo del mezzo milione di inoculazioni al giorno. E il risultato è stato celebrato da giornali e tv. Ma a partire dal giorno dopo si è scesi di nuovo sotto la soglia. Ecco perché
«Siamo a 500 mila dosi al giorno»: l’annuncio del commissario straordinario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo risale al 30 aprile scorso dal palcoscenico di Porta a Porta. Appena in tempo rispetto agli impegni di marzo e con tanto di promessa di ulteriore incremento, con «una forbice tra le 480-520 mila, che dovrebbe essere attorno al target» e aggiungendo che ci sono «le potenzialità per arrivare anche a 600-700 mila».
Cinque giorni dopo però bisogna guardare alla realtà dei numeri.
Quanto è durata la promessa delle 500mila vaccinazioni al giorno?
Ovvero: la soglia delle 500mila vaccinazioni quotidiane è durata per due giorni. Poi le immunizzazioni sono tornate a scendere: 521.774 il 29 aprile e 518.521 il 30. Poi la doccia fredda, anche se in pochi se ne sono accorti: il primo maggio 427mila, il 2 (ma era domenica...) 366mila, il 3 394mila e il 4 403mila. In attesa che i dati di oggi magari ci smentiscano, la macchina del piano di vaccinazione di massa non è riuscita a mantenere la media prefissata dal generale. E c’è una spiegazione ben precisa. Ovvero la disponibilità delle dosi e la regolarità delle consegne. Oltre al problema di AstraZeneca.
Fonte: YouTrend
E così, mentre Joe Biden negli Stati Uniti annuncia che per l’Indipendence Day almeno il 70% degli adulti americani sarà vaccinato con la prima dose e 160 milioni, ossia la metà della popolazione, saranno pienamente immunizzati, l’Italia è indietro. Perché le consegne straordinarie annunciate per maggio non potranno colmare il gap accumulato nei primi quattro mesi del 2021. E perché alcune regioni non riescono a seguire il ritmo. La Liguria doveva arrivare a 13mila somministrazioni quotidiane e attualmente viaggia sotto le 3mila, l’Emilia-Romagna, con un target di 42mila, si ferma a 27mila e il Friuli-Venezia Giulia ne fa poco più di 4mila invece di diecimila.
La Cabina di Regia dell’emergenza coronavirus sostiene che alla base del problema ci sia la capacità di prenotazione: molte sono state «spalmate» lungo tutto l’arco del mese perché all’epoca i vaccini non erano ancora arrivati e adesso non si possono riprogrammare. A meno che non si decida di inaugurare una nuova metodica, ovvero quella del «Chi prima arriva...»: chi si presenta e ha l’età giusta per la vaccinazione viene immunizzato. Con tanti saluti alla fila.
500mila dosi al giorno? L’obiettivo raggiunto è già sfumato di nuovo
Ma anche così si rischia di creare ulteriori problemi. Perché si metterebbe in difficoltà chi deve materialmente compiere l’inoculazione e perché in ogni caso non sarebbe possibile seguire questo schema per chi deve ricevere la seconda dose, visto che i regolamenti prescrivono un tempo ben preciso rispetto alla prima che non può essere abbreviato visto che ne andrebbe della funzionalità della vaccinazione.
Infine c’è il problema AstraZeneca. In Sicilia ci sono 250mila dosi chiuse nei frigoriferi perché nessuno le vuole. E ieri si sono registrate tensioni nell’hub vaccinale della Mostra d’Oltremare, a Napoli, da parte di ultrasessantenni che erano stati convocati per ricevere AstraZeneca, come da disposizioni nazionali, e invece pretendevano Pfizer o Moderna a suon di insulti e minacce verso il personale. Alla fine la Asl Napoli 1 ha chiesto l’intervento delle forze di polizia, già presenti sul posto, per ripristinare l’ordine. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci parla, a ragione, di «psicosi ingiustificata» ma sono stati i governi e le agenzie del farmaco a indurla attraverso l’infodemia sulle trombosi e i tanti dietrofront che non potevano essere visti con favore dall’opinione pubblica. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.
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