Il vermocane arriva a colonizzare il mar Tirreno e Adriatico, ma cos’è, dove si trova e quanto è pericoloso per l’uomo? Ecco una breve guida per conoscere questo spazzino del mare.
Animale spazzino del mare, il vermocane sta diventando un serio problema del Sud Italia. L’anellide marino, la cui riproduzione è sempre stata sotto controllo, negli ultimi anni si è diffuso rapidamente, arrivando a colonizzare anche il Mar Tirreno e il Mar Adriatico.
Questo “invasore nativo”, specie preesistente nel Mediterraneo e nelle acque del Sud Italia, nel Mar Ionio, è noto non solo per gli effetti spiacevoli al contatto con l’animale, ma anche e soprattutto per come influisce e agisce sull’habitat marino, rischiando di diventare il nuovo incubo dell’estate italiana.
L’aumento della diffusione di questa specie nelle regioni del Sud ha destato non poche preoccupazioni tra gli operatori turistici e tra gli stessi cittadini che si trovano a dover fare i conti con questo animale “invasore”.
Se infatti, una parte dei cittadini italiani ben conosce questo verme, chiamato anche verme di fuoco, o tegna barbuto, una buona fetta della popolazione non ha mai visto questo “verme di mare” ed è naturale che si domandi cosa sia esattamente e quanto sia pericoloso. Vediamo quindi chi è e cosa fare in caso di contatto.
Vermocane cos’è e dove si trova
Il vermocane, l’Hermodice carunculata, è una specie endemica del Mediterraneo, che preferisce gli ambienti rocciosi e che negli ultimi due-tre anni si è riprodotta a dismisura a causa del caldo anomalo. Dalla forma sinuosa, simile a quella dei lombrichi, il vermocane è lungo una quindicina di centimetri (ma può arrivare fino a 30) ed è ricoperto di setole che possono causare fastidiose reazioni nell’uomo.
Abitante del Mar Ionio, l’Hermodice è stato avvistato e citato in uno studio per la prima volta nel 1832, ma da qualche anno, a causa del caldo, ha cominciato a colonizzare habitat limitrofi, Mar Tirreno e Adriatico inclusi, diventando un vero “invasore nativo”. Stando a uno studio sulla diffusione di questo anellide condotto da tre studiosi dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Roberto Simonini, Sara Righi e Daniela Prevedelli, pubblicato su Mediterranean Marine Science, il vermocane è stato avvistato principalmente in prossimità o sopra a substrati rocciosi, grezzi o ricoperti di alghe.
Ambienti rocciosi o meno, è indubbio che il vermocane si stia spostando verso le acque del nord Italia e tutto ciò a causa del cambiamento climatico e il conseguente innalzamento delle temperature marine, che hanno agevolato “nuove abitudini geografiche” per questa specie amante dei mari caldi. Infatti, in meno di 40 anni, dal 1982 al 2018, il Mediterraneo ha registrato un innalzamento delle temperature di un grado e mezzo.
Vermocane: quanto è pericoloso?
Di fronte a una “nuova” specie è naturale che le persone si domandino se questa sia pericolosa per l’essere umano o per l’ambiente.
Stando agli esperti, il vermocane non è pericoloso o fatale per l’essere umano, pur tuttavia può essere fonte di disagi e spiacevoli fastidi e dolori temporanei, un po’ come quando si sfiorano i tentacoli delle meduse.
Infatti, al contatto con il vermocane, le setole bianche che ricoprono il dorso inoculano una tossina che può causare bruciori, eritemi, pruriti e forme di parestesia (intorpidimento): niente che non si possa risolver con una crema cortisonica (nei casi peggiori). Effetti spiacevoli ma limitati, mentre per animali marini più piccoli il contatto con questo verme marino può essere fatale.
L’Hermodice, infatti, pur essendo un corallivoro ha una dieta alquanto variegata, nutrendosi anche di ricci di mare, stelle marine, meduse, piccoli pesci intrappolati nelle reti dei pescatori, le principali “vittime” degli attacchi urticanti. Infatti, a essere in pericolo, quindi, non è l’uomo ma lo stesso habitat marino, il vermocane è diventato un serio problema del Sud Italia, soprattutto per le riserve marine e i pescatori, i quali sicuramente risentono di una perdita del loro pescato.
È questo un altro risultato dell’inesorabile cambiamento climatico, con il quale prima o poi - volenti o nolenti - tutti dovremo farci veramente i conti.
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