Venezuela, il blackout fa 13 morti

Marco Ciotola

10/03/2019

Ancora un blackout elettrico dalle conseguenze gravissime nel Paese: un ospedale di Monegas resta al buio per diverse ore e 13 pazienti muoiono

Venezuela, il blackout fa 13 morti

In un ospedale venezuelano nello stato di Monegas 13 pazienti sono morti durante le ore di blackout di sabato. A denunciare la circostanza è Julio Castro, medico dello stesso nosocomio che nel pomeriggio di ieri ha diffuso la notizia tramite Twitter.

Il dottore ha evidenziato come la mancanza di luce e di un generatore elettrico abbia finito per rendere proibitive le condizioni di intervento portando diversi pazienti al decesso, specie quelli ricoverati nel servizio d’emergenza.

Secondo il dottor Castro infatti almeno 9 di questi si trovavano nell’ala riservata ai casi più gravi, mentre altre due morti si sono registrate in ostetricia, una in traumatologia e un’altra in terapia intensiva neonatale.

Tutti i decessi, comunque, hanno alla base l’impossibilità di intervenire in maniera efficace e tempestiva, visto il blackout che ha colpito l’intero Paese a partire da giovedì, e che proprio nella giornata di ieri ha interessato una percentuale altissima di aree del territorio.

Tanto che secondo Netblocks, associazione che monitora l’accesso alla rete a livello globale, il 96% del Paese è rimasto scollegato da internet.

Venezuela, il blackout fa 13 morti

Il blackout è solo l’ultimo, in ordine temporale, degli enormi disagi che Caracas si trova ad affrontare nel bel mezzo della crisi peggiore della sua storia.

Nelle ore immediatamente successive, le reazioni politiche locali sono state al solito del tutto contrastanti, per non dire paradossali. Il leader dell’opposizione Juan Guaidó ha puntato il dito contro il Presidente Nicolas Maduro, ed è di nuovo sceso in piazza per parlare alle folle.

Ma la polizia, vicina a Maduro, ha imposto la rimozione del palco che era stato montato per il comizio, costringendo Guaidó a dire la sua salendo sul tetto di un’auto e utilizzando un microfono, mezzi che gli hanno comunque garantito l’attenzione di decine di migliaia di venezuelani, nel suo ennesimo j’accuse ai danni di Maduro:

“Dobbiamo restare uniti per denunciare il solo vero responsabile della crisi della luce, della benzina, dell’acqua, degli ospedali. Perché ha nome e cognome: Nicolas Maduro!”

Dall’altra parte, Maduro ha etichettato anche queste ultime circostanze come conseguenze dirette di un complotto da parte degli Stati Uniti, parlando di un’interruzione dell’elettricità frutto del “sabotaggio criminale” portato avanti dagli Usa:

“Oggi, quando l’impero Usa, disperato, per mettere le mani sulle nostre risorse naturali intensifica le sue brutali aggressioni contro la Patria, ci fermiamo decisi per difendere la nostra terra e gridare con forza: Yankee Go Home!”

A dare man forte a Maduro anche il ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, che ha parlato del Venezuela come di un “popolo che resiste” e che, gradualmente, supererà ogni difficoltà, lasciando intendere il tutto come imputabile a un agente esclusivamente esterno.

Nel corso del massiccio disservizio alla rete elettrica del Paese, si sono aggravati tutta una serie di problemi che hanno acuito la disperazione di un Paese allo stremo. L’adesione al dissenso di Guaidó nei confronti di Maduro si fa sempre più visibile. Ma, in compenso, l’appoggio militare di cui gode quest’ultimo rende un eventuale rovesciamento degli schemi di potere molto complicato al momento.

Intanto, il braccio di ferro tra le due figure politiche dà solo al Paese qualcosa a cui assistere mentre la loro quotidianità resta avvolta da povertà e privazioni. Secondo i più recenti report, 9 famiglie su 10 in Venezuela non hanno un reddito sufficiente per mangiare con regolarità, così come emerso dall’Indagine nazionale sulle condizioni di vita della popolazione venezuelana (Encovi).

Iperinflazione e mancanza di servizi hanno portato il sistema sanitario al collasso, la criminalità alle stelle e un quotidiano che costringe la popolazione a fare i conti con circostanze che riportano a un secolo fa, con il ritorno della difterite e il tasso di mortalità più alto mai registrato dal 1960 ad oggi.

Ancora nella giornata di oggi diverse aree del Paese restano senza elettricità, come testimoniato dalla stessa popolazione tramite video e foto trasmesse tramite social network.

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