1 novembre 2024 festivo in busta paga, cosa spetta e come gestire il ponte

Simone Micocci

30 Ottobre 2024 - 14:51

Venerdì 1 novembre 2024 non si lavora, almeno nella generalità dei settori. Per chi invece presta regolare servizio spetta una maggiorazione in busta paga.

1 novembre 2024 festivo in busta paga, cosa spetta e come gestire il ponte

Il 1° novembre è un giorno festivo, il che significa che ci sono conseguenze in busta paga tanto per i lavoratori che nel pieno rispetto del diritto a loro riconosciuto godono della festività non andando al lavoro quanto per coloro che invece prestano regolarmente attività lavorativa.

Una buona notizia per i lavoratori che si chiedono se il 1° novembre è festivo curiosi di sapere se possono godere di un giorno di riposo extra che per chi lavora 5 giorni su 7 si trasforma in un vero e proprio weekend lungo. Gli uffici pubblici restano chiusi, scuole anche ovviamente, così come la maggior parte di quelli privati. Non vale invece per negozi, supermercati, bar e ristoranti, che invece svolgono regolarmente la loro attività durante il festivo ma con l’obbligo di pagare di più i loro dipendenti.

Così come negli altri giorni festivi, spetta infatti un bonus in busta paga nel caso di giorno lavorato, in misura diversa a seconda di quanto stabilito dal Contratto collettivo applicato. La legge infatti si limita a stabilire che deve essere pagato di più chi lavora nei giorni festivi, rimandando la definizione dell’importo alla contrattazione di primo e secondo livello.

Prima di vedere cosa spetta per venerdì 1 novembre, festività di Ognissanti, in busta paga, ricordiamo che non si può dire lo stesso del giorno seguente, dal momento che il 2 novembre non è festivo nonostante si tratti di una giornata dal profondo significato celebrativo, in quanto secondo tradizione cristiana si commemorano i defunti. Chi volesse approfittarne per un ponte lungo al lavoro, anche alla luce del fatto che molte scuole sono chiuse, dovrà quindi approfittare di ferie e permessi (sempre che il datore di lavoro sia favorevole).

Ma torniamo sulla giornata di venerdì 1 novembre e facciamo chiarezza su cosa spetta in busta paga a seconda che sia lavorata o meno: ecco tutto quello che serve sapere per farsi un’idea di come potrà incidere sull’importo dello stipendio.

1° novembre, quanto spetta in busta paga

Il 1° novembre, come abbiamo detto, è una festività che quest’anno cade di venerdì, giorno infrasettimanale. Per il lavoratore che si astiene dal servizio in busta paga spetta in ogni caso la tradizionale retribuzione mensile.

Molti lavoratori tuttavia il 1° novembre dovranno lavorare, basti pensare ai commessi dei centri commerciali o anche a cinema, bar e ristoranti.

A chi lavora il 1° novembre in busta paga spetta una maggiorazione come da Contratto collettivo nazionale di riferimento.

Per fare un esempio il Ccnl Commercio sottoscritto dalle organizzazioni sindacali più rappresentative per il lavoratore che presta servizio durante il giorno festivo, in questo caso lunedì 1° novembre, prevede a una maggiorazione rispetto all’ordinaria retribuzione in busta paga del 30%. Nel Ccnl Multiservizi, quello dei lavoratori delle pulizie invece, la maggiorazione è pari al 50%.

Per capire quanto spetta in busta paga se si presta servizio il 1° novembre basterà quindi controllare il proprio contratto collettivo e vedere cosa prevede per chi lavora il prossimo venerdì.

1° novembre, è obbligatorio lavorare?

Una domanda che molti lavoratori si pongono in questi casi riguarda l’obbligo di lavorare nei giorni festivi qualora l’azienda lo richieda.

Ma davvero si può obbligare un dipendente a lavorare nei festivi? Sì, ma solo quando previsto espressamente dal contratto collettivo. Come spiegato dalla Cassazione con la sentenza n. 29907/2021, infatti, quando previsto dal Ccnl, le cui regole vengono accettate dal dipendente nel momento in cui firma il contratto con l’azienda, il lavoratore deve prestare attività anche nei festivi.

Lo stesso vale qualora il lavoro festivo non sia previsto dal Ccnl bensì dal contratto individuale di lavoro (come da sentenza della Cassazione n. 27948/2017); anche in questo caso il dipendente non può rifiutarsi di prestare regolarmente servizio.

Ponte del 1° novembre: ferie o permessi?

Essendo un venerdì è sufficiente chiedere giorni di ferie o permesso per giovedì 31 ottobre e sabato 2 novembre per avere a disposizione 4 giorni di riposo. Ne basta 1 a chi invece non lavora di sabato.

A tal proposito, una domanda che un lavoratore potrebbe farsi è: meglio chiedere ferie o permessi? Solitamente il primo sarebbe più indicato per esigenze di questo tipo, ma anche i permessi riconosciuti per riduzione di orario di lavoro (i cosiddetti Rol). D’altronde, in entrambi i casi il dipendente non subisce penalizzazioni sullo stipendio, visto che tanto le ferie quanto i Rol sono retribuiti al 100%.

Ma attenzione a non richiedere altri tipi di permessi, come ad esempio uno dei tre giorni mensili riconosciuti dalla legge 104/1992 a coloro che assistono un familiare disabile. Come specificato dalla sentenza della Cassazione n. 54712 del 2016, infatti, tali permessi vengono riconosciuti per consentire al lavoratore di prestare la propria assistenza al disabile con maggiore continuità, ma anche per far sì che il lavoratore che con abnegazione dedica tutto il suo tempo alla cura del familiare possa ritagliarsi un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personali.

Quindi, anche se nei giorni di permesso per 104 ci si può ritagliare un piccolo spazio per se stessi, bisogna comunque dedicare la maggior parte del tempo alla cura della persona disabile; di certo non si può andare in vacanza, tant’è che per chi lo fa c’è persino il rischio di licenziamento.

Lo stesso vale per altri permessi concessi per altre finalità, come ad esempio per i permessi studio.

Il datore di lavoro è obbligato ad autorizzare il ponte?

Attenzione però, non è detto che il datore di lavoro debba necessariamente dare il via libera al ponte. L’azienda, infatti, può sempre opporsi alla richiesta di ferie da parte del dipendente, giustificando il rifiuto con ragioni aziendali, a patto di rispettare quanto stabilito dalla normativa concedendo quindi almeno 2 settimane di ferie l’anno (più altre 2 entro il termine di 18 mesi dalla data di maturazione).

Discorso differente per chi invece chiede un permesso: secondo quanto stabilito dalla sentenza n. 688/2018 pronunciata dal Giudice del Lavoro di Avellino su ricorso presentato da Flc Cgil, i permessi retribuiti non possono essere negati dal datore di lavoro, neppure quando siano presenti eventuali problemi organizzativi dell’azienda. Diversamente, infatti, scatterebbe una violazione di tipo contrattuale, che tuttavia non prevede una sanzione amministrativa ai danni del datore di lavoro.

Tuttavia, a prevalere dovrebbe essere sempre il buon senso delle parti, tanto per il lavoratore - che ad esempio potrebbe chiedere di usufruire del ponte con largo anticipo, così da dare all’azienda il tempo necessario per organizzarsi - quanto per il datore di lavoro.

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