Afghanistan, come funzionerà l’economia dei talebani

Riccardo Lozzi

20/08/2021

Dopo la conquista del potere in Afghanistan, i talebani si trovano a dover affrontare la sfida più difficile: costruire la nuova economia dello Stato senza aiuti internazionali e rinunciando alle proprie attività illegali.

Afghanistan, come funzionerà l’economia dei talebani

Dopo essere riusciti a conquistare il potere in Afghanistan con relativa facilità, ora per i talebani arriva forse il momento più difficile e cruciale per mantenere il Governo nel Paese mediorientale negli anni futuri.

Gli “studenti coranici” che controllano Kabul dopo la disfatta degli Stati Uniti e dell’occidente potrebbero infatti incontrare più di un problema nel far quadrare i conti pubblici e riuscire a mantenere lo Stato in funzione.

I principali ostacoli che dovranno affrontare i fondamentalisti islamici sono legati al rischio dell’isolamento internazionale e alla rinuncia delle proprie attività illegali con cui negli anni sono riusciti a finanziare il proprio movimento, ora che essi stessi rappresentano l’autorità centrale.

Per tale ragione i talebani hanno modificato la propria immagine, cercando di apparire più rassicuranti o, come affermato da Giuseppe Conte, “più distensivi” nei confronti delle potenze estere.

In particolar modo la loro strategia di comunicazione è rivolta a Iran e Cina, con quest’ultima pronta a investire per lo sfruttamento delle terre rare presenti in Afghanistan, con un valore che oscilla da 1 a 3 miliardi di dollari.

Afghanistan, come funzionerà l’economia dei talebani

Sotto il Governo di Ashraf Ghani sostenuto dagli USA, i talebani avevano instaurato uno Stato parallelo in alcune regioni del Paese, ottenendo in questo modo una cospicua fonte di finanziamento da una tassazione supplementare su carburante, sigarette e altri beni legali.

Come è stato riportato da diversi analisti, anche il traffico di sostanze stupefacenti, tra cui oppiacei e metanfetamine, hanno giocato un ruolo fondamentale nel reperimento di fondi con cui sovvenzionare l’insurrezione.

Secondo l’ultimo rapporto del Consiglio di sicurezza dell’ONU, tali attività, a cui vanno sommate anche generose donazioni provenienti dall’estero, hanno garantito ai talebani un reddito annuo compreso tra i 300 milioni e 1,6 miliardi di dollari.

Finanze in difficoltà senza aiuti internazionali e attività illegali

Zabihullah Mujahid, il portavoce che si è presentato nella prima conferenza del nuovo regime, ha dichiarato come l’obiettivo sia quello di liberare l’Afghanistan dal commercio di droga. Un’affermazione giudicata da diversi osservatori di facciata per presentarsi alla comunità internazionale.

Senza il narcotraffico, infatti, il Governo pronto a insediarsi a Kabul perderebbe un’importante risorsa di approvvigionamento che peserebbe sul bilancio statale, soprattutto dopo l’annuncio da parte del Fondo Monetario Internazionale di bloccare i finanziamenti previsti, pari a 455 milioni di dollari, oltre alla decisione della Federal Reserve americana di congelare 7 miliardi di dollari di riserve statali ospitate nella banca centrale di Washington.

In assenza di aiuti internazionali, che nel 2020 hanno rappresentato il 43% del PIL totale (pari a 19,81 miliardi di dollari), si prevedono tempi ancora più duri per la popolazione civile; di questa il 47% si trovava già al di sotto della soglia di povertà.

Nel prossimo futuro sono quindi attesi il deprezzamento della valuta e, contestualmente, l’aumento dell’inflazione e dei prezzi dei generi alimentari, portando la popolazione verso uno scontento che i talebani dovranno riuscire a gestire per riuscire a conservare il potere.

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