La Grecia importa ancora troppo dall’estero e produce ancora poco all’interno: il turismo non basta a riequilibrare i conti di una nazione che dipende dall’estero.
Niente più sabato libero, in Grecia, e ritorno alle otto ore giornaliere di lavoro: altro che le 35 ore settimanali della Francia, antesignana di questa misura introdotta dai Socialisti al governo e mai più revocata che ha influito assai positivamente sulle dinamiche demografiche dando più tempo alle famiglie per dedicarsi al tempo libero ed ai figli.
E niente a che vedere anche rispetto al dibattito più recente, incentrato sui pro e sui contro dello smart-working e della prospettiva di ridurre la settimana lavorativa a cinque giorni, come si è deciso di fare in Belgio.
Sono tornati indietro di vent’anni, in Grecia, dopo essere stati intossicati dalla finanza speculativa che poi l’ha devastata senza pietà: nel 2001, il pil ellenico era di 189 miliardi di euro, praticamente un decimo dell’Italia. Ma, diversamente da noi che praticavamo l’austerità permanente per ridurre il debito pubblico, i Greci si erano dati alla pazza gioia, indebitandosi come mai prima: nel 2007, alla vigilia della Grande Crisi Americana, in termini reali il pil era arrivato a 240 miliardi di euro, con una crescita sbalorditiva del 28,4%. [...]
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