Il piano di salvataggio di Alitalia è a rischio: i motivi delle difficoltà
Il piano di salvataggio di Alitalia è a rischio.
Secondo le ultime indiscrezioni di stampa, gli interessati all’ex compagnia di bandiera avrebbero imposto delle condizioni particolarmente stringenti, tanto rigorose da mettere i bastoni tra le ruote ai progetti dell’esecutivo, intenzionato a risollevare le sorti del vettore.
Qualche tempo fa il Governo ha chiesto a FS di partecipare, assieme ad altri partner industriali, alla ricapitalizzazione necessaria al salvataggio di Alitalia, finita in amministrazione straordinaria nel 2017. Oggi, però, la situazione appare più complicata del previsto.
Alitalia: perché il piano di salvataggio è a rischio
Secondo alcune fonti vicine alla questione riportate oggi da Reuters, Delta Air Lines ed easyJet avrebbero avanzato richieste troppo ferree per permettere la buona prosecuzione del piano di salvataggio di Alitalia.
La compagnia britannica si è detta interessata al corto raggio e potrebbe avvicinarsi al 15% solo con l’ottenimento di alcuni asset. Un’idea poco apprezzata dai commissari straordinari, a lavoro per evitare l’ipotesi spezzatino. Anche gli americani hanno fatto la loro parte, ma non hanno offerto più di un investimento da 100 milioni per l’acquisto del 15%.
Delta ed easyJet finirebbero per possedere solo il 30% della ex compagnia di bandiera italiana, al quale si aggiungerebbe la quota di FS compresa tra il 30 e il 49%. A fronte di dati poco soddisfacenti, o il Governo troverà nuovi partner o le Ferrovie riusciranno a convincere inglesi e americani a offrire qualcosa in più.
Proprio per questo motivo, nei prossimi giorni l’amministratore delegato di Ferrovie, Gianfranco Battisti, volerà ad Atlanta per cercare di ottenere maggiori concessioni da Delta.
Corsa contro il tempo
Ad Alitalia, ormai, non rimane molto tempo. Il piano industriale dovrà essere ultimato e reso noto entro e non oltre il prossimo 31 marzo. Se il termine prefissato dal Governo non verrà rispettato si metterà a rischio anche il rimborso del prestito ponte di 900 milioni da restituire entro giugno.
Certo è che il salvataggio di Alitalia si concretizzerà soltanto con l’ausilio di un partner industriale, poiché senza quest’ultimo lo Stato italiano si troverà a fare i conti con qualcosa di troppo grande da gestire.
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