Alleanza USA-Europa a rischio? La colpa è dei talebani

Chiara Esposito

04/09/2021

Le vicende dell’Afghanistan mettono a dura prova i rapporti NATO, la tensione cresce e il futuro dell’alleanza si fa incerto.

Alleanza USA-Europa a rischio? La colpa è dei talebani

Gli Stati Uniti e l’Europa vengono ai ferri corti dopo le vicende di Kabul. Al centro del contenzioso portato avanti attraverso una serie di polemiche diplomatiche ci sono i modi e i tempi in cui è avvenuta l’evacuazione dell’Afghanistan.

Le attuali recriminazioni europee nascono dalla gestione unilaterale dei voli e degli accordi che l’America avrebbe stretto con i talebani non tenendo conto della storica presenza nel territorio di paesi come il Regno Unito, la Francia e l’Italia.

Un errore, o meglio un vero e proprio voltafaccia secondo alcuni, che potrebbe costare caro all’amministrazione Biden sul fronte dei rapporti internazionali in seno al progetto NATO.

L’appoggio che fin ora questi paesi hanno fornito agli States non solo non è stato contraccambiato, ma non vede neppure riaprirsi la via della riconciliazione che l’attuale presidente aveva annunciato per dare una svolta alla reputazione della Casa Bianca, reduce dalla presenza ingombrante di un personaggio autoreferenziale come Trump.

Si paventa quindi una forma di distanziamento tra i due poli sebbene gli esiti della vicenda sono ancora nebulosi.

Una ricostruzione dei fatti, nonostante tutto, potrà far luce su cosa abbia portato le varie nazioni a schierarsi così duramente contro l’operato statunitense.

Evacuazione Afghanistan: l’Europa si sente tagliata fuori

Un’operazione frettolosa, piuttosto disorganizzata e decisamente caotica a cui tutto il mondo ha assistito con grande apprensione. Il teatro di Kabul è stato sotto i riflettori internazionali per circa due settimane raccontando all’opinione pubblica una resa incondizionata con ripercussioni immediate, talmente precipitose da cogliere di sorpresa lo stesso governo americano.

Biden e i suoi avevano evidentemente sottostimato la potenza delle milizie nemiche che, con la loro rapida avanzata, hanno realizzato il peggior incubo dei cittadini afgani e le più tristi prospettive da tempo paventate dagli analisti più lungimiranti.

Le indicazioni di Washington per le truppe sul luogo a quel punto sono state rapide, dirette ma soprattutto isolazioniste poiché non contemplavano nessuna azione congiunta con i soldati del resto della NATO.

L’America ha guidato, da paladina autoeletta, la gestione dell’intera evacuazione non consentendo agli inglesi, ai francesi e agli italiani di prendere parte alle decisioni del direttivo.

Il traffico aereo con l’autorizzazione di decolli e atterraggi e i cancelli dei gate erano nelle mani degli americani così come le liste dei cittadini da evacuare nelle mani dei marines non comprendevano altre mete se non gli Stati Uniti. Gli altri hanno dovuto pensare per sé.

Ci sono stati persino incontri diretti con i rappresentanti del gruppo talebano senza che alcuno stato europeo fosse interpellato in merito, come ai tempi degli accordi di Doha.

Un protagonismo ben diverso dalla natura degli accordi vigenti.

Il vero volto di Biden: prosegue nel solco di Trump?

L’interesse nazionale che prende il sopravvento fino a limitare al minimo le comunicazioni con il resto della NATO è il punto dolente della questione.

Biden ha davvero intenzione di ripristinare i rapporti di amicizia con l’Europa o proseguirà nel solco tracciato da Trump a discapito di tutte le dichiarazioni fatte sin ora?

Nella sua campagna elettorale aveva più volte ribadito la stringente necessità di rimediare all’errore del suo predecessore. Si parlava ad esempio di riallacciare i rapporti transatlantici e «renderli più forti di prima» con una politica basata sul “multilateralismo” in nome della libertà, dei diritti universali e del rispetto dello stato di diritto. Cosa ne è stato?

La restaurazione sembra essere durata ben poco, il sogno si sta infrangendo. Il primo famoso discorso sul tema Afganistan del resto era ben poco aperto a considerare la ricaduta delle scelte americane sugli stati esteri. Quelle dichiarazioni forse erano già una spia significativa della nuova rotta americana.

Il colpo più duro lo sferra Macron

L’Europa ora si prepara a rispondere a tutto questo e per immaginare possibili reazioni è utile ripercorrere le posizioni assunte nel tempo dal presidente francese, conosciuto per le sue uscite «reazionarie» rispetto al progetto NATO.

Ricordiamo infatti che Emmanuel Macron a novembre 2019, in tempi non sospetti quindi, aveva definito l’Alleanza come un accordo in uno stato di “morte cerebrale”, un patto “destinato a scomparire”.

Nel febbraio del 2021 invece, durante il forum del Consiglio Atlantico, ribadiva la necessità di maggiore “autonomia strategica” da parte dell’Europa, troppo dipendente dalle posizioni americane e poco forte in politica estera.

Quello che oggi balza agli occhi è però la sua posizione circa la futura gestione di dinamiche analoghe a queste che si incarna in una sola frase molto esplicativa:

“Il Medio Oriente e l’Africa sono il nostro vicinato, non quello degli Stati Uniti”.

Se questa dichiarazione d’intenti dovesse rivelarsi vera e condivisa anche sulla carta dagli stati limitrofi, qualcosa inizierà a muoversi. Per ora possiamo solo registrare il malcontento generale e la volontà di alcuni di passare ai fatti dopo anni di semplici parole.

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