Il vaccino di Oxford non è in grado di fornire l’immunità secondo gli scienziati, ma riesce solo a trattare i sintomi dell’infezione da coronavirus.
Il vaccino di Oxford non ci rende immuni, ma sarebbe solamente in grado di alleviare i sintomi. È questa la conclusione shock a cui sono giunti i ricercatori. Continua ad un ritmo sempre più serrato la corsa ad un antidoto in grado di debellare definitivamente il virus che ha messo in ginocchio il mondo intero, ma per il momento, nonostante i promettenti risultati ottenuti, la strada da percorrere sembra ancora lunga.
Per il momento, i ricercatori si sono prefissati come obiettivo il raggiungimento di un livello di protezione di almeno il 50%, una soglia troppo bassa anche per raggiungere la tanto agognata immunità di gregge.
Il vaccino di Oxford non rende immuni
Secondo gli scienziati che stanno lavorando all’antidoto di Oxford è “improbabile che il primo vaccino contro il Covid impedisca alle persone di contrarre il virus, ma potrebbe solo alleviare i sintomi”.
Il raggiungimento di un’immunità pari alla metà della popolazione tuttavia potrebbe permettere ai governi di allentare almeno in parte le restrizioni per il contenimento del coronavirus. Secondo quando riportato dal Times, questo potrebbe avvenire già dalla metà del prossimo anno, ed una fonte governativa ha precisato che:
“Sembra che il risultato più probabile a breve e medio termine sia trovare un vaccino, o due dosi di un vaccino, che però riducano solo la gravità dei sintomi”.
Come si può ottenere l’immunità?
Secondo gli esperti una sola dose di vaccino non sarà sufficiente, ma con molta probabilità le persone dovranno effettuare una seconda iniezione a distanza di un mese. Il vaccino infatti dovrebbe fornire quella che viene comunemente definita “immunità sterilizzante”, in grado di bloccare in via definitiva ogni forma di infezione.
Il capo scienziato dell’Organizzazione mondiale della sanità, il dottor Doumya Swaminathan, sostiene che per bloccare definitivamente e per sempre “la catena di trasmissione”, si dovranno sottoporre alla vaccinazione almeno il 60-70% della popolazione mondiale. Nel Regno Unito si continua ad essere ottimisti, e molti scienziati sono fiduciosi di riuscire ad ottenere un vaccino entro la fine dell’anno, ma secondo i più questo non arriverà prima della metà del 2021. Il capo dei vaccini presso l’ente di beneficenza Wellcome Trust, Charlie Weller, ha concluso al Times:
“Dobbiamo gestire le aspettative di tutti su ciò che questi primi apripista dei vaccini possono effettivamente fare. C’è molta speranza, comprensibilmente, riposta su un vaccino, sperando che ci riporterà alla normalità il giorno successivo, ma non sarà la soluzione perfetta; non sarà il proiettile d’argento”.
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