Vino: il fatturato crescerà ancora nei prossimi cinque anni. È una delle previsioni dello studio “Industry Book 2019” condotto da Unicredit
Il fatturato del settore vino crescerà ancora. È questa la previsione realizzata dallo studio “Industry Book 2019” di UniCredit. Come riporta la ricerca, il fatturato mondiale del settore vino crescerà annualmente dell’1,5% per i prossimi cinque anni, superando quindi nel 2023 i 350 miliardi di dollari.
Anche per l’Italia le previsioni si confermano positive, grazie soprattutto alla domanda estera. Per quanto riguarda invece i consumi interni le stime sono molto più caute.
La continua crescita del fatturato mondiale è dovuta principalmente a due fattori: il progressivo ampliamento del reddito disponibile e della classe media nei paesi emergenti e il maggiore orientamento verso i vini di qualità in Europa.
Ovviamente la crescita del fatturato mondiale è anche dovuta alla prevista accelerazione della spesa globale per il consumo del vino. Secondo le previsioni, essa tra il 2018 e il 2023 presenterà un tasso medio di crescita del 3,8%. Ottime notizie quindi in vista dell’attesissimo Vinitaly.
Vino: i mercati più interessanti per l’Italia
Secondo un’elaborazione UniCredit su dati Nomisma-Wine Monitor, per l’export dei vini fermi italiani i mercati più interessanti sono la Cina, dove è previsto un incremento delle vendite dell’11,9%, il Canada dove è previsto un aumento del 6,5% e il Giappone, dove invece è prevista una crescita del 4,2%.
Non è un caso se quindi la Coldiretti ha firmato un’intesa con le autorità della provincia cinese di Guizhou. Riguardo invece l’export degli spumanti italiani i mercati più interessanti sono Canada, USA e Cina, dove si dovrebbe registrare una crescita rispettivamente del 18,4%, del 14,6% e del 12,2%.
Da segnalare invece le stime al ribasso per la Germania, partner commerciale storico in cui si dovrebbe assistere a una contrazione dei consumi, sia nel comparto dei vini fermi (-0,1%), che negli spumanti (-0,8%).
Vino italiano: la parola d’ordine è qualità
Dall’analisi condotta da UniCredit uno dei fattori italiani che traina le esportazioni all’estero è la qualità. Dal 2007 al 2018 infatti le vendite in valore sono andate incontro a una crescita annuale del 5,2%.
Un dato emblematico che acquista ancora più importanza quando lo si paragona ai volumi esportati. Essi, al contrario delle vendite in valore, sono rimasti quasi invariati: +0,3 nello stesso periodo di riferimento.
Ma non è tutto. L’importanza della qualità del vino è confermata anche dall’aumento costante, seppur decisamente differente, della produzione di vino Dop e Igp.
Per il vino Dop si è registrata una crescita della produzione del 21,7% anno su anno: +23,4% per i rossi e +20,5 per i bianchi. Il vino Igp invece è andato incontro a un aumento più contenuto: +2,5% anno su anno.
Inoltre, con 523 prodotti certificati l’Italia detiene il primato mondiale dei vini certificati IG (Dop e Igp). 1 vino certificato su 3 in ambito europeo viene prodotto in Italia. Seconda la Francia con 435 vini.
Ma i produttori italiani non si fermano qui. Vista la crescente domanda di vini biologici, nel nostro Paese si sta assistendo a un’espansione della superficie dedicata alla coltivazione biologica della vite, la cui superficie ha superato i 100.000 ettari, il 16% dell’intera superficie nazionale.
Proprio per questo alcune regioni italiane si stanno specializzando nella produzione di vini biologici. È il caso della Calabria, della Basilicata e della Sicilia, che è la prima regione in Italia per ettari coltivati con viti bio.
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