Con la crisi della catena di approvvigionamento mondiale i prezzi di una serie di prodotti potrebbero aumentare del 10%. Ecco quali sono secondo il report pubblicato dall’ONU.
In un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD), l’ONU ha lanciato l’allarme su un possibile aumento dei prezzi del 10% per i beni di consumo dell’intera economia globale.
A giocare un ruolo fondamentale per questo incremento sarebbe la crisi della catena di approvvigionamento mondiale e del blocco dei canali commerciali. Problematiche che hanno avuto inizio con la pandemia da Covid-19 e che sono ancora in atto.
Infatti, il costo di trasporto di un singolo container negli ultimi 18 mesi è cresciuto in maniera vertiginosa. Il rischio, quindi, è che questo possa far salire i livelli dei prezzi di importazione dell’11% e i livelli del prezzo al consumo dell’1,5% entro il 2023.
In particolare, il documento dell’UNCTAD ha evidenziato una serie di prodotti che potrebbero subire il maggior aumento dei prezzi.
Allarme prezzi, aumento del 10% per questi prodotti
I dieci prodotti che rischiano il maggior aumento dei prezzi:
- Prodotti elettronici e tecnologici, 11,4%
- Prodotti di arredamento e manifatturiero, 10,2%
- Prodotti tessili, 10,2%
- Plastica e gomma, 9,4%
- Prodotti farmaceutici, 7,5%
- Materiale elettrico, 7,5%
- Altri mezzi di trasporto, 7,2%
- Veicoli a motore, rimorchi e semirimorchi 6,9%
- Prodotti in metallo fabbricati, 6,8%
- Macchinari e attrezzature N.c.a. 6,4%
Nell’elenco stilato dalle Nazioni Unite, ai primi tre posti si trovano beni elettronici e tecnologici, di arredamento e tessili, ovvero prodotti di largo consumo che rischiano di impattare in maniera gravosa sulle tasche della maggior parte dei cittadini.
Per ovviare all’aumento dei costi legati ai container, i quali rappresentano circa il 17% del volume totale del commercio marittimo, alcune aziende stanno provando a inviare le merci di taglia più piccola per via aerea, nonostante finora venisse considerata un’opzione molto più onerosa di quella via mare. Tuttavia, in questo modo, le imprese puntano a superare possibili stop che rischierebbero di portare ulteriori costi.
Nella parte bassa della lista, invece, si fa riferimento perlopiù a merci che riguardano la produzione industriale e che potrebbero avere conseguenze sulle società del settore manifatturiero.
I Paesi più toccati dall’aumento dei prezzi
Sempre nel report dell’ONU è possibile osservare come, nonostante questa crisi abbia un impatto a livello globale, ogni Paese si troverebbe in una situazione diversa.
Ad esempio, considerando i beni di largo consumo, i cittadini degli Stati Uniti subirebbero un incremento dell’1,2%, mentre in Cina si avrebbe un livello di poco maggiore, pari cioè all’1,4%.
A subire i maggiori danni sarebbero le economie più piccole e dipendenti dalle importazioni. In queste aree, quindi, i consumatori potrebbero assistere a un aumento dei prezzi fino al 7,5%.
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