La politica monetaria della Bce resta ancorata ai dati. Nonostante il rallentamento dell’inflazione persistono rischi legati all’aumento dei salari e alla rimozione dei vincoli di offerta.
I verbali Bce della riunione del 25 gennaio scorso sottolineano la necessità di continuità, prudenza e pazienza nella politica monetaria, al fine di garantire il ritorno dell’inflazione verso il target del 2% in modo tempestivo e sostenibile. Sebbene vi siano state indicazioni incoraggianti riguardo al raggiungimento di tale obiettivo, i dati economici riflettono ancora molte incertezze e sono allineati con l’attuale politica monetaria, con un conseguente ridimensionamento delle aspettative di tagli ai tassi di interesse.
L’orientamento futuro della politica monetaria rimane infatti soggetto a una valutazione attenta dei dati e dei rischi, al fine di mantenere la stabilità e sostenere la crescita economica nell’area dell’euro.
Questa cautela si riflette anche nelle aspettative del mercato, con i trader che hanno ridotto le previsioni di tagli per il 2024 a meno di 100 punti base, abbassando al 30% le probabilità di un primo intervento ad aprile, con una probabilità maggiore per il meeting di giugno, secondo quanto riportato da Bloomberg.
“Il rischio di tagliare i tassi ufficiali troppo presto è stato considerato ancora superiore a quello di tagliarli troppo tardi. Dover invertire la rotta, nel caso in cui l’attività economica riprendesse più del previsto, la crescita salariale accelerasse o emergessero nuove pressioni inflazionistiche, potrebbe comportare elevati costi di reputazione”, si legge nelle minute pubblicate poco fa.
Un allentamento della politica monetaria rischia dunque di essere precipitoso e potrebbe interferire con il ritorno dell’inflazione al target previsto del 2%. “In ogni caso, i membri del Consiglio hanno convenuto che sia importante seguire un approccio basato sui dati piuttosto che su un calendario, in linea con gli elementi della funzione di reazione che il Consiglio direttivo aveva comunicato nel 2023”.
Di seguito, i punti salienti delle minute Bce riguardanti la riunione del 25 gennaio.
Verbali Bce, il punto su tassi, crescita e inflazione
Politica monetaria Secondo il verbale della riunione, tutti i membri del Consiglio direttivo hanno concordato di mantenere i tassi di interesse invariati nella prima riunione del 2024, convenendo che l’inflazione si sta dirigendo verso il target del 2%, ma il processo disinflazionistico deve progredire ulteriormente. La proposta di mantenere invariati i tassi di interesse e di preservare la flessibilità nei reinvestimenti legati al PEPP è finalizzata a contrastare rischi ancora legati alla pandemia.
Crescita Eurozona L’economia dell’eurozona ha mostrato segni di stagnazione nel quarto trimestre del 2023, dopo una lieve contrazione nel trimestre precedente. Le statistiche indicano un calo nella produzione industriale e nei servizi, con indicatori PMI che rimangono su livelli coerenti con una diminuzione dell’attività economica. Tuttavia, si osservano segnali positivi di una ripresa futura, indicati dagli indicatori di crescita prospettica nel mese di gennaio.
Inflazione L’inflazione è salita al 2,9% a dicembre 2023, principalmente a causa degli effetti base legati all’energia, ma l’aumento è stato inferiore alle attese. Sebbene l’inflazione rimanga elevata, si prevede un ulteriore rallentamento nel 2024, a causa della riduzione degli effetti degli shock energetici passati e delle pressioni inflazionistiche provenienti dall’aumento dei salari e dalla rimozione dei vincoli di offerta.
Trasmissione della politica monetaria La politica monetaria restrittiva della BCE ha continuato a essere trasmessa in modo efficace alle condizioni di finanziamento più ampie. Le condizioni di finanziamento rimangono forti, con tassi di interesse sui prestiti aziendali che, sebbene leggermente diminuiti, rimangono vicini ai massimi storici. Tuttavia, si osserva un calo della domanda di credito, associato a tassi di interesse più alti, indicando che le aziende potrebbero essere più prudenti negli investimenti a causa del contesto economico incerto.
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