Animali domestici vietati in Italia, quali sono? L’elenco completo e cosa rischia chi trasgredisce

Ilena D’Errico

31/07/2023

L’elenco completo degli animali domestici vietati in Italia, ecco quali sono, perché non si possono tenere in casa e cosa rischia chi trasgredisce.

Animali domestici vietati in Italia, quali sono? L’elenco completo e cosa rischia chi trasgredisce

Sugli animali domestici ognuno ha le sue preferenze, c’è chi non apprezza la loro compagnia nelle mura domestiche e chi invece ne vorrebbe moltissimi. Finché gli animali sono tenuti in condizioni idonee al loro benessere e a quello delle persone, non ci sono particolari restrizioni per quanto riguarda gli animali domestici ordinari, per così dire.

Cani, gatti, coniglietti e uccellini rientrano nell’immaginario comune come gli animali domestici per eccellenza, ma non tutti sanno che la legge italiana vieta proprio la detenzione domestica di alcuni animali. Alla base della legge c’è la tutela della salute degli animali stessi, ma anche degli esseri umani che hanno contatti con loro. Di seguito, l’elenco completo degli animali domestici vietati in Italia.

Quali sono gli animali domestici secondo la legge

Prima di capire quali sono gli animali vietati in Italia è bene sapere che la definizione di animali domestici non è del tutto lasciata alle esperienze personali. Per motivi di sicurezza, infatti, la legge ha dovuto intervenire sul punto, definendo l’animale domestico come quello:

tenuto, o destinato ad essere tenuto, dall’uomo per affezione senza fini produttivi o alimentari, compresi quelli che svolgono attività utili all’uomo, come il cane per disabili, gli animali da pet-therapy, da riabilitazione, e impiegati nella pubblicità.

Anche gli animali tenuti per fini produttivi, come galline, polli e mucche, sono considerabili come animali da compagnia e possono essere tenuti nella stalla o nel pollaio, purché non utilizzati a fine industriale. Nel dettaglio, il Regolamento europeo annovera fra gli animali domestici:

  • Cani;
  • gatti;
  • furetti;
  • invertebrati (con esclusione di api e crostacei);
  • pesci tropicali decorativi;
  • anfibi e rettili;
  • uccelli (esclusi i volatili vietati dalla normativa europea);
  • roditori e conigli domestici.

Di conseguenza, tutti gli altri animali, essenzialmente quelli selvatici, non sono considerati prettamente domestici. Ciononostante, il divieto di tenerli in casa come animali da compagnia riguarda soltanto alcune specie.

Quali sono gli animali domestici vietati in Italia e perché

Come anticipato, la legge individua alcuni animali come prettamente da compagnia. È poi anche vero che alcune persone potrebbero voler tenere in casa altri animali, compatibili con la vita domestica pur non appartenendo alla categoria degli animali di compagnia.

Non tutti gli animali selvatici sono vietati, ma soltanto quelli che risultano incompatibili con la sicurezza pubblica, ad esempio perché potenzialmente pericolosi o portatori di malattie. Fra questi, ci sono soprattutto i mammiferi e i rettili selvatici, in particolar modo le specie esotiche provenienti da ambienti del tutto diversi rispetto al nostro.

Esiste poi un’altra categoria di animali che non può essere di tipo domestico, ovvero quella delle specie protette. La normativa – frutto della Convenzione di Washington e dall’apposito Regolamento europeo – distingue in particolare fra tre categorie di specie protette:

  • Specie in via di estinzione di cui è vietato a priori il commercio;
  • specie commerciabili secondo procedure prestabilite e il documento di importazione, onde evitare lo sfruttamento e i danni alla loro sopravvivenza;
  • specie protette dagli Stati.

L’elenco completo degli animali domestici vietati in Italia

Per ragioni di sicurezza la legge deve necessariamente operare una generalizzazione tra le specie animali, limitando il più possibile eventuali pericoli. Per esempio, alcune scimmie sono consentite mentre altre no, e lo stesso accade anche per i serpenti. Tra quelli più richiesti dalle persone, sono vietati come animali domestici:

  • Leoni;
  • cinghiali;
  • elefanti;
  • tigri;
  • pantere;
  • iene;
  • rinoceronti;
  • ippopotami;
  • orsi;
  • oranghi;
  • scimpanzè;
  • gorilla;
  • ghiottoni;
  • tassi;
  • lontre;
  • cervi;
  • daini;
  • varani;
  • lemuri;
  • tartarughe azzannatrici;
  • coccodrilli;
  • alligatori;
  • pitoni reticolati;
  • anaconde;
  • cobra;
  • mamba;
  • serpenti corallo;
  • vipere;
  • serpenti a sonagli;
  • aracnidi pericolosi per la specie umana;
  • ricci europei;
  • aquile;
  • falchi.

Le specie protette sono invece più di 36.000, contenute nella Cities (convenzione di Washington) e nel Regolamento europeo. Tra i principali vi sono:

  • Orsi bruni;
  • falchi pescatori;
  • oche selvatiche;
  • cigni reali;
  • aironi bianchi maggiori;
  • cicogne bianche;
  • gufi comuni;
  • civette.

È comunque possibile chiedere l’autorizzazione al Prefetto per la detenzione degli animali considerati pericolosi o protetti, purché si possa garantire la disponibilità di strutture idonee alla loro custodia, nella preservazione dell’incolumità pubblica e della salute dell’animale. Nel dettaglio, la Cities individua specifiche strutture adatte alle specie protette, come i parchi nazionali.

Cosa rischia chi trasgredisce

Chi tiene come animale domestico uno di quelli vietati commette un reato e rischia l’arresto da 6 mesi fino a 2 anni oppure l’ammenda da 15.000 a 150.000 euro, oltre al sequestro dell’animale. Entrambe le sanzioni aumentano in caso di recidiva, con l’arresto fino a 3 anni e l’ammenda da 30.000 a 300.000 euro. Si ricorda, poi, che il proprietario è responsabile civilmente e penalmente da eventuali danni cagionati dall’animale a persone o cose, motivo per cui la detenzione degli animali vietati può comportare ulteriori illeciti e sanzioni.

Sono poi previste sanzioni ben più pesanti per chi commercia gli animali vietati senza autorizzazione o senza rispettare le modalità previste dalla legge. Nel caso in cui il reato sia commesso nell’esercizio dell’attività d’impresa, oltretutto, è prevista la sospensione della licenza per un periodo compreso tra 6 mesi e 2 anni.

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# Legge

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