Settimana di emissioni sovrane nazionali, dal breve a medio e lungo termine. Vediamo i tratti salienti del Buono Ordinario del Tesoro a 1 anno.
Spese, tempo, rischio e rendimento sono gli attori protagonisti, nel bene e nel male, di ogni storia di investimento. Se combinati al meglio possono trasformare una scelta in una storia di successo e generare un gain più o meno consistente. In caso contrario si rivelano come il peggiore degli incubi o si trasformano in una dura lezione di vita buona, si spera, per non ricommettere certi errori del passato.
Tutto dipende, si direbbe, e non poteva essere diversamente. Intanto c’è che la settimana vedrà protagoniste le emissioni sovrane del MEF, tra le ultime del 2024. Soffermiamoci qui su quella più corta di esse e vediamo un’alternativa per provare a guadagnare di più rispetto al nuovo BOT a 12 mesi in arrivo l’11 dicembre.
Le caratteristiche del nuovo Buono Ordinario del Tesoro a 12 mesi
Il Comunicato MEF di venerdì 6 illustra i dati salienti del titolo prossimo a venire. Il codice ISIN è da attribuire, mentre la data emissione e quella di scadenza sono fissate, nell’ordine, al 13/12/2024 e al 12/12/2025. Misurata in giorni si tratta di un BOT a 364 giorni.
L’ammontare offerto è di 8,5 miliardi di €, inferiore di 1,2 mld di € (è di 9,7 per l’esattezza) rispetto a quelli in scadenza il 13 del mese. Più in generale, alla data del 29 novembre risultavano in circolazione BOT a 6 e 12 mesi per, rispettivamente, 26.898,829 e 104.811,210 mln di €.
Com’è noto queste obbligazioni sono zero coupon, cioè non staccano cedole nel corso della loro breve esistenza. Il guadagno è dato, per chi compra in emissione, dallo scarto tra prezzo di aggiudicazione (noto sempre a fine asta) e quello di rimborso finale a 100. Per chi compra sul secondario, invece, tra il prezzo di carico e quello di rivendita, se liquidato prima della naturale scadenza, o quello finale.
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Il rendimentio effettivo del Buono del Tesoro prossimo in arrivo
Come già detto, il rendimento netto effettivo del neo BOT a 12 mesi non si conosce e dipenderà dall’esito delle procedure di aggiudicazione. Ad ogni modo con una probabilità elevata si può dire che varierà di frazioni di punto percentuale rispetto a quello di novembre e non di uno o più punti percentuali pieni. Giusto a titolo di raffronto e riferimento, quello del pari durata spuntato al termine dell’asta del 12 novembre fu del 2,685%.
Invece quello proprio effettivo dipenderà dal diverso combinarsi di questi tre fattori:
- il prezzo di aggiudicazione d’asta, che si saprà nella tarda mattinata di mercoledì 11;
- l’effettivo tempo di detenzione del titolo nel caso in cui non lo si detenesse fino a scadenza. In tal caso bisognerà tener conto delle dinamiche dei prezzi del BOT sul secondario;
- le spese bancarie di gestione dello strumento, la cui incidenza in genere va scemando all’aumentare del capitale investito (come nel caso delle commissioni in somma fissa).
Un’alternativa per provare a guadagnare di più rispetto al nuovo BOT a 12 mesi in arrivo l’11 dicembre
Il BOT di solito attira i gradimenti di chi è alla ricerca di un parcheggio sicuro, stabile e remunerato della liquidità sul breve termine. Il discorso vale soprattutto quando si tratta di grossi capitali, dove anche la garanzia dello Stato sul capitale fa la sua parte.
Mettiamoci ora nei panni di chi invece antepone la massimizzazione del rendimento a breve termine: come orientarsi al meglio? In verità la domanda è mal posta e il vero punto di partenza è un altro: quanto rischio sono disposto ad assumermi pur di aumentare il ritorno finale? Sta tutto qui il bandolo della matassa.
Una possibile strategia potrebbe passare dalla scelta di un bond dalla durata residua relativamente più lunga, tipo qualche semestre, per esempio. Oppure optando per un emittente corporate o sempre sovrano ma dal profilo rating meno solido di quello vantato dal MEF. In altri termini, aumentando il rischio, appunto.
Spingendosi ancora oltre, invece, ecco la possibile alternativa del titolo dalla cedola nominale robusta da tenere giusto il tempo di incassarne alcune prima di rivenderlo. Ad esempio il BTP con ISIN IT0004532559 e scadenza 1° settembre 2040 paga il 5% annuo lordo, il 4,375% al netto della ritenuta. L’obbligazione al momento prezza sui 117,6 sul MOT, sopra cento, per cui la grande sfida sta nel comprarlo e liquidarlo almeno allo stesso prezzo per non subire perdite in conto capitale.
L’operazione potrebbe sembrare semplice sulla carta, ma non lo è nei fatti.
L’elevata duration (quasi 11) del BTP lo rende alquanto “veloce e mutevole” sul mercato secondario, per cui la “certezza” di rivenderlo allo stesso prezzo di carico è tutta da dimostrare. È possibile, sì, ma non è affatto scontato.
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